Nespolo, Arci: guardate gli utenti. Il resto alle sedi appropriate

«Andiamo oltre la critica che potremmo fare a quanti, nei mesi scorsi, hanno scritto parole molto pesanti, inesattezze ed imprecisioni su un servizio che ha un’utenza particolarmente fragile che va tutelata sopra ogni cosa. Forse se ci si fosse soffermati su questo particolare, la questione sarebbe stata trattata con maggiore professionalità da tutti gli attori in gioco».

Inizia così una nota che l’Arci di Rieti ha diffuso attorno al proprio impegno nel centro “Il Nespolo”, spiegando che la struttura «è una casa famiglia (e non un centro di pronta accoglienza) che ospita minori stranieri non accompagnati e minori temporaneamente allontanati dalle famiglie per un totale di 8 posti. Fa parte poi del servizio un appartamento che ospita fino a 6 neomaggiorenni inseriti in un percorso di maggiore autonomia, e per questo appunto definito di “semiautonomia”. Un totale quindi di 14 posti, di cui 10 destinati al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati».

Per questi 14 utenti, attualmente l’Arci gestisce un’equipe di 7 operatori coordinati da una psicologa e psicoterapeuta. Inoltre fa parte dell’equipe una psicologa a disposizione degli utenti.

«L’equipe – spiega la nota –  è attualmente supervisionata da un counselor professionista che incontra il gruppo degli operatori una volta a settimana per 3 / 4 ore e che si occupa di sostenere gli operatori nel delicato lavoro di presa in carico dei minori. Il suo ruolo è fondamentale per prevenire il fenomeno del burn out, estremamente diffuso nelle professioni sociali, soprattutto nei contesti in cui gli operatori non sono fortemente specializzati e formati per affrontare il tipo di lavoro che viene loro richiesto, e nei contesti in cui gli operatori lavorano per molti anni nello stesso ruolo senza un adeguato supporto psicologico».

«Lo sforzo maggiore che si sta facendo nell’equipe – proseguono dall’Arci – è quello di sradicare una cultura del lavoro, quella che abbiamo trovato al nostro ingresso, totalmente inappropriata a gestire il servizio. Basti pensare che la spesa per gli alimenti dei minori è passata dai 1000,00 euro a settimana prima del nostro ingresso, ai 400,00 euro di media attuali. E questo è stato ottenuto non certo riducendo il cibo per gli utenti che, anzi, adesso vanno a fare la spesa in prima persona».

«Ci stiamo concentrando sulla formazione continua dell’equipe e stiamo lavorando affinché tutto quello che accade nelle strutture ruoti intorno ai beneficiari, che sono e restano i veri protagonisti del servizio. Favoriamo in ogni modo la partecipazione dell’equipe a momenti formativi, anche all’esterno della struttura ed in contesti culturalmente stimolanti. Crediamo che, dopo 4 mesi di intenso lavoro, siano questi i temi di cui discutere. Per tutto il resto ci saranno sedi appropriate».

One thought on “Nespolo, Arci: guardate gli utenti. Il resto alle sedi appropriate”

  1. Niccolò Eusepi

    Da molte parti si contesta la legittimità di molte delibere del Comune di Rieti, intese in senso stretto, cioè di violazione delle leggi sul codice degli appalti e sul conferimento di incarichi, e ciò mi risulta valga anche per la vicenda del Nespolo.

    Siamo d’accordo che la politica ha l’obbligo di ben governare, di saper fare delibere adamantine, se si vogliono tutelare i diritti sociali?

    Quello che non si può sentire sono le continue giustificazioni a questo far west normativo ed amministrativo, adducendo l’interesse dei più fragili o, come è avvenuto poco fa, sentire il Comune che da la colpa ai lavoratori se un proprio bando obrobrioso ha messo per strada famiglie e disabili. Suona come il voler prendere in ostaggio i più deboli per coprire la gravissima incapacità ed inadempienze degli amministratori.

    A meno che tutto ciò non avvenga per preciso calcolo politico giudiziario. In fondo, questo giustificazionismo totalmente improprio è utilizzato per ogni delibera ‘forzatamente scorretta’, adducendo che in un caso si tratta di salvare posti di lavoro, in quell’altro si tratta di preservare un servizio, e via discorrendo si chiede a tutti di non vedere e di non sindacare (nell’interesse collettivo!!), cosa che ha portato ad una scandalosa gestione del diritto secondo ‘uso comune’, un vizio di molte amministrazioni che hanno questo andazzo manipolato ad arte soprattutto a ‘causa’ della crisi. E cioè, come disse Craxi alla Camera prima di ricevere le monetine in faccia: “….così fan tutti’, per garantire secondo lui l’interesse generale, chiedendo perciò di non essere ‘perseguitato’ ! Lui è morto in esilio, ma tutti i suoi pupilli ancora girano ed il morbo di tangentopoli è diventata metastasi e si chiama uso comune.

    Questo modo di eludere la legge scritta porta il Paese all’asfissia dei diritti e quindi al blocco di ogni attività (e non viceversa), altro che salvare posti di lavoro e le famiglie!

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