I sacerdoti: solidali con tutti

Domenica 25 novembre la Giornata nazionale per il sostegno economico

In vista della Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero, che si celebrerà domenica 25 novembre in tutta Italia, la Conferenza episcopale italiana tramite il “Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica” ha promosso una serie d’iniziative di sensibilizzazione dei fedeli. Ne parliamo con il responsabile del Servizio Cei, Matteo Calabresi.

A che punto è il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica?

Sin dalla sua istituzione il Servizio ha sviluppato la propria azione attorno ai due pilastri dell’8×1000, vale a dire le firme sulla dichiarazione dei redditi per la destinazione della quota di Irpef alla Chiesa cattolica, e, come secondo pilastro, alla sensibilizzazione per la raccolta di fondi per il sostentamento del clero nella forma della solidarietà nazionale. La Giornata nazionale che celebreremo domenica 25 novembre è rivolta a questo ultimo aspetto che appare il più difficile da promuovere.

Perché questa difficoltà? La gente ha forse ritrosia a donare per la Chiesa?

No, anzi, da diverse ricerche e indagini che abbiamo svolto, è sempre emerso che il popolo italiano è molto generoso verso la Chiesa e le sue strutture e realtà, a partire dalle parrocchie, missioni, santuari, e così via. Solo che culturalmente i fedeli preferiscono dare direttamente al proprio parroco, alla propria parrocchia, al santuario, alle religiose o al missionario che conoscono piuttosto che fare una donazione che va a finire in una realtà ‘lontana’, come può essere l’Istituto centrale per il sostentamento del clero. Quindi è più una questione culturale che non altro. Il nostro compito è sviluppare questa opera di sensibilizzazione a vasto raggio.

Quali vantaggi ci sarebbero per la Chiesa italiana se aumentassero le offerte dirette per il sostentamento del clero?

Il primo e più evidente sarebbe che si libererebbe una equivalente quota dei fondi 8×1000 attualmente destinati al sostentamento del clero, per essere utilizzati verso altre finalità, quali la carità, gli aiuti ai Paesi poveri, i beni artistici e culturali della Chiesa, le case canoniche e altro. Inoltre se aumentassero tali aiuti diretti si realizzerebbe quello scopo solidaristico che è alla base dell’attuale sistema e che non è invece ancora pienamente capito.

Con quali sistemi e strumenti agite per favorire questa presa di coscienza dell’importanza degli aiuti diretti?

Usiamo strumenti vari, dalla rivista ‘Sovvenire’ che presenta casi, persone, realtà verso cui si dirige la generosità dei fedeli, ai ‘bussolotti’ per la raccolta che in un certo numero di parrocchie, al momento circa 800, sono stati installati e danno buoni risultati. Fondamentale è la presenza d’incaricati e animatori nelle singole diocesi e parrocchie e ovviamente dove i vescovi e i parroci sono più sensibili, la raccolta è più copiosa. In un certo numero di parrocchie ci sono dei volontari che hanno attrezzato dei gazebo con i quali fanno opera di sensibilizzazione nelle Giornate per l’8×1000 o, in autunno, per il sostegno al clero. C’è poi lo strumento del versamento tramite conto corrente o con carta di credito, che può usufruire della deducibilità fiscale per una quota stabilita dalla legge. Insomma, gli strumenti sono diversi. Fondamentale è che si crei la cultura dell’offerta solidale per tutti i preti.

Il vostro servizio propone anche spot e video. Quali riscontri avete?

Gli spot televisivi e i video registrano un riscontro positivo. A breve partirà lo spot per la Giornata del 25 novembre che invita a riflettere sul fatto che i sacerdoti, e spesso solo loro, sono accanto ai più poveri e diseredati. Dura 30 secondi e abbiamo dovuto concentrarvi vari concetti, dalla dimensione spirituale a quella sociale dai risvolti duri. Ad esempio, quando lo scorso anno abbiamo messo in rete i video ‘Questo non è un film’, il riscontro degli internauti è stato molto positivo, decisamente al di sopra di quanto ci si poteva attendere.

One thought on “I sacerdoti: solidali con tutti”

  1. Maria Laura Petrongari

    Io che di sacerdoti e suore ne ho avuti in famiglia, e che ben conosco l’eroismo dei religiosi in terre martoriate da guerre e malattie, esprimo un desiderio. Si avvicina il Natale che si apre con l’annunciazione a Maria, madre della Vita e la rivelazione del mistero di Dio a Giuseppe padre putativo di Gesù. Sarebbe bello se il Bambino Gesù fosse portato in tutte le case di ogni quartiere da ciascun sacerdote o dai Diaconi o dalle suore. Sarebbe una occasione per entrare nelle famiglie e approssimarsi, cioè farsi prossimo di chi magari è solo, sconfortato, separato, abbandonato, povero , si avrebbe meglio la percezione dei bisogni dei bambini, dei vecchi, dei nuclei sempre più mononucleari e potrebbe scaturire anche qualche opportunità di grazia come la riconciliazione ( ex confessione) o richiesta di Comunione. Si acquisirebbero anche indicazioni e spunti per rispondere meglio da parte delle parrocchie alle necessità sia materiali che spirituali dei residenti e comunque delle anime di Dio superando le discriminazioni . Non andare perchè magari si pensa di non essere desiderati è un errore. Una mano tesa non la rifiuta nessuno. E poi noi cristiani dobbiamo portare la gioia nell’incontro e non lacrimose preghiere. Ho molta fiducia nei nostri religiosi che sono una grazia dello Spirito Santo . Le visite potrebbero protrarsi anche oltre le festività strettamente natalizie fino a coprire tutte le abitazioni .Chissà, se si arriverà a Pasqua con il progetto ancora in corso vorrà dire che la vigna del Signore è davvero grande e vale la pena di coltivarla tutta.
    Maria Laura Petrongari (Movimento per la Vita)

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