Rieti e il Giubileo tra mezzo e scopo

Il Papa ha annunciato un Anno Santo straordinario, dedicato alla misericordia. Avrà inizio l’8 dicembre prossimo. Il tema dovrebbe evocare una rinnovata attenzione a poveri, ultimi e periferie: parole chiave del pontificato. Ma come spesso accade tutti sembrano guardare innanzitutto ai risvolti economici.

Non è facile indagare su una città. Pure una piccola come Rieti mostra stratificazioni, articolazioni, movimenti multipli. Anche soltanto nel provare a ridurre il campo ad una singola dimensione – ad esempio quella culturale – ci si trova di fronte ad un panorama complesso: ci sono cose che funzionano e cose che non funzionano. Istituzioni piuttosto attive ed altre un po’ più pigre. Si notano iniziative interessanti e soggetti che in qualche modo provano a fare cultura, ma anche diffidenza e resistenze. La città non sembra eccellere nella curiosità, e non si respira esattamente un clima di positiva sinergia. Rieti sembra come priva di una identità cittadina, di un’anima comune che ci permetta di dire: «bene, questo ci riguarda tutti».

Siamo sempre un po’ cani sciolti. Vediamo sovrapporsi la dimensione dell’occasionale, del volontariato, del provvisorio a lunghi momenti di silenzio. Ci sono iniziative interessanti, che hanno più o meno un loro senso. Ci sono occasioni che di tanto in tanto vengono colte. Ciò che si nota meno è una qualche progettualità, un saper lavorare fuori dell’emergenza e della casualità.

L’unica idea che pare unirci è il mito del ritorno economico, dello sfruttamento turistico, della commerciabilità di tutto quanto ci accade o ci circonda. Dai quattro sassi di epoca romana emersi durante i lavori di sistemazione del centro al passaggio della Tirreno-Adriatico, dal Terminillo imbiancato all’acqua “regalata” a Roma, dal teatro con l’acustica migliore d’Europa al titolo di Centro d’Italia: tutto ci sembra adatto a fruttare benessere e quattrini.

In questi giorni pare la volta del Giubileo della Misericordia annunciato il 15 marzo da Papa Francesco. Il sindaco Petrangeli ha subito detto che «Per la nostra terra, indissolubilmente legata, con i suoi Santuari e il Cammino di Francesco, ai valori che hanno ispirato il Papa a dedicare un anno santo alla misericordia, è una grande opportunità. Sarà una grande occasione anche per lanciare un’offerta turistica che sappia attrarre i flussi di pellegrini che durante il Giubileo potranno visitare i nostri luoghi di culto così tanto legati al tema della misericordia. Ci siamo attivati appena dopo l’annuncio, abbiamo già disponibile un primo studio di fattibilità e stiamo pianificato alcune iniziative di avvicinamento all’importante evento».

Tanto entusiasmo scalda il cuore. Ma forse è bene ricordare che, nonostante tutti i tentativi già fatti in passato, con queste strategie la ricchezza non si è mai veramente diffusa. E ci sarebbe da domandarsi il perché.

Darsi una risposta, ovviamente, è tutto un altro paio di maniche. Forse però ognuno potrebbe cominciare ad azzardare qualche ipotesi, sperando in questo modo di approssimarci un po’ per volta alla soluzione.

Io ad esempio ho sempre avuto l’impressione che il discorso sia fatto all’incontrario. Che in queste situazioni rovesciamo mezzo e scopo. Per farmi capire invito a guardare certe ricche economie monastiche. Non erano certo nate per piacere al mondo, ma per piacere a Dio. Eppure ancora oggi dalle visite in alcuni monasteri traspare il prestigio, la forza, la ricchezza di cui certe comunità religiose furono capaci. Sarà perché la sfera economica gira meglio quando rimane nel campo dei mezzi? Giudicate voi, ma ricordate quel che diceva Gesù: «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più». I magri risultati ottenuti assumendo il mercato come scopo di ogni agire sembrano dargli ragione.

Proviamo allora a vivere in modo appropriato le cose, a riconsiderare l’economia in funzione della città, del Terminillo, dell’ambiente, dei beni comuni, e anche del Giubileo, smettendo di fare a rovescio. E chissà che non ci capiti di imbatterci per davvero in una qualche concreta possibilità di miglioramento.