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Premiati i vincitori del concorso “I giovani e la memoria”

Tante emozioni all’evento di premiazione del concorso “I Giovani e la Memoria”, che ha avuto luogo il 3 maggio nell’Aula Magna della Sabina Universitas

L’evento di premiazione del concorso “I giovani e la Memoria”, che ha avuto luogo il 3 maggio nell’Aula Magna della Sabina Universitas e che ha visto la partecipazione di tanti giovani studenti con i loro insegnanti, ha avuto un suggestivo inizio con l’inno nazionale cantato in piedi da tutti i presenti.

La mattinata ha poi raggiunto momenti toccanti quando studentesse e studenti, che in alcuni casi hanno meno di 14 anni, hanno emozionato i presenti narrando con competenza e rispetto, attraverso filmati e racconti, che cosa è stata davvero la guerra militare e civile che la popolazione reatina ha sopportato dopo l’8 settembre 1943 e fino al giugno 1944.

Dieci mesi difficilissimi che hanno visto famiglie dividersi, bombardamenti, atti di eroismo e crudeltà infinite, tradimenti e arresti, deportazioni e fucilazioni. Una parte della nostra storia che non dobbiamo dimenticare, hanno sostenuto Cgil e Anpi, lanciando nel 2018 il progetto di questo concorso con l’assegnazione di borse di studio, approvato dal Ministero dell’istruzione, nei suoi organi locali, con il patrocinio delle amministrazioni dei comuni di Rieti e di Castelnuovo di Farfa. Un concorso che oggi possiamo definire un successo e che senz’altro sarà rilanciato nei prossimi anni scolastici.

Negli occhi dei rappresentanti di Anpi e Cgil si coglieva sorpresa, commozione e ammirazione durante la visione dei filmati e l’ascolto dei racconti prodotti dagli studenti delle scuole, secondarie di primo e secondo grado, che sono state premiate con borse di studio, scuole che hanno sede a Cantalice, a Petrella del Salto, a Torricella in Sabina, a Poggio Nativo, a Fara in Sabina e a Rieti.

I lavori che hanno riscosso il maggior successo e il più lungo applauso sono stati i filmati, in qualche caso veri docufilm professionali, che potrebbero essere utili come audiovisivi didattici.

Il primo filmato, quello proposto dalla scuola di Petrella del Salto, ha il merito di aver recuperato la memoria della giovane Cleonice Tomassetti, classe 1911, originaria di Capradosso. Una vicenda umana e storica commovente che meriterebbe di essere approfondita e ricordata sia nelle celebrazioni della liberazione che in quelle sulla violenza di genere.

Una giovane donna che merita tutto il nostro rispetto, che non si arrese né al padre orco, né al datore di lavoro molesto, ma lottò sempre, per la libertà e per i suoi diritti, riconoscendo nei fascisti e nei nazisti il nemico contro il quale schierarsi con coraggio, fino al sacrificio della vita, affrontato con grandissima dignità. Cleonice Tomassetti fu arrestata, percossa senza pietà e fucilata il 20 giugno del 1944, a Verbania nei pressi del lago Maggiore.

Qui la giovane del Cicolano è onorata con una lapide e con l’intitolazione di una scuola. «Se percuotendomi volete mortificare il mio corpo, è superfluo il farlo; esso è già annientato. Se invece volete uccidere il mio spirito, vi dico che è opera vana: quello non lo domerete mai», furono queste le sue ultime parole prima di morire, lasciandoci un esempio indelebile, ci ricordano gli studenti di Petrella.

Il filmato presentato dalla scuola di Torricella in Sabina e interpretato dai suoi giovanissimi studenti ha affrontato con delicatezza il tema delle leggi razziali e l’ha fatto scegliendo due frasi che resteranno per sempre nel ricordo dei presenti: “mi addormentai bambino, mi svegliai ebreo” e “ libertà è partecipazione”, dalla canzone di Giorgio Gaber.

Anche il terzo lavoro in ordine di presentazione è un audiovisivo quello della scuola di Poggio Nativo sull’importanza della memoria e sul campo di Farfa. I ragazzi e le ragazze intervistano i cittadini più anziani, discutono tra di loro in classe e utilizzano il recente libro scritto sul campo di concentramento sabino dallo storico Roberto D’Angeli per condurre un’indagine su quei difficili anni che portarono alla liberazione e al ritorno alla democrazia in Sabina e poi in tutto il paese. “L’indifferenza è peggio della violenza” è lo striscione che chiude il filmato delle giovanissime e dei giovanissimi di Poggio Nativo.

Le scuole di Rieti e di Cantalice hanno invece presentato quattro interessanti racconti sui fatti dei mesi di marzo e aprile 1944, quando tanti giovani reatini si trovarono a fare i partigiani e in molti furono catturati, torturati e fucilati. La battaglia del monte Tancia fu l’episodio più importante della guerra tra partigiani e truppe tedesche.

L’istituto Rosatelli di Rieti ha presentato poi il suo audiovisivo che racconta del campo di Farfa e degli episodi più rilevanti della guerra nella provincia di Rieti. In particolare i fatti avvenuti a Poggio Bustone, a Leonessa e nel capoluogo, dove la brigata partigiana del quartiere di S. Francesco si batté strenuamente contro le truppe tedesche che occupavano la città.

Segue l’audiovisivo realizzato dal liceo Rocci di Fara in Sabina. Gli studenti raccontano gli episodi più rilevanti della guerra partigiana sabina e in particolare la storia dei partigiani Riva e Valeriani, dei bombardamenti degli alleati e delle azioni di disturbo e boicottaggio messe in atto da civili e partigiani, che costarono tante vittime nei paesi intorno al nodo ferroviario di Passo Corese. L’importanza di recuperare la memoria storica come antidoto del ritorno della dittatura è stato il filo conduttore del lavoro presentato.

Da tutte le ricerche dei ragazzi, confermate anche dal filmato del Liceo Rocci che chiude la rassegna, si evince quanto fosse importante e strategica per i tedeschi la Sabina e l’intera provincia di Rieti. Due i motivi principali. Da una parte questo territorio doveva permettere ai treni dei deportati, carichi di dolore e di disperazione, di spostarsi in modo sicuro da Roma verso il nord e dall’altra la provincia di Rieti, che i tedeschi e i fascisti ritenevano un territorio amico, doveva permettere di ammassare truppe e armi per rifornire il fronte di Cassino. La storia ci dice che avevano torto e così nel giugno del 1944 Rieti tornò libera grazie al sacrificio di tante giovani vite di partigiani e di civili, che avevano con coraggio scelto di difendere la libertà e la dignità degli italiani.

Di Giuseppe Manzo