L’arma impropria dei “fuorionda”

Le parole rubate ai protagonisti della vita pubblica diventano “la” notizia.

Ci sono casi clamorosi, che hanno addirittura portato interi governi a tremare paurosamente e ce ne sono molti altri in cui si è trattato soltanto di un imbarazzo più o meno lieve e di qualche risata conseguente. Ci sono però anche episodi sempre più numerosi di parole rubate ai protagonisti della scena durante i momenti che precedono o seguono la messa in onda ufficiale di un programma, che diventano un vero e proprio caso.

Uno fra gli ultimi è stato quello di Tiberio Timperi, che durante la registrazione di “Uno Mattina in Famiglia” ha pronunciato addirittura una bestemmia, convinto che lo spezzone sarebbe stato tagliato e invece è stato trasmesso. Ma ci sono stati anche i casi del ministro Delrio, del segretario della Cgil Susanna Camusso e di altri big della politica, che hanno pronunciato parole o frasi pensando di non essere né visti né sentiti e invece…

Alcune trasmissioni ci hanno costruito sopra la propria fortuna. Basti pensare, per esempio, a “Paperissima” o a “Blob”, ma anche a “Striscia la notizia” e ad altri programmi del filone satirico. In più, da qualche tempo a questa parte, anche i telegiornali e i programmi di (presunto) approfondimento informativo li trasformano in notizie, prontamente riprese e rilanciate dalle testate online che sugli spezzoni video curiosi giocano per incrementare il numero di contatti.

Deontologia giornalistica vorrebbe che il cosiddetto “off the record” non venisse trasmesso, ma la prassi ci conferma che il meccanismo funziona spesso al contrario. A destare sorpresa sono soprattutto gli episodi che coinvolgono le cariche istituzionali e i personaggi politici di primo piano, che vorremmo sempre attenti e fedeli al ruolo e alla rappresentanza affidata loro – più o meno direttamente – da tutti noi cittadini

Diverso è il caso di attori, cantanti, presentatori o protagonisti dell’industria dello spettacolo, rispetto ai quali resta sempre il dubbio che certe gaffe siano in realtà studiate a tavolino, giusto per richiamare l’attenzione del pubblico e far salire le quotazioni di eventuali ingaggi in proporzione alle fette di audience che si riescono a catturare anche a suon di papere o frasi rubate.

È cambiato anche il modo di seguire le vicende di cronaca – non soltanto giudiziaria – da parte di tutti noi, sempre più abituati a trovarci davanti agli occhi i retroscena, i “dietro le quinte”, i resoconti delle intercettazioni e tutto ciò che, se può essere necessario per chi svolge un’opera di investigazione, è pero evidentemente fuorviante per chi nelle testate televisive e giornalistiche si ostina a cercare informazione.

Nell’era dell’informazione “h24” e della circolazione sempre più veloce delle immagini che la tv lancia e gli altri strumenti di comunicazione rilanciano in continuazione, è sempre più difficile per le testate giornalistiche fare quelli che una volta si definivano gli “scoop”. E così si ricorre sempre più spesso a ciò che in onda, per un motivo o per l’altro e per correttezza verso i protagonisti inconsapevoli, non ci dovrebbe proprio andare.

In questo quadro, facciamo sempre più fatica – forse – a distinguere fra le vere e proprie “chicche di gossip” sui vip (o aspiranti tali), le intercettazioni telefoniche sugli scandali più vari, le confidenze a voce alta più o meno pilotate. Che, dal canto loro, sono strettamente connesse e fortemente alimentate anche dal sempre più vasto filone della “real-tv”, quella televisione che vorrebbe restituire la realtà in maniera letteralmente immediata, cioè senza mediazione, ma che per il solo fatto di puntare una telecamera su situazioni e persone, ne modifica inevitabilmente il comportamento.