Regione, Polverini: «Il programma regionale per la ricerca è la rivoluzione copernicana»

«Il Programma strategico regionale per la ricerca, approvato anche dal Consiglio regionale, è uno strumento fondamentale per dare nuovo impulso al settore della ricerca e proseguire sulla strada dell’innovazione tecnologica del nostro tessuto produttivo e industriale, con ricadute positive per lo sviluppo complessivo del Lazio». Lo dichiara la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, dopo il via libera del Consiglio regionale al Programma strategico regionale sulla ricerca, l’innovazione ed il trasferimento tecnologico.

«Ringrazio il Consiglio e la commissione per il lavoro svolto – prosegue Polverini – un provvedimento importante che vale 237 milioni di euro destinati alla ricerca e innovazione delle Pmi, cui si aggiungono altri 60 milioni di euro per la programmazione degli anni 2013 e 2014, in settori strategici per questa Giunta e che stiamo valorizzando con iniziative e interventi concreti. Il Piano non solo sostiene i distretti tecnologici già esistenti ma pone le basi per la creazione del distretto delle tecnologie digitali e delle industrie creative. Con questo Programma ci siamo assunti la responsabilità di orientare importanti risorse sulla ricerca ed innovazione, con ricadute dirette e concrete sul nostro territorio, per il tessuto produttivo, ma anche per i lavoratori. Sono proprio gli investimenti in ricerca e innovazione le condizioni determinanti e imprescindibili per lo sviluppo dell’economia, soprattutto in una fase critica come quella attuale, in cui il mondo produttivo deve essere competitivo con un mercato sempre più globale ed è chiamato non solo a mantenere gli attuali livelli occupazionali, ma a creare nuove opportunità di crescita».

«Il provvedimento – conclude Polverini – rappresenta una vera e propria “rivoluzione copernicana” per questo ambito: per la prima volta, infatti, si parte dalle esigenze delle imprese che vogliono innovare per destinare gli investimenti in ricerca e innovazione a cui sono chiamati a collaborare università ed enti di ricerca. Tra gli interventi prioritari sono stati individuati, oltre all’innovazione delle strutture produttive e il trasferimento tecnologico, il sostegno e il rafforzamento dei distretti tecnologici, la realizzazione di progetti strategici regionali, ma anche il monitoraggio e la valutazione degli effetti attesi».