La soluzione del buon senso è l’ultima a cui pensano gli specialisti

Il grande editore francese Bernard Grasset diceva che “la soluzione del buon senso è l’ultima a cui pensano gli specialisti”.

Proprio a questo proposito ci chiediamo a cosa deve aver pensato l’Assessore ai Servizi Sociali, quando la Ria.H. srl lo scorso 28 marzo ha chiesto formalmente al Comune di Rieti di non procedere all’aggiudicazione definitiva dell’appalto riguardante la gestione del Centro “S. Rigliani” di Greccio, non potendo garantire la ri-assunzione di 3 lavoratrici precedentemente occupate dalla cooperativa Casaligha, che ha gestito il centro continuativamente per ben cinque anni fino al dicembre 2012.

Data in cui non viene rinnovato il servizio e si procede con procedura d’urgenza alla pubblicazione di un bando “natalizio” per pochi intimi.

Si tenga bene a mente il pensiero di Grasset perchè tornerà utile una volta ripercorsa la vicenda del Rigliani.

Le perplessità sorgono con la pubblicazione all’Albo Pretorio di due determine con le quali l’Assessorato ai Servizi Sociali prende atto della rinuncia il 24 luglio scorso (non quindi il 28 marzo) con la garanzia della società Ria.H., nelle more del nuovo affidamento, di continuare all’espletamento del servizio fino all’8 settembre.

Sorge, allora, spontanea una prima domanda: se la Ria.H. era rinunciataria a fine marzo come può, invece, impegnarsi al mantenimento della gestione fino a settembre? Ciò significa che la società durante i mesi scorsi ha continuato a rendere quel servizio al Comune e quindi ha diritto al giusto pagamento della prestazione resa.

Dalla documentazione rintracciata presso il Settore Finanziario, scopriamo infatti che il 28 giugno è stata liquidata una prima fattura di 18.250,00 euro in favore della Ria.H. e che la stessa ha continuato ad emetterne altre, fino al 1° luglio, per ulteriori 15.000,00 euro, e quindi per complessivi 33.250,00.

E l’Associazione Superabilità, che si era offerta di sostituire la Ria.H. rinunciataria e di garantire l’assistenza agli utenti con una compartecipazione alle spese da parte delle famiglie, che fine ha fatto? Ha svolto, nel frattempo, anch’essa il servizio, insieme alla Ria.H.? Ha ricevuto un compenso per il servizio o ha fatto un’opera pia?

In tutto questo contesto ci si dimentica con reiterata noncuranza, guarda caso, proprio delle lavoratrici che hanno atteso in questi mesi l’emissione di un nuovo bando sperando di potersi ricollocare, convinte dell’effettiva rinuncia della Ria.H.

Il buon senso, allora, di cui all’inizio si accennava?

L’Assessore e al suo dirigente avrebbero dovuto prendere subito atto della rinuncia, affidare d’urgenza il servizio ad un altro soggetto (in questo caso il presupposto dell’urgenza ricorreva eccome, e non quando sono stati fatti affidamenti alla Coop. Nemo) e contemporaneamente bandire una nuova gara.

Valutare, infine, se il comportamento tenuto dalla società avesse o meno prodotto danni all’Amministrazione, nel qual caso chiederglieli, nell’esclusivo interesse del Comune, che l’Assessore dovrebbe tutelare.

Ma il lettore però non ha fatto bene i conti con le capacità paranormali dell’Assessore “tecnico” prestato alla politica, la quale ha preso atto della rinuncia “solo” quattro mesi dopo, permettendo così alla Ria.H. di continuare ad essere pagata e affidando il servizio, in attesa di conoscere il nome del nuovo aggiudicatario, nientepopodimeno che… allo stesso soggetto che aveva rinunciato!

Come si fa a non complimentarsi, anche in questa occasione, con l’Assessore Mariantoni!

Sul nome del possibile nuovo aggiudicatario mi permetto, caro Assessore, di azzardare un’ipotesi: un’associazione temporanea d’impresa (A.T.I.), composta da Ria.H. e Coop. Nemo, così da giustificare i curiosi intrecci di stessi nominativi, titolari di cariche sociali, che si ripetono da una parte e dall’altra.