Presentato a Rieti “Assalto al cielo. La classe operaia va sui tetti”

C’erano anche molti lavoratori della Ritel all’incontro tenutosi nella sala conferenze del teatro Flavio Vespasiano con Michela Giachetta, giovane giornalista che conosce molto bene, come ha detto lei stessa «ogni lato oscuro del precariato», arrivata a Rieti per presentare il suo libro “Assalto al cielo. La classe operaia va sui tetti”.

E di questi uomini e donne che non vedono un futuro ha parlato l’autrice. «In tutt’Italia – ha detto – ad un certo punto si è capito che salire sui tetti delle fabbriche o sulle gru, poteva ridare visibilità visto che un’azienda che chiude non fa più notizia. Salire sui tetti invece poteva dare visibilità e questo gli operai l’hanno capito». Ma oggi anche salire sui tetti delle fabbriche non fa più notizia, almeno non come le prime volte, e per questo la Giachetta ha deciso di andare a vedere come era andata avanti la storia di quanti sono tornati giù.

«Sono andata – ha raccontato – a cercare le risposte e le storie dei lavoratori che avevano portato avanti le loro proteste. Ed è stata un’esperienza forte, soprattutto dal punto di vista umano. Quello delle fabbriche è un mondo che non conoscevo. L’idea di scrivere questo libro nasce infatti davanti ad un distributore automatico di caffè in una redazione romana. Stavo parlando con un collega quando ho guardato fuori dalla finestra e mi sono resa conto di come tantissime fabbriche di quella che è conosciuta come Tiburtina Valley, stavano chiudendo. Quindi mi sono chiesta cosa potevamo fare per queste operarie ed operai che stavano perdendo il loro posto di lavoro».

Ed eccola l’idea, forse l’unica possibile. Quella di intraprendere un viaggio nelle fabbriche italiane per ascoltare e raccontare le storie di uomini e donne che, pur di mantenere il loro posto di lavoro, sono saliti sui tetti delle fabbriche. Il libro della Giachetta è anche il “dopo” quindi, con il racconto delle fabbriche chiuse e dei presidi che vanno avanti anche dopo gli assalti al cielo. Il racconto di un universo in gran parte sconosciuto all’autrice, come a cittadini comuni.

I dati parlano di una crisi economica che ha messo in ginocchio migliaia di lavoratori con aziende che chiudono, fabbriche che tagliano gli organici, consumi che calano e, soprattutto, la produzione che non riparte. In Italia, la disoccupazione sfiora il 10% con i giovani che non vedono un futuro e la classe operaia dimenticata dai più.

E poi gli operari che rischiano il posto di lavoro che devono sottostare a contratti capestro e allora danno l’assalto al cielo, salgono sui tetti delle aziende, denunciano le ingiustizie, si barricano nelle fabbriche e resistono. Perché vogliono “esserci” anche loro, perché vogliono che le loro voci siano ascoltate.

Ed è  Michela Giachetta ad aver scelto di dare voce ai protagonisti di questa pagina buia del lavoro in Italia facendoli emergere dalle nebbie della dimenticanza con dieci reportage in altrettante fabbriche occupate. Dieci aziende dal nord al sud dell’Italia, raccontate dai lavoratori e le lavoratrici con cui la giornalista ha condiviso intere giornate ascoltandoli e raccogliendo le loro testimonianze.

Storie dure di chi deve vivere con ottocento euro al mese, di chi deve ogni mese fare i conti con mutuo e rate da pagare. E poi le spese per i figli, per la scuola, che non si sa come affrontare.

«Questo libro – spiega Michela Giachetta – è la storia di uomini e donne che mi hanno accolta nel loro mondo, che mi hanno invitata a mangiare con loro nel presidio e raccontato la loro vita, anche quella privata. Uomini e donne che non sono numeri, ma hanno un volto e una vita».