Il diritto al tetto: il nuovo “Piano casa” e l’alternativa dell’edilizia sociale

Il nuovo “Piano casa” della Regione Lazio poggia su quattro pilastri: recupero dell’edilizia esistente, riqualificazione del patrimonio dismesso, snellimento delle procedure burocratiche e risposta all’emergenza abitativa.

Il Piano, a cominciare dal 2011, anno della sua approvazione, sta prendendo sempre più forma. L’ultima disposizione normativa che fornisce spiegazioni per la sua corretta applicazione è la circolare n. 184 dell’8 maggio 2012. A precedere tale atto, lo scorso gennaio c’è stata l’approvazione della prima circolare esplicativa, la n. 20 del 26/01/2012. Procedendo sempre a ritroso, il punto di partenza è la legge regionale n. 10 del 13 agosto 2011; tale intervento integra e apporta modifiche alla legge regionale n. 21 dell’11 agosto 2009.

I punti chiave.

Il “Piano casa” si applica a tutti gli edifici realizzati legittimamente ma anche a quelli che hanno acquisito il titolo abitativo. È applicabile anche a quelli non ultimati purché ne abbiano titolo. C’è la possibilità di ampliamento per le abitazioni delle zone agricole. Sono vietate invece le trasformazioni all’interno degli insediamenti urbani storici, nelle aree a rischio idrogeologico e di demanio marittimo e nei complessi rurali realizzati prima del 1930. Sono previsti anche una serie d’interventi, da parte pubblica e/o privata, volti al cambio di destinazione d’uso degli edifici non residenziali dismessi o non finiti, con lo scopo di recuperare tali volumetrie per abitazioni, riservando un quota fra il 30% e il 35% da destinare a locazione a canone concordato o housing sociale.

C’è un’alternativa.

Secondo l’ultimo censimento Istat, sono 8.605 le famiglie residenti nel Lazio che hanno dichiarato di abitare in baracche, roulotte, tende o abitazioni simili. “Questo numero in crescita, +200% su scala nazionale, non può lasciarci indifferenti”, afferma Fulvio Ferrari, ingegnere che collabora con la Caritas di Roma sul tema delle politiche abitative. “Naturalmente – aggiunge Ferrari – per queste famiglie il ‘Piano casa’ dove si parla di canone concordato per gli alloggi non rappresenta una possibilità, ma forse un’occasione perduta. Siamo alla seconda circolare esplicativa di una norma che ha come unici destinatari coloro che già hanno un tetto e possono ingrandirlo e cambiargli più facilmente destinazione d’uso”; allora per l’ingegnere “il momento è propizio per indicare altre forme di edilizia sociale come l’autocostruzione e l’autorecupero, già regolate dalla legge regionale n. 55/98, attualmente priva di finanziamenti, che consente la realizzazione di alloggi con un abbattimento fino al 60% dei costi rispetto a quelli tradizionali di edilizia economica e popolare”. Per esempio, prosegue Ferrari, “con il gruppo di ricerca di Arte civica del Dipartimento di studi urbani dell’Università Roma Tre e la Caritas diocesana abbiamo cercato di capovolgere la prospettiva delle politiche per l’emergenza abitativa, considerando i destinatari dell’intervento come i protagonisti della propria rinascita, provando a restituire loro dignità attraverso l’autocostruzione della propria abitazione e la creazione di una realtà produttiva sostenibile”. “L’autocostruzione – conclude – non può essere la soluzione dell’emergenza abitativa, ma senza dubbio è una possibile alternativa”.

Luci e ombre.

Secondo Luigi Di Fazio, presidente di “Federabitazione Lazio” di Confcooperative, i punti di forza del Piano “sono quelli di aver affrontato il tema con ampiezza d’interventi, dall’urbanistica all’edilizia, dalle procedure all’emergenza casa, dalla riqualificazione al recupero del patrimonio edilizio esistente; di essere intervenuto al centro di una grave crisi con sufficiente tempismo e di aver liberato nuove possibilità d’investimenti”. Accanto agli aspetti positivi ci sono dei punti di debolezza, che Di Fazio individua nel fatto che “si tratta di un provvedimento omnibus, che contiene tutti i limiti del caso, si muove sull’emergenza; è uscito dai confini creando contrasti con altre competenze istituzionali come il governo nazionale; ha liberalizzato, ma avrebbe dovuto snellire maggiormente le procedure amministrative”. Inoltre, per il presidente di “Federabitazione Lazio”, “il provvedimento non tratta in maniera organica il tema casa, in particolare quello che riguarda l’emergenza abitativa delle nostre città e l’abitazione a costi calmierati e sostenibili” e non contempla “la creazione di un sistema che, in base alla sussidiarietà, si articola in una forma che partendo dall’oggi guarda almeno al medio termine”. Infine, Di Fazio fa una riflessione sulle ricadute economiche e dice che “ci sono e non sono piccole e altrettante potrebbero essere quelle occupazionali; si tratta di vedere però, se in questa fase i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche sono in grado di mettere in campo risorse per ottenere il massimo dalle potenzialità offerte dalla legge”.