La Rieti dei complessi…

Poco prima dell’evento “70 chitarre per Fernando” (26 luglio a Fonte Cottorella) abbiamo ricordato la figura di Fernando Palmari grazie alle parole di Aldo Lafiandra, organizzatore  dell’iniziativa e amico di questo grande talento reatino.

Aldo, se dovessi tracciare un ritratto di Fernando Palmari in due parole?

Mettiamola giù così: la voce di Fernando era meravigliosa. Poteva cantare qualsiasi genere: dal rock al melodico dal jazz alle canzoni napoletane, dallo swing alle canzoni italiane…

La attività musicale fu lunga e piena di successi…

Iniziò a cantare presto e incise un 45 giri: “Chiedo” / “È vero”, un buon successo. Ha cantato con tutti i più grandi degli anni ‘60: Little Tony, Jimmy Fontana, Fred Bongusto, Giancarlo Guardabassi. Tra i musicisti ha incontrato tra gli altri Gino Marinacci e poi Carlo Alberto Rossi.

Erano anni ricchi di stimoli e innovazioni…

Sì, dopo un po cominciarono a farsi avanti i primi complessi. C’era il cantante e poi il gruppo. Lo fece Peppino di Capri, lo fecero tanti altri. Così anche lui si mise con un complesso di Rieti.

Funzionava bene?

Quando cominciò a cantare con The Friends si adeguò al Beat e al genere dei Complessi dell’epoca. Partecipò al Festival dei Complessi nel 1965 suonando insieme a Mike Liddel & gli Atomi con “La tua immagine”, poi tante e tante serate in tutta Italia. Tutto questo fino al 1968. Poi il gruppo dei Friends si è sciolto.

Come andò?

Nel solito modo: chi se ne andò per motivi di studio, chi per lavoro è dovuto andare andare fuori Rieti…

L’inciampo però non scoraggiò Fernando…

Infatti. Con Luciano Forgini e Claudio Ursicino dette vita ai Mahatma, ai quali ci uniamo anche io e Leonida Forgini. Forse, per oltre 12 anni, siamo stati a Rieti il gruppo più completo di quei anni. La disco music, e il liscio, poi, hanno ucciso la musica dei gruppi, che si rifaranno negli anni a seguire.

Quale era il rapporto tra Rieti e Palmari?

La gente di Rieti lo ha sempre amato, dagli anni ‘50 fino a qualche anno fa. Ogni occasione era buona per far sentire la sua voce, nelle serate con gli amici, nelle gite, ai pranzi di matrimonio, comunioni, cresime ecc. Mi diceva «Aldo te la sei portata la chitarra? Dai, cominciamo con Battisti…» poi Massimo Ranieri, Little tony, Celentano, Barry Rayan (Eloise), i Deep Purple, i Genesis, i Beatles…

Un repertorio piuttosto eterogeneo!

Mi spellavo le dita. Un bassista a suonare la chitarra! E poi fagli il controcanto! Era intonatissimo, un tempista, svisava con la voce… era un vero professionista. Ora non c’è più, ma ha lasciato a tutti noi la sua musicalità e la sua grande generosità.