“Il sottosviluppo sostenibile” secondo Luigi Conti

«La grande maggiorana dei nostri contemporanei si trova a vivere una situazione senza precedenti: ognuno di loro abita meglio, è nutrito (molto) meglio, è più riparato dalle malattie e dagli eventi naturali avversi e più predisposto a raggiungere l’età più avanzata di qualunque suo antenato dalla creazione ad oggi.

Nell’ultimo secolo la mortalità infantile è diminuita del 90% e quella materna del 99%, e, in generale, l’aspettativa media di vita è raddoppiata. Possiamo aspettarci che tutto questo continui, o hanno ragione quelli che ci dicono che stiamo raggiungendo i limiti naturali del nostro sviluppo e abbiamo scelta soltanto tra un immediato cambiamento di stile di vita o l’estinzione?

Queste domande non hanno solo un rilievo politico ed economico, ma hanno prima di tutto un rilievo etico, o se volete, bioetico» e a farsele è stato Luigi Conti, che di questi temi parlerà a Contigliano, presso la Biblioteca comunale, domani 24 maggio, alle ore 17, presentando al pubblico il suo recentissimo libro dal titolo “Il sottosviluppo sostenibile. Ambiente, risorse, popolazione per uno sviluppo compatibile con l’uomo”. Con lui, a discuterne, ci sarà il prof. Gianfranco Formichetti.

Luigi Conti, 50 anni, un lavoro di dirigente nell’azienda vivaistica del padre Gaetano, assai conosciuta e stimata da oltre cent’anni a Rieti, possiede una brillante laurea in giurisprudenza conseguita all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e da poco è laureato con licenza in bioetica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Egli tiene a dire che il suo già ricco curriculum, di cui non fa nessun vanto, ha innanzitutto un prezioso tesoro, che non è di natura culturale, ma sono i suoi sette figli avuti come frutto dal matrimonio con la signora Marina Salvi, famiglia anche questa assai popolare a Rieti, e dono provvidenziale per una coppia di sposi aperta alla vita.

Conti cercherà di dare risposte adeguate alle domande che lo hanno interrogato da sempre e, più recentemente, nel corso degli studi di bioetica. Gli argomenti trattati non sono di un interesse casuale, bensì di grande attualità. Conti li affronta con freddezza ed estrema lucidità, dimostrando sufficiente e documentata competenza, assoluta obiettività, equilibrata dialettica. Chi lo conosce sa che è anche un buon affabulatore e ciò arricchisce la sua scrittura, impreziosendola con evidenti constatazioni spesso venate di garbata ironia innanzi alla matematica dimostrazione (e per mezzo di inoppugnabili statistiche ufficiali!) dei clamorosi fallimenti di profezie catastrofiche annunciate clamorosamente e non verificatesi, grazie a Dio.

Tutto questo è riguardo all’evolversi del numero della popolazione mondiale, delle tematiche ad esso legate, dei colossali risultati ottenuti nelle produzioni agricole e conseguentemente di cibo disponibile e dei relativi consumi, del riscaldamento globale e d’altro ancora. Dei mancati accadimenti, ne fa le spese all’inizio del libro addirittura il segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, che nel 1969, in un testo ufficiale scrisse: “Non vorrei sembrare troppo drammatico, ma posso solo concludere, dalle informazioni a me disponibili come Segretario Generale, che i paesi membri delle Nazioni Unite hanno forse altri dieci anni nei quali tacitare i loro annosi dissidi e lanciare una partnership globale per limitare gli armamenti, migliorare l’ambiente umano, scongiurare l’esplosione demografica e fornire l’adeguata spinta agli sforzi per lo sviluppo. Se questa partnership globale non verrà forgiata nella prossima decade, io temo molto che i problemi che ho menzionato avranno raggiunto proporzioni così enormi da essere al di là della nostra capacità di controllo”.

L’altro a far le spese delle proprie catastrofiche previsioni sull’avvenire, fu un mito, l’entomologo Paul Ehrlich, che nel 1968 coniò il termine di bomba demografica accoppiandola, quanto ad esiti, a quella atomica “spiegando, al mondo intimorito dalla guerra fredda, che non deve aver paura solo delle bombe atomiche, perché sarà la sua stessa popolazione, nel giro di pochi decenni, a soffocarlo e portarlo al collasso”. E questo ed altro nel suo libro di successo “The population bomb, Ballintine books 1968”.

Una delle risposte che dà Conti al riguardo, è la storia e la preistoria della rivoluzione verde, quella che negli ultimi due secoli ha condotto pensatori quali Malthus, Ricardo e Smith a ritenere di essere giunti alla fine della storia, perché s’erano esaurite tutte le aree coltivabili e seminabili a grano che allora avevano rese di 3 o 4 quintali. Anche quella previsione fu clamorosamente smentita quando, grazie a Strampelli, ai successi di Salmon e di Borlaug, si giunse fino alla rersa di 30 quintali per ettaro quasi ovunque e nella Piana reatina addirittura a 65. Nell’affamata India, si arrivò a conseguire l’autosufficienza e perfino all’esportazione di grano. Borlaug, che risolse il problema in Messico, nel 1974 ebbe per questo il Nobel per la pace. Il grande Ehrlich, che lo inseguiva disperatamente, non l’ebbe mai. In The population bomb aveva scritto riguardo all’India: “Devo ancora incontrare qualcuno che conosca la situazione e che creda che l’India sarà autosufficiente per quanto riguarda il cibo nel 1971” e ancora “L’India non potrà mai sfamare i duecento milioni di abitanti in più che avrà entro il 1980”. Annota Conti al riguardo, assai maliziosamente: “Non è facile pubblicare profezie e sbagliarle prima ancora che si asciughi l’inchiostro, ma c’è chi ci riesce”.