Piani di Poggio Fidoni non è il centro del mondo

Quando la fede ha troppe paure e poche certezze

Un nutrito gruppo di circa centocinquanta persone si è radunato sabato 22 settembre sotto il palazzo Vescovile per protestare contro la decisione del Vescovo Lucarelli di trasferire il Parroco di Piani di Poggio Fidoni, don Ferruccio Bellegante, dopo averne raccolto la disponibilità, esattamente come cinque anni fa, quando gli fu proposta un’altra sede.

Il popolo di quella parrocchia ha scritto mail, lettere e ha più volte chiesto udienza perché il Vescovo tornasse sulle sue decisioni, e a quel popolo, di cui sono state ascoltate le ragioni, sono state date tutte le spiegazioni giuridico-canoniche e pastorali.

Certamente le proteste faranno piacere al sacerdote che le può leggere come segno di affetto e di attaccamento da parte della sua gente che ha guidato per diciotto anni, ma denotano anche una scarsa maturità di quello stesso popolo che mette in difficoltà sia il Parroco che il Vescovo e un sensus ecclesiae praticamente nullo. Spiace dirlo ma di questa mancanza di senso di appartenenza alla Chiesa diocesana deve dolersi anche il sacerdote.

Se il sacerdote ha operato bene nella parrocchia cui fu assegnato dal precedente Vescovo Molinari, avrà nuove opportunità di lavorare altrettanto bene in quella parrocchia che il Vescovo gli affiderà.

Non si può egoisticamente pensare solo al proprio bene, in quanto comunità e in quanto persone, se di cristianesimo si parla, come se Piani di Poggio Fidoni fosse il centro del mondo.

Vi sono delibere della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che dispongono che le nomine a Parroco sono di nove anni, proprio per evitare che si associ indissolubilmente la parrocchia a quel Parroco, cioè ad una persona specifica: questo nel bene e nel male. Vi sono infatti sacerdoti che non fanno buona pastorale e se restano sempre nello stesso posto finiscono per danneggiarlo; vi sono coloro che fanno bene ed è giusto che siano inviati in altri luoghi perché certe situazioni non si calcifichino e non si atrofizzino e portino una ventata di novità.

Un laicato cattolico maturo deve saper distinguere le certezze irrinunciabili della fede che ogni prete deve obbligatoriamente confermare con le parole e con le opere, dalle modalità più o meno gradevoli e accattivanti che usa e che non sono certo secondarie o irrilevanti, ma non determinanti.

Avere paura del nuovo, che potrebbe pure essere migliore, oltre a rappresentare un segno di immaturità, è indice di scarsa fiducia nella Provvidenza e nella saggezza di chi guida la diocesi, che ha di fronte la tavola sinottica delle esigenze e dei bisogni della comunità diocesana.

A questo punto è doveroso un atto definitivo, pubblico e solenne del sacerdote, che inviti la sua comunità parrocchiale ad accogliere in spirito di fede e di obbedienza decisioni condivise ed equilibrate e a ringraziare il Signore sia per averlo avuto dalla sapienza del Vescovo di allora, sia perché si prospettano ora nuove soluzioni e nuovi orizzonti.

6 thoughts on “Piani di Poggio Fidoni non è il centro del mondo”

  1. ilaria

    Allora lo spieghi lei agli abitanti Di P.P.F. il motivo per cui tanti parroci rimangono nelle proprie parrocchie per 40 anni( ne cito solo uno: Contigliano)

  2. GIOVANNI

    Cito testualmente: “che inviti la sua comunità parrocchiale ad accogliere in spirito di fede e di obbedienza” …beh…diciamo che in queste parole sfugge qualcosa di fondamentale: l’obbedienza.
    L’obbedienza nel senso stretto della teologia Cattolica, accompagna l’entrata in un ordine religioso. Qui si sta parlando di una Comunità di fedeli che con l’appartenenza ad Esso non ha proprio nulla a che fare.
    I parrocchiani di Piani poggio Fidoni e Collebaccaro hanno intrapreso con il loro Sacerdote un cammino di fede che oggi s’interrompe bruscamente ed improvvisamente senza una vera e credibile motivazione. Non regge, infatti, il pretesto delle “spiegazioni giuridico-canoniche” a fronte di quello che si vede nelle altre parrocchie, né addolcisce il dolore che i parrocchiani provano in questo momento.
    Tantomeno li si può ingiustificatamente e con presunzione infangare di “scarsa maturità” solo perché difende e si stringe attorno alla propria Guida.
    La propria Guida, appunto, che nel difficile momento storico che stiamo vivendo – dove il consumismo e la corruzione di cui la Società odierna è pregna, non fanno altro che allontanare dalla Chiesa i propri figli – riesce, invece, ad indirizzare sulla strada del Vangelo e a far confidare sempre più nella “Provvidenza”, coloro che nella difficoltà sarebbero certamente più affascinati da false certezze, falsi ideali e falsi idoli.
    Forse quando si scrivono queste gratuite offese nei confronti della Nostra Comunità non si sa, o si fa finta di non sapere, quello che Don Ferruccio rappresenti per Questa e quanto di buono abbia costruito nel corso degli anni.
    Piani di Poggio Fidoni non sarà certo il “centro del mondo”, né tantomeno ha la presunzione di esserlo perché segue semplicemente il Vangelo che proprio la sua Guida ha saputo insegnargli con tanta passione e devozione, lo stesso Vangelo in cui il Signore ci dice «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro »…perché proprio come chi ci paragona al mondo Noi ci sentiamo piccoli proprio come due o tre persone…

  3. Massimo Casciani

    Desta un certo stupore la confusione che si fa riguardo all’obbedienza, ritenendo che vi siano tenuti solo i membri di ordini religiosi; quella è l’obbedienza come voto (povertà, obbedienza e castità) i tre consigli evangelici; ma nelle parrocchie sia i sacerdoti soprattutto che tutti i battezzati sono soggetti al Vescovo a cui debbono obbedienza. Hanno il dovere di opporsi al Vescovo solo in caso di atti gravi e arbitrari che siano in contrasto con precise disposizioni canoniche. Cosa che non è nel caso di specie.
    Quanto ai sacerdoti che sono in parrocchie da 40 anni, si tratta di persone che sono ormai a ridosso della pensione prevista al 75° anno di età, e anche oltre, e che non è opportuno spostare, anzi ai quali di solito e se in buona salute viene chiesto di rimanere proprio per non avere troppe comunità scoperte. Il caso citato poi è quello del Vicario Generale che ha la stessa potestà ordinaria del Vescovo, quindi proprio non calza.
    È consolante, però, constatare, che i laici che più laici non si può del Velinomormora siano più assennati di noi praticanti cattolici, quando dicono che una regola fondamentale per dirsi cattolico è di rispettare anzitutto le regole e l’autorità cattolica che nella diocesi è il Vescovo.
    Se si arriva a confondere la fede con il legame con una persona allora non si tratta di fede ma di altro; bisogna accogliere i pastori, capirli, amarli, invitarli a cambiare se dovessero contravvenire ai doveri del loro ministero, ma non si deve legare la propria adesione di fede a uno di loro in particolare o solo a qualcuno. Questo è richiesto dalla nostra maturità e dalla nostra capacità di stare in un questo mondo tanto complesso che tutto richiede fuorché immobilismo e
    inamovibilità.

  4. Naz

    Vero che diversi casi di “immobilismo” di parroci riguardano sacerdoti ormai alle soglie della pensione, o che addirittura hanno già superato l’età canonica per le dimissioni e sono stati dal vescovo pregati di rimanere ancora finché le forze reggono (dato che mandarli a riposo immediatamente senza aver prima trovato un adeguato sostituto non avrebbe senso)… ma non è solo e sempre così, e comunque tale situazione di “aver messo radici” non si sarebbe creata se a suo tempo – soprattutto nei precedenti episcopati – si fosse seguita la saggia e ovvia prassi dell’alternanza! Ora è più che giusto che il vescovo non ceda alle pressioni e anzi dia un segnale preciso di adesione alla corretta prassi, ma tutto ciò non accadrebbe se essa, appunto, fosse una prassi effettiva, seguita in modo naturale e senza troppe eccezioni (perché è eccezione se capita in un caso ogni dieci-venti, altrimenti non è più tale!). Se effettivamente dopo nove anni o poco più OGNI parroco venisse fatto ruotare, la gente lo saprebbe bene in partenza, vi sarebbe preparata, non opporrebbe resistenze (pur nel normale dispiacere che si crea sul piano umano e affettivo quando si deve interrompere un rapporto gradito) e il tutto apparirebbe agli occhi di chiunque perfettamente normale e atteso, così come avviene coi militari o coi prefetti… Invece, siccome avviene solo in alcuni casi e purtroppo non frequentemente, ecco arrivare incomprensioni, opposizioni e difficoltà a mandar giù il boccone amaro! Proprio perché le rotazioni di parroci avvengono spesso nemmeno “a ogni morte di papa” (ci sono parroci-feudatari che nel loro feudo stazionano da almeno quattro pontificati…)!

  5. Francesco

    gentile scrittore
    certamente converrò con Lei sul fatto che Piani Poggio Fidoni non sia il centro del Mondo, ma come detta un luogo comune del pensare, per ogni individuo il centro del “proprio mondo”, costituito dalle più disparate sfere del sociale, spirituale e materiale è la propria “casa” ovvero la propria terra natia, la terra vissuta, la terra coltivata giorno dopo giorno. Quindi, in modo sincero e con un pizzico di cosmopolitismo, considero il titolo dell’articolo in disamina un tantino inappropriato ai fatti in esso narrati, si poteva eventualmente optare per un intestazione più “soft” e ammortizzata senza allertare inutilmente i tanto amati sentimenti di appartenenza.

  6. Fabio

    Pur essendo un membro della relativamente piccola comunità dei “poggiofidonesi”, pur ammirando Don Ferruccio come persona e come sacerdote, cercherò di essere distaccato ed intellettualmente onesto: se fossi il giornalista di Frontiera anch’io avrei scritto più o meno le sue stesse parole, anch’io sarei un po’ stanco di questi paesani che vogliono a tutti i costi tenersi stretto il loro sacerdote, neanche lo avessero ricevuto come un dono divino per chissà quali meriti. Chi vi scrive è una persona che raramente va a messa la domenica, è una persona che in 47 anni ha partecipato solo una volta, con i propri genitori, alla realizzazione della festa patronale del paese. Ma chi vi scrive è anche un padre di due figli che li lascerebbe, in caso di necessità, tra le braccia di Don Ferruccio. Chi vi scrive è ormai un uomo che solo a questo prete di campagna confesserebbe il suo segreto più nascosto, perché la fiducia e la serenità che egli infonde non si può trovare altrove: non tutti saranno d’accordo, ma nessun, dicono nessun essere umano è fungibile, e ve ne prego, lasciamo perdere le spiegazioni giuridiche, lasciamo perdere le spiegazioni canoniche, lasciamo Don Ferruccio in quella che è e sarà per sempre la sua casa, che non è quella di cemento dove ancora vive, ma è quella calda e accogliente dentro ai nostri cuori. Un abbraccio grandissimo a tutti, grandi e piccini.

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