Imprese artigiane sempre più in sofferenza: ancora giù l’edilizia, pagamenti a singhiozzo

È ancora crisi per il settore dell’edilizia: nel terzo trimestre del 2014 il numero di imprese artigiane delle costruzioni è pari a 409.222, con un calo del 3,2% rispetto allo stesso trimestre del 2013. In 5 anni hanno chiuso oltre 49 mila imprese artigiane edili.

L’ultimo rapporto di ANAEPA-Confartigianato sulla situazione del comparto delle costruzioni, conferma la difficile congiuntura economica che sta ancora colpendo duramente imprese e lavoratori delle costruzioni che dura da ben 7 anni. In 6 anni l’occupazione del settore è crollata del 23% con meno 406.200 occupati e solo nell’ultimo anno i posti di lavoro persi sono quasi 60.000. Nel terzo trimestre la contrazione si attesta a – 3,7%. In discesa anche il valore aggiunto delle costruzioni che nel 2013 scende del 5,8% su base annua e la produzione, che nel periodo gennaio-settembre 2014 è calato del 6,9%.

Dati negativi si sono registrati anche per i crediti erogati dalle banche: le imprese del settore costruzioni sono anche quelle che ‘soffrono’ maggiormente la diminuzione dei finanziamenti bancari e tra giugno 2012 e settembre 2014 lo stock di credito è calato del 10,3% rispetto alla flessione del 4,6% registrata dal totale delle imprese.

Spunti positivi potrebbero arrivare dagli incentivi per le ristrutturazioni edili e il risparmio energetico. Confartigianato valuta che nel terzo trimestre di quest’anno sono 2.337.541 i proprietari di immobili orientati ad effettuare nei prossimi 12 mesi un intervento di manutenzione sulla propria abitazione, nonostante il loro numero sia sceso del 1% rispetto ad ottobre 2013.

A pesare sui bilanci delle imprese anche i ritardi di pagamento da parte delle Pubbliche Amministrazioni: da gennaio a settembre 2014, in Italia, abbiamo sì registrato qualche miglioramento sul fronte dei tempi di pagamento della Pubblica amministrazione nei confronti delle piccole imprese fornitrici di beni e servizi. In 9 mesi si sono accorciati, in media, da 104 a 88 giorni. Ma restiamo comunque distanti dal termine dei 30 giorni imposto dalla legge.

Un sondaggio Confartigianato su un campione di imprese artigiane dislocate in tutta Italia, mostra che gli Enti pubblici più virtuosi sono le ASL che a settembre riescono a saldare le fatture in 75 giorni, rispetto ai 106 giorni rilevati a gennaio 2014. Più lenti i Comuni con 89 giorni rispetto ai 104 di gennaio. Peggiore, rispetto alla media nazionale, la situazione nel Mezzogiorno dove la Pa impiega 108 giorni per saldare le fatture alle imprese (erano 122 a gennaio 2014). L’area del Paese che ha visto la maggiore diminuzione dei tempi per saldare le fatture è il Centro, passato dai 117 giorni del 2013 ai 96 di settembre 2014. Il Nord, pur registrando una contrazione più ridotta, resta la zona d’Italia in cui la Pa è più virtuosa, tra 79 e 81 giorni i tempi medi di pagamento, nonostante superi la soglia dei 30 giorni.

Il problema dei ritardi di pagamento rispetto al limite legale è diffuso tra tutte le aziende, ma particolarmente sentito tra quelle del settore costruzioni, dove solo l’8% delle imprese viene pagato entro i 30 giorni dalla fatturazione. Le cose non migliorano nei rapporti commerciali tra privati: per il 36,6% delle imprese i tempi di pagamento si sono allungati, a fronte del 50% di imprenditori che non hanno rilevato cambiamenti, mentre appena il 13,9% dei creditori rileva un calo dei tempi per il saldo delle fatture.

“Le nostre imprese – sottolinea il Presidente di Confartigianato Imprese Rieti, Sauro Antonelli – hanno bisogno di certezze sul diritto a veder finalmente onorati i loro crediti. Una volta risolto definitivamente il problema dei debiti accumulati in questi anni, per evitare che il fenomeno si ripeta occorre finalmente adottare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti verso la PA”.

“La compensazione, prevista tra i criteri della legge delega di riforma fiscale – spiega il Presidente di Confartigianato Imprese Rieti – rappresenta la strada più semplice per restituire risorse e serenità agli imprenditori. Confartigianato la indica da tempo. Si tratta di fare leva proprio sulla doppia veste dello Stato: esattore e pagatore, consentendo agli imprenditori la compensazione tra i crediti che vantano nei confronti della Pubblica amministrazione con le imposte e i contributi da pagare al Fisco. Parliamo di una somma di 26 miliardi che equivale ai versamenti allo Stato effettuati in un anno dalle imprese fornitrici di beni e servizi alla Pa. Questa operazione equivarrebbe a una iniezione di liquidità, servirebbe ad allentare la morsa che schiaccia gli imprenditori e aprirebbe finalmente la stagione di rapporti di fiducia tra Stato, Regioni, Enti locali e imprese”.