Anniversario Sisma 2023

La veglia di preghiera a Illica: «Serve il lavoro perché si risorga»

La frazione Illica di Accumoli ha ricordato le sue vittime con una veglia notturna incentrata sul lavoro: non solo cordoglio per chi non c'è più, ma anche auspicio che si prosegua ad operare per rinascere

«Prima il boato, la terra che trema, il buio, il silenzio, poi le urla. Il tempo passa ma quei momenti e quelle sensazioni sono impresse dentro di noi e non se ne andranno mai. Sono passati sette anni ma noi siamo ancora qui perché le radici che ci tengono legate a quei luoghi sono più forti di qualsiasi terremoto….perché è a Illica che mi sento a casa. Il mio pensiero va a tutte le persone che sono lassù e che ci hanno lasciato in quella maledetta notte».

Alessandro affida ai social il pensiero e il ricordo della notte del 24 agosto 2016, quando il terremoto con epicentro nella Valle del Tronto rase completamente al suolo la frazione Illica di Accumoli, e tanti territori vicini, con un impressionante totale di vite perse.

E come ogni anno, nell’anniversario della tragedia, la comunità di Illica si è ritrovata in un grande slargo, tra ruspe, cantieri e ricordi affidati alla notte.

La veglia notturna presieduta dal vescovo monsignor Vito Piccinonna ha ricordato le undici vittime del paese di Accumoli, in silenzio e quasi in punta di piedi, come non si volesse disturbare il ricordo e il raccoglimento. Un momento di preghiera incentrato sul tema del lavoro, perché è il lavoro che occorre, perché si risorga.

È per questo motivo che il parroco don Stanislao Puzio ha allestito un altare fatto di mattoni e caschetti, «perché la gente vuole e deve vedere i cantieri per poter continuare a sperare». Sopra, il Crocifisso, imponente e rassicurante, a donare protezione e speranza.

Certo, all’inestimabile valore delle vittime non può essere paragonato nessun altro valore, ma il terremoto non è solo perdita di vite umane. È anche perdita di valori, di riferimenti, del patrimonio in termini di case, chiese, opere d’arte, preziosi ed unici ricordi della gente. Il terremoto è anche una miniera di sofferenza che non si lascia placare con il passare degli anni. «L’incubo di quella notte e lo smarrimento di quei giorni, infatti, albergano nei cuori delle persone di questo territorio fino ad oggi, e non è facile smaltirli. Non è facile ricostruire la parte psicologica, spirituale e sociale della popolazione», aggiunge il parroco.

«Ci vuole un grande lavoro. Un lavoro sinergico, paziente e purtroppo anche lungo di molte persone e istituzioni affinché la gente che abitava questa terra, già affrontando le proprie fatiche prima del terremoto, ora possa continuare a sperare, ad agire, a sognare, a progettare, a lavorare. Ci vuole un grande lavoro affinché si risorga. Vogliamo essere grati alle persone di buona volontà, alla gente del posto e a quella venuta da tante parti dell’Italia e perfino del mondo a darci una mano. Questa terra pur nella fatica di risorgere comunque ha già visto parecchio sudore sulla fronte degli operai, dei progettisti e di tanti altri che lavorano affinché si possa continuare a vivere qui».

Il lavoro perché si risorga è dunque un auspicio, ma anche una condizione per rinascita e fiducia dopo tanta sofferenza.

Le vittime di Accumoli furono: GIOVANNI CANESTRARO, ANA HUETE AGUILAR, GIAMPAOLO PACE, SOFIA ROMUALDI, ANDREA TUCCIO, RICCARDO TUCCIO, STEFANO TUCCIO, GRAZIELLA TORRONI, VINICIO VALENTINI, DINA BORDO, ASSUNTA VALERI.