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Il presepe e le sue storie: un messaggio grande che ci supera

Presentato dal vescovo Vito nel salone parrocchiale di Santa Maria Madre della Chiesa un libro speciale celebra l'ottocentenario del presepe raccontando storie antiche e moderne legate alla sua creazione e significato, invitando a una riflessione profonda sull'essenza del Natale

Nell’editoria a sfondo religioso, il presepe abbonda in questo ottocentenario della sua invenzione. Ha trovato spazio anche in centro nazionale di AC, nella sua area editoriale e nel catalogo dell’Ave, l’editrice della maggiore associazione ecclesiale, che ha dato alle stampe Il presepe e le sue storie: un agile libretto curato da Paolo Reineri, giornalista pubblicista e docente di scuola media, che dirige le riviste dell’Acr Foglie e Ragazzi. A firmarne la prefazione, monsignor Vito Piccinonna, legato all’Azione Cattolica di cui è stato a livello nazionale assistente per il Settore Giovani. E da pastore della diocesi che custodisce la memoria dell’invenzione francescana del presepe, ha volentieri offerto il suo contributo alla pubblicazione, accogliendone anche un momento di presentazione a Rieti.

Svoltosi nel salone della parrocchia Santa Maria Madre della Chiesa, ha visto lo stesso don Vito intervenire insieme al curatore Reineri. Da Piccinonna l’invito a lasciarsi “provocare” da Francesco senza la pretesa di esserne interpreti, visto che ognuno è chiamato a fare la propria esperienza personale dinanzi al mistero del Natale. Un messaggio grande «che ci supera», quello che nasce da Greccio, ha detto Piccinonna. E il presepe, se ci si confronta con l’esperienza che visse san Francesco otto secoli fa, dovrebbe spingerci a interrogarci più che a commuoverci: quella rievocazione della grotta di Betlem in quel Natale 1223 il Poverello volle farla per «vedere le mancanze e i disagi» del neonato, mentre noi «nel raccontare il presepe ne usciamo sempre soddisfatti e invece dovremmo uscirne sempre un po’ mancanti».

Francesco «davanti al presepe ha tenuto aperti gli occhi e sostiene ancora oggi, con un messaggio mai superato, lo sguardo aperto della comunità cristiana, come pure di tanti uomini e donne in ricerca, verso quelle tracce di Infinito che chiedono di essere riconosciute e percorse con originalità, senza scimmiottamenti, ma con audacia», le parole scritte dal vescovo di Rieti nella prefazione al libro, che il curatore Reineri ha illustrato.

In esso si trova un contributo sulla ricchezza spirituale del presepe, a firma del ministro generale dei Frati Minori, fra Massimo Fusarelli. All’arcivescovo di Genova Marco Tasca, francescano conventuale (già ministro generale dell’ordine), è stato chiesto di comporre una apposita “preghiera davanti al presepe” che occupa una paginetta del libro, dove l’illustrazione dell’episodio di Greccio 1223 è affidata alla penna di un altro esponente dell’Azione Cattolica (già responsabile nazionale Acr), Luca Marcelli, docente e dottore di ricerca in Storia del cristianesimo.

Reineri ha presentato nello specifico il proprio contributo che occupa circa metà del libro: “Il presepe dei pastori”, che costituisce un libero adattamento in prosa di un’opera seicentesca, il dramma sacro intitolato Il vero lume tra le ombre, ovvero la spelonca arricchita per la nascita del Verbo incarnato, meglio nota come La cantata dei pastori, composto dal gesuita palermitano, attivo a Napoli a fine XVII secolo, Andrea Perrucci: una storia in cui la narrazione evangelica si intreccia con la fantasia popolare particolarmente viva nel calore napoletano, in cui i protagonisti della Natività – Maria e Giuseppe – affrontano insidie di diavoli e sperimentano aiuto di angeli con il coinvolgimento di pastori, cacciatori, pescatori (fra loro il noto Benino, il pastore dormiente caro alla tradizione dei presepi, e Razzullo, scrivano napoletano inviato in Palestina per il censimento) che alla fine possono adorare il Bambino.

Una “immersione di vissuto umano” nella vicenda del Natale che rende carico di signicatività il presepio, come papa Francesco ha espresso nella Admirabile signum, l’esortazione apostolica firmata a Greccio quattro anni fa, il cui testo è riportato a chiusura del libretto dell’Ave.