Presentata a Leonessa la tela “Sant’Antonio da Padova e il Bambinello”

Presso la struttura recettiva del “Leo Hotel” di Leonessa Rieti, il 27 dicembre 2012, si è svolta la conferenza sul tema: “Cultura, Arte e Religione: quali relazioni”, dove l’artista Massimo Bigioni ha colto l’occasione per inaugurare la tela in onore a “Sant’Antonio da Padova e il Bambinello”, con una piccola personale.

Nonostante qualche assenza, tra gli intervenuti nomi illustri, esponenti del mondo cattolico e laico, come Padre Carmine Ranieri (Padre Prov.le dei frati cappuccini dell’Aquila), Padre Anavio Pendenza (custode del sacro convento di San Giuseppe di Leonessa e direttore della rivista “Leonessa e il suo santo), sindaco di Monteleone di Spoleto, Marisa Angelini, l’assessore alla cultura del comune di Leonessa, Andrea Ungari, il critico d’arte-opinionista ed editore Ranieri Gastone Indoni, il Presidente della confraternita del Suffragio di Leonessa, Quinto Vannimartini, il direttore della Banca, Cassa di risparmio di Rieti, agenzia di Leonessa, Federico Faraglia, il Presidente dello Spoleto Festival art, Prof. Luca Filipponi e numerosi artisti amici del M° Massimo Bigioni.

Tra gli assenti, giusitificati, hanno tutti voluto inviare email di affetto e stima per l’artista, come Ron, che ha scritto: «…Auguro all’artista Massimo Bigioni una anno che possa dare giustizia all’arte vera», o l’ambasciatore iracheno presso la santa sede, volato a Madrid, per queste feste, sua eccellenza Al Sadr, che negli auguri ha ufficializzato, anche alla stampa, la direzione artistica del Festival della pace, per l’anno 2013 (riconfermato, al suo 2° anno), l’artista Ennio Calabria che ha usato parole di grande rispetto e stima per il M° Bigoni che sempre più si sta affermando nel mondo dell’arte con uno stile tutto suo. L’evento si è svolto con l’apertura della conferenza moderata dalla dott.ssa Stefania Montori, la quale ha aperto i lavori con la lettura di una citazione di Papa Giovanni Paolo II che ha voluto sottolineare l’importanza dell’arte, del potere che ha come linguaggio universale e del grande impatto e comprensione che riesce a raggiungere i cuori di ogni essere vivente che dice: «L’Arte ha un linguaggio facilmente comprensibile a tutti, anche ai non credenti! Se io, come arcivescovo di Cracovia, ho potuto fare qualcosa di bene con i lontani è perché ho sempre cominciato con i beni culturali della Chiesa e con le sue Opere d’Arte che hanno un linguaggio che tutti conoscono e che tutti accettano: il linguaggio del Bello. È su questo linguaggio che ho potuto innestare un discorso che per altra via sarebbe stato impossibile…».

Padre Carmine Ranieri, ha voluto sottolineare che non sempre è stato facile per gli artisti dipingere, esprimere il sacro. Nel passato il movimento iconoclasta vietava la pittura sacra, raffigurare le madonne era rigorosamente proibito.

Oggi, per fortuna, le cose non stanno più cosi, e come Caravaggio, pittore coraggioso, che per dipingere ciò che aveva nel cuore, il messaggio che voleva lasciare ai posteri, sfida la società, dipingeva, ad es., “La Maddalena” raffigurata da una donna di strada, umile, semplice; così fa Bigioni, in questo momento dove il culto del bello sembra essere l’effimero lui dipinge Arte sacra, quasi in controtendenza per dare alla sua pittura uno scopo ed un messaggio d’amore e di pace, per riempirla di contenuti, di valori veri.

La capacità pittorica di Massimo Bigioni, nella realizzazione delle opere sacre è quella di riuscire ad esprimere, attraverso le immagini il divino.

Non è un caso che di fronte all’opera pittorica, conservata all’interno del santuario di San Giuseppe di Leonessa, “San Giuseppe orante la Madonna del Soccorso”, che ci si inginocchi per pregare.

L’opera, in presentazione, è dedicata a “Sant’Antonio da Padova e il Bambinello”, e rappresenta una straordinaria concretizzazione del divino che si prodiga in lui attraverso la figura del Bambinello che miracolosamente appare al santo.

L’artista con generosa maestria ritrae il Cappuccino assorto, in contemplazione del divino attraverso la figura del Bambino Gesù, un bambino come uno dei tanti bambini del mondo, vivaci (fogli sparsi in terra..) pieni di vita, gioia con in mano un ramoscello d’ulivo.. sinonimo di pace dei popoli.

Il proscenio, è inoltre, composto ed arricchito dai fiori, il giglio della purezza, che si alterna boccioli e fiori maturi, così come è la storia. Esso rappresenta l’elemento di bilanciamento cromatico ed estetico all’occhio di chi osserva.

Doppia visione dell’opera, con gli occhi dell’oste, che quasi con sguardo furtivo, meravigliato, testimone del miracolo, ha il volto di Giuseppe Rauco, il mecenate dell’opera. La capacità pittorica dell’artista lo proietta nel miracolo stesso, per diventarne protagonista, insieme allo spettatore, che ha la possibilità di osservare con gli occhi dell’oste e con i suoi per una visione d’insieme.

È la magia della pittura del creativo leonessano che cattura lo sguardo di chi osserva, lo scaglia al suo interno e lo fa diventare parte integrante della scena, partecipe di ciò che sta accadendo. Questa opera, voluta su commissione privata, dai proprietari del “Leo Hotel” che ci ospita, fa parte delle opere, sacre, a soggetto teatrale, dell’immaginario pittorico che esprime sentimenti, emozioni mediante l’espressioni delle figure umane ritratte.

Come Degas, Bigioni in questa opera, abolisce il punto centrale, il confine della tela ignora il confine della scena. S’impone una visione prospettica della stanza della vecchia osteria, la luce si espande all’esterno, le pennellate di colore creano movimento alle figure, donando una visione di grande equilibrio cromatico, di quest’artista che sta maturando uno stile pittorico tutto suo e che assume sempre più un valore comunicativo molto importante. La figura di Antonio, studiata in ogni piccolo particolare, la storia lo definisce un uomo alto, giovane, di bell’aspetto ed inoltre è il “Santo dei miracoli”, che fa ritrovare le cose perdute, ma è soprattutto il grande maestro spirituale, che ha tratto dalla sacra Scrittura, il contenuto dei suoi “Sermones” per trarre ogni sacro insegnamento, a sostegno della forza comunicativa della pittura, è il “Motto di Sant’Antonio da Padova”, che recita: «Ecco la Croce del Signore! Fuggite forze nemiche! Ha vinto il Leone di Giuda, la radice di Davide! Alleluia! Ecce Crucem Domini! Fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, Radix David! Alleluia!»

Questa breve preghiera ha tutto il sapore di un piccolo esorcismo. Anche noi possiamo usarla – in latino o in italiano – per aiutarci a superare le tentazioni che si presentano.La tradizione popolare tramanda che Sant’Antonio diede la preghiera ad una povera donna che cercava aiuto contro le tentazioni del demonio.

Sisto V, papa francescano, ha fatto scolpire la preghiera – detta anche motto di Sant’Antonio – alla base dell’obelisco fatto da lui erigere in Piazza San Pietro a Roma.

L’evento è riuscito bene, e sia l’artista che il Sig. Giuseppe Rauco, proprietario di Leo Hotel, nell’augurare buone feste invitano tutti coloro che volessero vedere la tela di recarsi presso l’Hotel; anche perché è la seconda tela importante che è custodita presso la struttura alberghiera.