L’Aquila, don Domenico ricorda le vittime del sisma: «la nostra attesa di rivederli non sarà vana»

Neanche le disgrazie più assurde sono fuori dal raggio della benevolenza e dell’amore di Dio. È con questa premessa che, nella giornata del 6 aprile, il vescovo Domenico ha voluto fare memoria della tragica scomparsa di Luca Lunari, Michela Rossi e Valentina Argenis Orlandi: tre giovani universitari della nostra Città rimasti uccisi dal terremoto dell’Aquila di 7 anni fa. Durante la messa celebrata nella chiesa di Santa Chiara, ha spiegato che «a noi manca una percezione della realtà che vada oltre questo tempo breve nel quale siamo immersi e ci apra ad un’altra comprensione». È quella che deriva da Gesù, la «luce che è venuta nel mondo».

«Quando siamo dentro al buio del male – ha riconosciuto mons. Pompili – diventa impossibile credere alla luce, anzi lo preferiamo perché copre quello che siamo». Ma «credere in Dio ed avere la certezza della luce significa vivere secondo la verità, cioè assecondare quegli impulsi al bene e alla vita che ci sono dentro ciascuno di noi: “infatti chi fa la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente le sue opere sono state fatte in Dio”».

«Lontano dalla luce di Gesù – ha aggiunto il vescovo – rischiamo di perdere il senso delle cose e il gusto della vita. È necessario lasciarsi sfidare dalla persona e dall’incontro con Dio che ci mette al riparo dalle circostanze della vita, garantendo Lui per noi che tutto alla fine avrà un senso».

Lo aveva forse intuito Valentina, che in uno post su Facebook aveva trascritto una frase di Walt Whitman, tratto da “Foglie d’erba”: «Se tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io sono seduta da qualche parte, ad aspettare te».

«Vogliamo credere e pregare insieme perché Michela, Luca e Valentina siano seduti da qualche parte e ci aspettino. Allora – ha concluso don Domenico – la nostra lunga attesa di rivederli non sarà vana e in essa penetrerà la luce di Dio che è la sola a rischiarare il mondo immerso nel buio».

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Foto di Massimo Renzi