Il vescovo alla Messa Crismale: «Essere raccolti per raccogliere»

«La Chiesa, anche quella che vive a Rieti e nel reatino, esiste se “si raduna” se tiene fisso lo sguardo su Gesù e vive l’attesa di ascoltarne la parola che si compie nella sua persona». È stato il vescovo Domenico, durante la Messa del Crisma, celebrata ieri in Cattedrale, a guidare i presenti – sacerdoti, diaconi e tantissimi fedeli – verso l’essenziale.

La Parola è quella del Maestro: «Chi non raccoglie con me, disperde»: «È solo Cristo – ha sottolineato il vescovo – che compie il miracolo, raccogliendo in unità persone diverse, sensibilità spesso agli antipodi, esperienze contradditorie».

«Così – ha aggiunto mons. Pompili – siamo al punto decisivo: può raccogliere solo chi è raccolto. Chi è lacerato, chi vive superficialmente, dissipato in mille distrazioni, sballottato da spinte ed ambizioni, come potrebbe lui che non è raccolto, raccogliere? Solo chi è raccolto, a sua volta, raccoglie, raduna e riunisce».

«Vale in primo luogo per noi pastori» ha ricordato a se stesso e ai sacerdoti don Domenico:

Raccoglimento significa andare al punto in cui tutti si ritrovano, che è solo Dio e il senso della vita. Raccoglimento significa andare in profondità e non semplicemente in estensione, moltiplicando gli impegni. E questo non può accadere senza forza di volontà, senza la pazienza, senza tendere sempre a quel centro. Per noi questo significa abbandonare una certa mentalità da single, peggio da scapolo: “faccio come voglio, non devo render conto a nessuno, vivo alla giornata”.

«Oggi – ha riconosciuto il vescovo – c’è bisogno di pastori ‘raccolti’, concentrati sull’essenziale e non distratti. Specie oggi quando la società è scombussolata oltre che dal terrorismo, da problemi assillanti: il lavoro e la tenuta familiare. E spesso si fa strada la lotta di tutti contro tutti e si finisce per perdere il senso di un destino comune mentre ciascuno pensa di cavarsela per proprio conto».

Ma il raccoglimento non si improvvisa. Per questo mons. Pompili ha suggerito tre strategie concrete per tendere alla meta: «Il punto di partenza è “abitare con se stessi”. Cioè, stare in compagnia di se stessi, senza spingersi sempre fuori dal nostro habitat più generativo, che è il silenzio. Solo così ci immergeremo nel nostro servizio fatto di piccole cose, all’apparenza ripetitive, grazie alle quali però passa la vita».

«Non molte cose, ma intensamente è lo stile che ne consegue. Non moltiplicare alla rinfusa le iniziative, ma agire con costanza e qualità, a cominciare dalla vita sacramentale, di cui l’olio, il pane e il vino, l’acqua sono il segno più eloquente».

E, infine «“cercare Dio”, in tutte le cose, riconoscendo la sua presenza e la sua azione nel mondo, ben prima che arriviamo noi. Lui ci precede sempre».

Tre strade per “essere raccolti e raccogliere” di cui ha particolare bisogno la nostra Chiesa locale perché, «è frammentata in tante comunità, spesso piccolissime, che rischiano il senso dell’abbandono, se non c’è qualcuno che nella sua persona sappia far combaciare l’attenzione al singolo e la cura per l’insieme».

Omelia della Messa crismale 2016

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