Giugno Antoniano Reatino

Il primo presepe e la creatività di Francesco: il Giugno Antoniano si apre nel segno dell’Ottocentenario

È stato presentato nella prima sera del Giugno Antoniano il libro «Una gioia mai provata» di padre Enzo Fortunato

«Buonasera brava gente». Esordisce nel più francescano dei modi padre Enzo Fortunato salutando il pubblico che nel chiostro di Sant’Agostino è giunto per ascoltarlo in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Una gioia mai provata, dedicato alla notte del Natale di Greccio del 1223, quando san Francesco inventa il primo presepe. Un appuntamento organizzato dalla Pia Unione Sant’Antonio di Padova che ha voluto portare all’interno dell’edizione 2023 del Giugno Antoniano un riflesso dell’Ottocentenario francescano.

Il via vai dei fedeli nell’attigua basilica di Sant’Agostino, infatti, ben si accorda con il desiderio della Pia Unione di approfondire gli aspetti culturali, oltre che religiosi, che accompagnano il saio del frate giunto in Italia da Lisbona. E l’importante anniversario, che coinvolgerà fino al 2026 anche La Verna e Assisi, contiene tratti determinanti del francescanesimo e della vita stessa di Francesco. La sua, ha sottolineato padre Fortunato, era una personalità “creativa” e in qualche modo il presepe è una risposta a un momento di incomprensione con il mondo, con la Chiesa che chiede la riscrittura della Regola perché venga approvata, con il movimento dei frati, divenuto ormai troppo grande perché il fondatore riuscisse a governarlo.

«Quando ci sentiamo incompresi o viviamo un fallimento, solitamente diventiamo aggressivi», ha notato padre Fortunato. «Francesco no, non lo sentite mai parlare male. Usa un altro linguaggio», o ne inventa uno se ne ha bisogno. E il presepe, tra le tante cose, è forse anche questa ricerca di una comunicazione diversa, di un modo alternativo di spiegarsi, di dire le cose che il santo sente vere, ma ancora incomprese dalla Chiesa e dalla società. Come detto da papa Francesco durante l’udienza concessa alla redazione della rivista “San Francesco”, occorre «Comunicate la bontà», ed è questo che accade nel presepe. Si dice della bontà di Dio che si incarna nella più fragile delle creature, nella più improbabile e stentata delle situazioni. Una vittoria che fa leva sulla tenerezza e non sulle armi. Ed è questo affacciarsi di Dio nel mondo, questo suo manifestarsi inerme, questo suo essere alla portata di ciascuno la «Gioia mai provata».

Questo senso profondo della povertà come «povertà di Dio» è ciò che rende san Francesco tanto amico degli ultimi, dei lebbrosi, degli afflitti di ogni genere. E anche questo è ciò che il presepe ancora oggi comunica a noi. Padre Fortunato ne ha fatto un invito alla cura e all’amore del prossimo che non può essere ignorato, che deve diventare prassi concreta, atteggiamento di vita, possibile nuova incarnazione dell’amore del Signore per tutte le creature.

Al tavolo della presentazione, erano presenti anche i sindaci di Greccio e Rieti, Emiliano Fabi e Daniele Sinibaldi, che hanno sottolineato l’importanza dell’Ottavo centenario francescano come opportunità per il territorio e come riscoperta di un orizzonte di valori che può a sua volta essere motore di sviluppo di umanità oltre che di economia. Prima delle conclusioni, il saluto del vescovo Vito, che ha ricordato come il recupero della spiritualità francescana nel reatino sia un’attenzione viva già da diversi anni, non da ultimo con iniziative come la Valle del Primo Presepe. «Lo sguardo per le nuove generazioni mi pare molto importante», ha aggiunto mons. Piccinonna, che ha allargato l’orizzonte al momento di guerra che stiamo vivendo: «Il presepe deve portaci a guardare con onestà anche ciò che va in altro modo, diametralmente opposto, rispetto al messaggio di Francesco. Il nostro dovrebbe essere un tempo di ravvedimento, per non richiamarci invano a un evento unico che ha ancora tanto da dire a tutti noi».