No more feminicide

No more feminicide: con questo slogan molti dei giornalisti italiani hanno aperto il loro telegiornale per testimoniare la loro partecipazione alla lotta al femminicidio. Violenza sociale e fisica che negli ultimi tempi sta incrementando l’uccisione di donne nel nostro paese. Infatti, il termine femminicidio consiste in casi di omicidio in cui l’uomo pretende di dover continuare ad avere rapporti sia sentimentali che sessuali o con la propria moglie o con la persona la quale ha o ha avuto un legame affettivo. I giornalisti hanno aperto i loro notiziari televisivi e le prime pagine delle più note testate giornalistiche, con notizie di cronaca nera che riportavano la morte di giovani ragazze, di madri e di compagne di una vita uccise per mano dei propri fidanzati o mariti.

DONNA STRANGOLATAQuesti massacri, nonostante la loro pesantezza, hanno toccato la sensibilità delle persone incoraggiandole a seguire sempre di più programmi televisivi che ci hanno speculato sopra, trattando la tematica in maniera assidua. Tra i più illustri talk show si privilegia la presenza dei famigliari di queste vittime, i quali sono messi a dura prova in quanto sfruttati per gli interessi del programma stesso e costretti a mostrare il loro dolore in pubblico.

Attraverso i mass media si cerca di fare giustizia, ma ciò che ci si chiede veramente è una svolta a livello normativo. Riguardo a quest’ultimo aspetto, lo Stato sta cercando di dare una risposta attraverso l’aiuto dei Ministri degli Interni che nelle giornate del 12-13 settembre hanno presidiando il vertice del G6 sulla sicurezza. Tra le tematiche trattate ci sono anche l’immigrazione clandestina, la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, il cybercrime.

Alla riunione, giunta al suo ventesimo appuntamento con la sessione sul femminicidio, partecipano i Ministri di Italia, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Polonia. Presenti anche gli Stati Uniti e la Commissione europea. Obiettivo del forum “intensificare gli sforzi dei principali Paesi europei nella ricerca di soluzioni condivise” di alcuni dei principali nodi sulla sicurezza.

Già in passato con la convenzione di Istanbul è stata sottoscritta dai membri del consiglio d’Europa la “convenzione sulla prevenzione della violenza contro le donne e la lotta contro la violenza domestica”. Tuttavia la convenzione diverrà vincolante solo dopo che almeno 10 stati membri l’avranno riconosciuta. L’Italia è stato il quinto paese ad approvarla effettivamente dal 16 Luglio 2013.

Diversi mesi fa anche la nostra cittadina è stata luogo di un crudele atto di violenza che è sfociato nell’omicidio di una donna straniera per mano del marito che l’ha uccisa con un utensile da cucina. La gelosia è per la maggior parte dei casi la principale causa che spinge gli uomini a veri e propri sodalizi. A volte le donne sono vincolate a condurre stili di vita che gli impongono le loro culture e religioni, schiave di un mondo che vorrebbero cambiare. Ricordiamo i cartelli di rivolta esposti durante gli scontri al Cairo, in Egitto, di donne stanche di vivere in una perenne schiavitù da secoli.

“Cambiamento” una parola che si sente già da tempo, ma anche solidarietà e forte sostegno per quelle donne che hanno bisogno di sicurezza. Come si può aiutare queste donne in difficoltà? La risposta è proprio con la sicurezza, che non deve venire solo dalle forze dell’ordine, ma dalle donne stesse che devono cercare di proteggersi da sé.

Uno dei modi possibili è quello di frequentare corsi di difesa personale, ormai sempre più diffusi nelle palestre e nelle associazioni private e pubbliche: come all’ufficio dell’Informagiovani, dove sarà presto possibile effettuare delle lezioni. Di grande supporto sono le figure degli psicologi e centri d’accoglienza rivolti a casi e situazioni di questo genere, anche essi sempre più presenti anche nel nostro territorio. Infine, non dimentichiamo l’educazione sociale e civile tese ad evitare situazioni di violenza e di stalking, diventate materia fondamentale nelle nostre scuole.

Per questa lotta al femminicidio vogliamo ricordare una famosa frase di Giovanni Paolo II: «La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà, e la vita delle persone».

Eleonora Giletti e Tania Guidoni