Pagnoncelli: «Il mondo cattolico non è distinto e distante dal contesto generale»

L’ultima parte dell’analisi offerta da Nando Pagnoncelli agli oltre 500 convenuti all’Incontro pastorale della Chiesa di Rieti si è concentrata sul mondo cattolico.

Dopo aver presentato una panoramica della distribuzione percentuale sulla popolazione in base al grado di impegno, il presidente dell’Ipsos si è concentrato su alcune distorsioni della percezione che emergono dai dati.

La prima è la diffidenza verso gli immigrati in contraddizione con lo spirito evangelico. Dobbiamo considerare, secondo lo studioso, che i ceti con maggior frequenza di cattolici sono anche “i più esposti agli allarmi sociali”. Stiamo parlando infatti soprattutto di classi over 65, non istruite e del centro-sud.

Esiste poi un “conflitto di volontà tra paura e accoglienza” generato dai mezzi di comunicazione come la televisione che si concentrano su immagini ad effetto”, riservando poco spazio all’approfondimento. “Il processo di integrazione è viziato dalla percezione”.

Richiamandosi alla già citata frammentazione dell’io, Pagnoncelli rileva una “religione fai da te che tende ad accettare o rifiutare quanto è più o meno in sintonia con lo stile di vita”. Per questo “la riconciliazione è un sacramento in crisi”: dato che nessuno si riconosce negli stessi valori diventa anche difficile avere il senso del peccato.

L’ultimo fenomeno analizzato è la figura di Papa Francesco, molto apprezzata dai fedeli. Spesso c’è “una distanza con i giudizi nei confronti della Chiesa e rischia di diventare un’icona pop, per la quale l’ammirazione ci ferma alla superficie”.

In conclusione lo studioso nota la “priorità ad una ricomposizione sociale che consenta all’individuo di trovare un punto di equilibrio tra i legittimi interessi e il senso di un’appartenenza larga”.

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