Nella turbolenta Nebulosa Aquila si formano e nascono nuovi corpi celesti
È certamente una delle immagini fotografiche più suggestive e simboliche degli infiniti spazi dell’universo: i “pilastri della creazione”. Scattata il 1 aprile del 1995 dal telescopio Hubble della Nasa, è ben presto divenuta un’icona dello spazio cosmico, con le sue tre colonne giganti di gas interstellari e polveri che dominano la scena, nella regione sudorientale della Nebulosa Aquila (detta anche M16), formazione distante dalla Terra ben 7000 anni luce (circa 66 milioni di miliardi di chilometri !), appartenente alla galassia della Via Lattea. Un’immagine così popolare che è apparsa in film e show televisivi, su t-shirt e cuscini, perfino su un francobollo.
Chiariamo subito che il titolo assegnato alla fotografia non fa riferimento al concetto teologico di creazione, bensì al fatto che la turbolenta Nebulosa Aquila ospita diversi crogioli di stelle, cioè aree in cui si formano e nascono nuovi corpi celesti. Adesso, a distanza di vent’anni, Hubble ci regala un’ulteriore perla di questa meraviglia della natura, un’altra foto dei “pilastri”, ma questa volta in altissima definizione, rivelandone così molti altri dettagli e sfumature. L’operazione è stata realizzata grazie all’impiego della Wide Field Camera 3, un nuovo sofisticato strumento installato sul telescopio nel 2009. Ma cosa sono in realtà questi enormi “pilastri”? In modo molto approssimativo (per tutti noi non addetti ai lavori), si potrebbe dire che si tratta di una specie del tutto particolare di “nubi”. Esse sono stati generate dall’azione del vento stellare delle stelle giganti presenti in gran numero nell’ammasso aperto al centro della nebulosa. Presentano delle aree più dense ed opache, insieme a zone più rarefatte.
La massa totale delle aree dense dei tre Pilastri è stimata in circa 200 M☉(M☉= massa solare, pari a circa due quintilioni di chilogrammi, cioè 332.946 volte la massa della Terra). La materia a densità inferiore è la prima ad essere spazzata via dal vento stellare, mentre il nucleo più denso, ulteriormente compresso a causa del fronte dell’onda d’urto, sopravvive, resistendo alla forza. Ormai la morfologia e la struttura ionizzata è ben conosciuta dagli scienziati, soprattutto grazie all’avvento dei telescopi spaziali: la radiazione ionizzante proveniente dalle stelle dell’ammasso comprime i gas delle nubi molecolari facendone aumentare la pressione in superficie, mentre si genera un flusso di materiale ionizzato nella parte opposta alla sorgente del vento stellare; è proprio questo fenomeno il responsabile della struttura a “pilastro” delle nubi.
In aggiunta all’immagine ad alta definizione, il telescopio Hubble ha anche scattato una fotografia all’infrarosso che penetra la maggior parte dei gas e delle polveri, fatta eccezione per le regioni più dense dei “pilastri”, permettendo di vedere molti più particolari di ciò che circonda o sta dietro alle colonne. Guardando bene l’immagine, infatti, si possono distinguere delle stelle appena nate, nascoste dentro i pilastri. Ma l’osservazione attenta fa pensare agli studiosi che nei pressi dei “pilastri” avvengano anche delle grandiose distruzioni di materiale stellare. Inoltre, questa nuova immagine realizzata all’infrarosso suggerisce l’ipotesi che la formazione dei pilastri avvenga dall’alto verso il basso: la loro parte superiore è estremamente densa e quindi ricade lentamente verso il basso, creando una cascata di polveri e gas. Gli spazi tra i tre pilastri sono stati parzialmente ripuliti dai forti venti generati da un gruppo di stelle nelle vicinanze.
A proposito, il prossimo aprile Hubble compirà 25 anni di permanenza in orbita e per festeggiare il suo compleanno sono previste diverse iniziative, che comprenderanno la diffusione di altre nuove immagini ad alta definizione come quella dei “pilastri della creazione”. E allora, non ci resta che dire: buon compleanno Hubble, “occhio indiscreto dell’universo”, non finire mai di stupirci con le tue splendide istantanee!