6 thoughts on “Lavoro: ma quale articolo 18, il vero ostacolo è la famiglia!”

  1. maria laura petrongari

    Leggo con molto interesse gli spazi sul tema lavoro che si stanno susseguendo sapientemente su Frontiera .Il dialogo è importante ed accresce la conoscenza e la capacità di ragionare. Sulle recenti considerazioni sul posto fisso esternate da un Ministro la quale ha sostanzialmente inteso ricondurre alla iperprotettività della famiglia l’incapacità dei nostri giovani ad intraprendere uno stile di vita lavorativa che li faccia finalmente uscire dalle famiglie di provenienza e li induca ad accettare come normale anche la necessità di mutare continuamente lavoro pur di portare a casa il pane,faccio una breve riflessione. E’ vero che restare attaccati “alle gonne della mamma” fino ad una certa età perchè non si è raggiunto ancora un sufficiente livello di autonomia economica, non accresce le opportunità personali e neppure la ricchezza nazionale. E’ anche vero che spesso la cultura corrente,porta i giovani alla indolenza ed alla improduttività . Diversamente intristisce ed inquieta una lettura del messaggio ai giovani ove con le espressioni usate si fosse voluto rappresentare ai nostri figli la inevitabilità di uno status di precarietà economica ed incertezza di valori per affrontare la strada della vita di cui credo che il lavoro rappresenta una importante parte, indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi personalità.Io credo che se qualcuno va a cercarsi il lavoro per il quale ha vocazione lontano da casa e dalla propria famiglia, questo deve essere solo il frutto di una libera scelta della persona e non di una costrizione. Quando diversamente non c’è scelta tra restare e partire e si è costretti ad andarsene via dalla propria terra e dai propri affetti per le incapacità imperdonabili dei politici delegati a gestire la nostra vita e il nostro futuro,ciò significa essere costretti a subire un oltraggio esistenziale gravissimo che devrebbe essere risarcito.Trasformare con i malgoverni le oasi in deserti sterili per le generazioni future è un peccato di fronte agli uomini e di fronte a Dio. Chi ottiene dai propri fratelli un mandato politico è obbligato a servirli nel migliore dei modi.In conclusione desiderare di investire il proprio progetto di vita nella propria città o nella propria regione, desiderare di poter fare famiglia restando a casa propria, credo che non sia affatto deplorabile ma sia un sacrosanto diritto per tutti. Il desiderio e l’impegno per una condizione lavorativa stabile e duratura è un diritto.Dove le opportunità non sono state create , la povertà dilaga.Così qualcuno detta la ricetta giusta: andatevene e rassegnatevi a vivere alla giornata.Cosa ne facciamo della famiglia?E dei vecchi sempre più soli e sconsolati? Tutti si riempiono la bocca di slogan fariseici e ad effetto elettoralistico: tutela dei valori …bla…bla…bla… Da cristiana concludo che questo è proprio ciò che non si deve imporre alla comunità amministrata. L’amore nella gestione della cosa pubblica a qualsiasi livello sia esplicata, è un sentimento che non può prescindere dalle componenti di idoneità di cui i politici devono essere dotati.E di tutto ciò devono sempre rendere conto.Allerta per le prossime elezioni quì a Rieti.

  2. Antonio Sacco

    La possibilità che questa redazione, come quella di RTR, di parlare in maniera chiara e libera, del tema della disoccupazione, della precarietà ma soprattutto del lavoro che non c’è, è “merce” ormai molto rara, da qui continuerò ha stimolare il confronto e il ragionamento su quello che tutti noi viviamo ogni giorno, pensando a tutte quelle generazioni che vivono il non lavoro come una sconfitta, e sono convinto che, oggi, nessuno ha le giuste soluzioni pe invertire questa tendenza, ripeto nessuno.

  3. maria laura petrongari

    Caro Sacco. Non mettiamo limiti alla Provvidenza: di uomini e donne di buona volontà ce ne sono ancora per fortuna nostra ed occorre dare loro fiducia non ricacciandoli sempre indietro quando è il momento di tirare fuori idee voglia di collaborazione e quando c’è un sincero spirito di servizio. Purtroppo spesso la collettività sceglie i consigli e la direzione di persone poco capaci, ipocrite, con scarse doti di saggezza , lungimiranza e poco dotate di spirito di sacrificio nell’impegno per gli altri. La politica fatta con obiettivi personalistici non ci porterà da nessuna parte. E’ chiaro che disancorare dall’impasse i grandi sistemi inceppati della economia e dell’organizzazione sociale è opera impossibile se affrontata da entità marginali come possono essere una piccola o una media realtà provinciale.Ma a casa propria, sul proprio territorio qualcosa si può fare.La viabilità che consenta i collegamenti significa opportunità e progresso. La formazione che favorisce l’avviamento verso lavori ritrovati ormai dimenticati dal contesto culturale locale può essere un’altra risorsa come pure il favorire l’aggregazione cooperativa.La produzione agricola e la valorizzazione dei prodotti del territorio e l’autoconsumo come tante altre strade da percorrere possono dare respiro.Per il momento. Ora occorre pensare all’autosufficienza che neppure viene più garantita.

  4. marzia marinelli

    Sono stanca di tutte queste chiacchiere. lavoro (anzi lavoravo) da circa 25 anni e l’unica cosa che sono riuscita a vedere nel mondo del lavoro sono state arroganza e furbizia, ma di quella sciocca, tanto che ti vien voglia di abbandonare qualsiasi intenzione di proseguire, cercando di fare il tuo dovere nel migliore dei modi. Oggi sono in cassa integrazione solo perchè ho cercato di lavorare in modo chiaro e disponibile, aiutando chi ne aveva bisogno, non tenendo mai nascosto il mio sistema di lavoro, se questo poteva essere utile a quialcun’altro, tutto ciò mi ha reso troppo evidente agli occhi dei miei superiori che, evidentemente, non sono persone di cultura elevata, pertanto di fronte a questo modo di essere mi veniva invece chiesta maggiore grinta nel lavoro: per me la “grinta” equivale solo ad una cosa, a voler sopraffare chiunque a qualunque costo e mi sembra che quello che stiamo vedendo questi giorni nell’operare comune, lo mostri in modo eloquente!

    1. Mauro

      Mia cara Marzia,
      purtroppo ci dobbiamo confrontare con questi stereotipi….l’imprenditore italiano vuole il cannibalismo tra i sottoposti, ciò secondo lui porta maggior profitto e meno costo di gestione….ripeto secondo lui. La realtà non è così, porta depressione, recessione e….confufione. La famosa anomalia dell’art. 18 nasce da qui, dal comportamento ANOMALO del datore di lavoro italiano. Con buona pace di Monti.

Comments are closed.