Amatrice

Musica e tradizioni per tenere unito il territorio. Prosegue il Festival delle Ciaramelle

Seconda tappa tutta amatriciana per il Festival delle Ciaramelle. Dopo l’evento inaugurale di venerdì 9 agosto presso Cittareale, nella giornata di sabato si è tenuto presso il Polo del Gusto di Amatrice il secondo appuntamento del Festival

Seconda tappa tutta amatriciana per il Festival delle Ciaramelle. Dopo l’evento inaugurale di venerdì 9 agosto presso Cittareale, nella giornata di sabato si è tenuto presso il Polo del Gusto di Amatrice il secondo appuntamento del Festival, che vedrà il suo completamento domenica 11 agosto ad Accumoli.

Un evento che mette in luce un forte elemento della tradizione, quello musicale, che risulta essere fondamentale per l’identità degli abitanti di questi luoghi. Infatti, come sostenuto dal sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella: «In questa fase in cui non abbiamo più le strutture, è fondamentale che ci sia un modo diverso per mantenere vivo il bagaglio culturale passato e questo metodo va rintracciato nelle tradizioni».

Una ricostruzione fisica, quindi, che deve essere accompagnata da una ricostruzione dell’identità, come si evince dalle parole del vice presidente della Fondazione Varrone, Roberto Lorenzetti, che si dimostra entusiasta per la scelta di aver sostenuto questo festival, in sinergia con la Fondazione Livorno.

Di fatto, le tradizioni possono essere un’ulteriore via per continuare a cementare la comunità, elemento già messo in rilevo con la candidatura della Transumanza come bene immateriale del patrimonio Unesco. Le Ciaramelle, evidenzia Armando Nanni, all’interno della cultura artistico-popolare sono un elemento caratterizzante della nostra civiltà, come il Tango lo è per l’Argentina e il Reggae per la Jamaica, che definisce l’identità culturale più importante.

Un percorso nella tradizione musicale che non va rintracciato solamente nell’insegnamento del suono di questi antichi strumenti, bensì anche nella loro costruzione, tecnica che sta via via svanendo. In questa direzione si inserisce il Progetto Radici rappresentato da Antonella Ciaccia, che si sviluppa nelle zone delle province di Teramo e Pescara colpite dal sisma e si prefigge l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani alle tradizioni della comunità.

Una vera e propria immersione tra suoni arcaici di pifferi di legno e imponenti cornamuse che risvegliano in ognuno di noi memorie legate a festività o usanze che, ad oggi, cercano di rimanere in vita. La regina indiscussa della mattinata dedicata Festival delle Ciaramelle è stata, tuttavia, la sordellina, nota anche come zampogna di corte.

Questo strumento rinascimentale, come spiegato da Goffredo degli Esposti, appartiene alla famiglia delle zampogne e si distingue per il mantice che permetteva ai musicisti colti di suonare senza l’utilizzo della bocca, considerato all’epoca sconveniente. La sordellina è uno strumento da camera e deve il suo nome al fatto che emette un suono lieve, sordo, che si ode poco.

Marco Tomassi ha illustrato la composizione dell’impianto dello strumento. Esso è costituito da una canna destra (definita ritta), una canna sinistra (detta manca) e un contrabbasso. La tonalità dello strumento è il Fa o G392, come si indica per tutte le cornamuse francesi. Il contrabbasso ha 14 note, tutte digitabili attraverso le chiavi: la canna ritta ha l’estensione di un’ ottava più una nota con numerosi cromatismi, l’estensione della canna manca è di un’ottava meno una nota e tutto questo consente di suonare tre ottave complete distribuite sulle tre canne.

Come si suona questo strumento? Per rendere più facile l’operazione, in esso sono state disposte delle chiavi nella posizione più comoda per il suonatore. La mano destra, infatti, suona la canna destra, la mano sinistra suona la canna sinistra mentre il contrabbasso viene suonato dalla mano destra e sinistra con il dito disponibile in quel momento. Quindi, in realtà, ciascuna mano suona due canne. Proprio per questo, alcune chiavi sono doppie, per un totale complessivo di 24 chiavi.

Un vero viaggio nel tempo attraverso la musica che, dalla dimensione barocco-rinascimentale della sordellina, si sposta all’era moderna con la presentazione del compact disc Orfeo Incantastorie di Raffaello Simeoni, ma che continua a procedere a ritroso con lo stage sul saltarello e il seminario sulle zampogne, attività previste per la sessione pomeridina.

Questo Festival fa riscoprire suoni assopiti nell’animo che riprendono vita e sprigionano tutta la loro vivacità, in un’ottica di condivisione culturale e territoriale.