Ambiente e giustizia, mons. Pompili: «Finanza e tecnica dimenticano che tutto è connesso»

«È inutile, rassegnamoci la pubblicazione di gran lunga più incisiva, rivoluzionaria, netta, partigiana che si è occupata della questione ambientale nel 2015 è l’enciclica Laudato sii di Papa Francesco. Una sciabolata al pensiero postmoderno, pervicacemente attaccato alla logica del consumo e astutamente camuffato sotto nuove e affascinanti vesti che vanno sotto il nome, ad esempio, di nuove tecnologie con le loro mirabolanti promesse»

È partito da questo assunto, «non di un teologo, ma di Paolo Pileri, professore associato di Urbanistica al Politecnico di Milano» il ragionamento proposto dal vescovo Domenico nel dibattito tenuto il 29 febbraio al polo universitario su “Come progettare le citta nell’era del global warming”.

«Ritengo che l’enciclica verde di Francesco sia, in realtà, un manifesto culturale che offre non uno, ma molteplici spunti utili» ha sottolineato mons. Pompili. E non a partire da premesse religiose, «ma semplicemente stando ad una constatazione: l’ambiente culturale prodotto dall’uomo produce ogni volta un impatto obiettivo su quello naturale».

Una prospettiva che spinge a guardare con concretezza alla «stessa sostenibilità delle risorse» che «diventa un tema serio» solo se ci si riflette adeguatamente sulla loro precarietà. «Se per rigenerare 2,5 cm di suolo occorrono 500 anni – semplifica don Domenico – la nostra idea di sostenibilità frana ancor prima di essere individuata».

Anche perché parlare di suolo vuol dire riferirsi «a ciò che costituisce la nostra unica fonte del cibo». Per questo l’enciclica, che è tutto un ribaltamento di luoghi comuni, smaschera l’ultima illusione sotto forma di scientificità quando afferma:

La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri” (n. 20).

«Il nucleo della riflessione papale è che in realtà “tutto è connesso” (Laudato sii, 117) e solo a partire da questa interdipendenza si può fronteggiare quella “cultura consumistica, che dà priorità al breve termine e all’interesse privato”» (n. 148).