Cultura

Lasciate i profondi abissi…

Il convegno ed il concerto svoltisi il 18 ottobre presso la chiesa di San Giorgio hanno mostrato una città che dialoga con altre realtà in un contesto culturale di grande dignità

Lasciate i profondi abissi… Ecco una buona esortazione per i reatini. Che spesso sono depressi, sfiduciati, fuggitivi, un pò emigranti, scombussolati, demotivati, spenti. Ma sapete da quale fonte è tratta tale metafora? Eh, sì, è un pò particolare: si tratta di una partitura musicale stampata nel 1595! Il compositore è Rinaldo del Mel, musicista fiammingo che fu maestro di Cappella a Rieti sul finire di quel secolo.

La citiamo per raccontare il convegno ed il concerto svoltisi il 18 ottobre presso la chiesa di San Giorgio. Ingrediente fondamentale: un musicista, mite e determinato, sensibile, creativo. Angelo Fusacchia. Altro aspetto importante: la ricerca. Quella testarda, folle e disperatissima, svolta negli archivi vescovile, paroniano, di stato eccetera. Polvere, carte problematiche. Sudate carte.

Eppure, da tale puntigliosa ricerca, il Fusacchia ha saputo tirar fuori un libro prezioso. Ci ha messo a disposizione notevoli informazioni circa la Musica a Rieti fra Cinquecento e Settecento. Ed a sera ci ha  offerto una squisita “ciliegina”. Da quelle antiche partiture, infatti, è nato un concerto, originale e di eccellente qualità.

Sul serio. Quella tradizione musicale ha mostrato il suo valore. Appropriati gli strumenti d’epoca. E bravi i suonatori di clavicembalo, viola da gamba, tiorbe. Ottime le voci dell‘Ensemble Concerto Regio e dell’Ensemble Antonio Rina.

Così sono tornati da un lontano passato alcuni brani di musica “reatina” di buon valore storico, ma anche di notevole bellezza. Grazie, anche, alle trascrizioni del Fusacchia, direttore di grande competenza e duttilità. Emozionato, infine, di fronte ad un pubblico reatino in grado di apprezzarlo come non mai. Ripetiamo: un pubblico, competente, attento, generoso. Ed Angelo sa bene quanto lavoro, fatica, sacrificio ci siano voluti  per ottenere tale risultato.

Non è mancato, fra l’altro, il conforto degli studiosi, musicologi e specialisti venuti da varie città per il convegno, a sua volta di considerevole livello. Rieti che dialoga con altre realtà in un contesto culturale di grande dignità. Rieti che utilizza competenze ad hoc su temi sabini assai seri. Rieti che valorizza un proprio patrimonio, senza chiusure provinciali, senza trionfalismo, anzi con la giusta umiltà, ma con competenza e passione. Quasi da non credere.

E si può dire che si è aperto un filone di ricerca suscettibile di sviluppi futuri. Che coinvolge Tarano, Corvaro, Poggio Fidoni, Borgo San Pietro e tante altre realtà della provincia. Un passo avanti lungo una strada indicata a suo tempo da uno studioso del livello di Sacchetti Sassetti. Scusate se è poco.

Chissà se riusciremo a lasciare i profondi abissi. In quel brano si canta di un delfino che, per amore, abbandona il nido, e segue la dolce aura, al suono del timpano e della lira… Ci ricorda un pò il cosiddetto miracolo della cetra, magistralmente descritto da Chiara Frugoni in Vita di un uomo. Guarda caso, riguarda Francesco, è un episodio simpatico e gentile, un bel momento di amore per la musica. Ambientato, udite gente, in quel di Rieti.