Alla Giornata della Parola, la riflessione su quanto “tenera” e amorevole sia la Parola di Dio l’ha offerta abbondantemente la seconda parte dello speciale pomeriggio a sfondo biblico, nella lectio sulla bella pagina lucana dei discepoli di Emmaus presentata in Cattedrale dal biblista francescano Maurizio Guidi e nelle testimonianze di due vite riscaldate dalla Parola. Riscaldate, proprio come quei cuori fatti ardere dal Risorto che ai due discepoli delusi, in cammino da Emmaus a Gerusalemme, fa compiere un “viaggio nel viaggio”, ha evidenziato il frate cappuccino Guidi – docente alla Gregoriana – nell’appassionata rilettura esegetica del brano.
Lo fa, Gesù, accostandosi a loro che sono già in cammino, quindi condividendo la scelta dell’uomo, come fece Dio con Abramo che era già in cammino verso la terra di Canaan e che in realtà obbedendo a Dio dà un senso al proprio progetto: «L’obbedire a Dio è realizzare la libertà dell’uomo, perché Dio, fin dal giardino di Eden, cammina con la creatura forgiata a sua immagine e l’accompagna sui passi che essa sceglie di percorrere», ha rimarcato il biblista, che ha voluto evidenziare quanto la tenerezza di Cristo si manifesti anche nella sua attenzione pedagogica: accostandosi loro, «Gesù non rimprovera né detta la via ai discepoli, ma assume pazientemente il loro passo, ascolta il loro sfogo e fa tirar fuori tutto il rammarico che portano dentro. “Di che cosa parlate?”. Ed essi raccontano, e raccontando mostrano la loro visione di quella vicenda, che interpretano secondo il criterio umano con cui verifichiamo tutte le nostre opere, anche quelle pastorali: il successo, la potenza, i numeri, la partecipazione, la dimostrazione di forza verso qualcuno. Criteri che i due discepoli hanno visto infrangersi sul duro legno della croce, legno sul quale deve sbriciolarsi su ogni logica umana che non parta e non ritorni alla gratuità, quella gratuità che non misura l’efficacia di un’azione educativa e pastorale dai like ricevuti su una pagina web!».
Dall’aprire il cuore all’intelligenza delle Scritture, il cammino del racconto conduce all’arrivo a Emmaus. Il biblista si è voluto soffermare sul valore di quel sedersi a tavola di Gesù che, rispondendo all’invito “Resta con noi” che ricorda tanto le suppliche dei salmi, illumina il declinare del giorno: in realtà una “sera” simbolica, non reale: la notte della delusione, «il buio che subentra nella vita del discepolo ogni volta che la parola sembra allontanarsi e non parlare più» e nella condivisione, nel cenare insieme, si ritrova la luce.
Di qui la forza di ritornare a Gerusalemme e riprendere la via del discepolato e della missione, che è, nella prospettiva dell’evangelista Luca, annuncio di misericordia, di riconciliazione. Ogni evangelista, ha spiegato Guidi a conclusione della lectio, «specifica in modo diverso la missione della Chiesa: per Matteo la comunità è invitata a fare discepoli tutti i popoli mediante il coinvolgimento fraterno e familiare che ha il modello nel Padre celeste. Per Luca invece la comunità è innanzitutto annunciatrice di perdono, testimone di riconciliazione. Dedicare un anno alla riflessione su un evangelista significa assumere le sue prospettive e la sua sensibilità. Il perdono e la riconciliazione sono allora per Luca non una cosa tra le altre, ma la missione della Chiesa, missione riconciliatrice che prende vita dove tutto ha avuto origine: Gerusalemme. Occorre ripartire da qui, per ricominciare, come dice Luca, da Gerusalemme. Testimoni di perdono, di ricomporre tutte quelle fratture che sono di scandalo all’unico corpo di Cristo».