I giovani, lo studio e il lavoro

Sono trascorsi quasi due mesi dal fatidico “Esame di Maturità”. I giovani maturandi che prima erano alle prese con lo studio, l’ansia e la paura per gli esami considerano, ormai, queste percezioni del tutto passate. I giorni sono “volati” e alla precedente apprensione per le prove, seguite poi dalla sensazione di liberazione che si ha a una volta diplomati, subentra una nuova preoccupazione: l’incertezza del futuro.

Ebbe sì. Sono molti i ragazzi che dopo la maturità sono insicuri sul da farsi. Ci si comincia a porre una serie di quesiti a cui è difficile dare una risposta: «cosa faccio adesso?», «qual è la strada che devo intraprendere?», «Continuare gli studi o cercare lavoro?»

Dilemmi a cui non è facile trovare una soluzione che possa dare conforto. Il “rifugio” sicuro della scuola è oramai alle spalle… e davanti c’è soltanto il grande punto interrogativo del futuro.

Molti decidono momentaneamente di “allontanare il problema” prendendosi il cosiddetto anno sabbatico, ovvero cercano l’ispirazione prendendosi una pausa di riflessione, non sapendo se proseguire con gli studi o buttarsi nel sempre più complicato mondo del lavoro.

La confusione non sta soltanto nel decidere se continuare o meno gli studi, ma anche su cosa scegliere. Quale è la decisione migliore da prendere?

Fare una scelta in base alle proprie passioni ed attitudini o in base alle possibilità lavorative che una facoltà può dare piuttosto di un’altra? Per molti la decisione è chiara sin da tempo: o perché si ha una vocazione particolare o perché magari si tende a proseguire le orme familiari… ma nella maggior parte dei casi la scelta della facoltà universitaria è una lotteria.

Si ascoltano consigli dei genitori, si consultano gli amici, si leggono libretti di guida alle professioni e molto spesso purtroppo si seguono le mode o la massa. Troppi dubbi affliggono i giovani che si vanno avvicinando al mondo universitario.

Da non trascurare è anche il fatto che sono molti i ragazzi che per le questioni di studio non trovano nelle loro cittadine proposte adeguate alle loro aspirazioni. Per questo molti di loro sono costretti ad allontanarsi dalla propria città, dai propri affetti familiari e dalle proprie amicizie, al fine di “trovare” qualcosa di migliore al di fuori delle mura.

Succede anche nella nostra Rieti, una cittadina per molti versi accogliente e tranquilla… ma da questo punto di vista ancora insufficiente: l’offerta formativa è quasi del tutto carente e priva di prospettive. Se si vuole avere ampia scelta bisogna allontanarsi: Roma, Terni, L’Aquila o anche Perugia.

Per non parlare anche del fatto che non tutti i genitori si possono permettere economicamente di mandare a studiare fuori città i propri figli e per questo si devono accontentare ed adattare a cercare nuove soluzioni di vita.

C’è da dire anche che negli ultimi anni l’Università in generale è in crisi. È oramai un fatto certo: il numero delle giovani “matricole”, in Italia, sta calando notevolmente; negli ultimi anni sempre meno neodiplomati hanno deciso di iscriversi alle Università. Quest’ultime non “attraggono” più i giovani come facevano un tempo e le ragioni sono diverse.

Prima tra tutte, come si può evincere anche tra i vari sondaggi sull’argomento, è il fatto che non si vede più il fatidico “diploma di laurea” come una garanzia per trovare un posto di lavoro. Anzi, per molti di loro, dopo anni di studio e sacrificio la prospettiva resta di essere impiegati come i diplomati della maturità: quante volte si è sentito parlare di neolaureati disoccupati od occupati a svolgere lavori del tutto diversi da quello che aspiravano a fare e per cui hanno tanto studiato.

Da non trascurare sono anche i test di ammissione ad alcune facoltà (soprattutto scientifiche) che sono sempre più complicati, difficili e discriminanti e possono essere un deterrente non trascurabile.

Ad ogni modo chi già da tempo si è prefisso come meta la realizzazione, l’approfondimento e l’estensione della propria cultura personale è giusto che ci si impegni per portarla a termine: se si ama lo studio e ci si impegna ottenendo degli ottimi risultati è giusto andare fino in fondo e concludere ciò che si è cominciato. Sicuramente le difficoltà che si possono incontrare sono molte, ma con un po’ di volontà e pazienza i risultati si raggiungono.

La cosa migliore è seguire sempre ciò che si desidera davvero fare.

Non bisogna più credere nell’elevazione sociale di un titolo qualsiasi e nella discriminazione sul piano del prestigio tra laureati e non: la laurea sicuramente è un titolo di merito che da molte soddisfazioni personali, ma non è un parametro tramite il quale si possono giudicare le capacità delle persone.

È giusto fare ciò che si desidera e quindi individuare il prima possibile le proprie aspirazioni ed inclinazioni verso un determinato campo, al fine di dimostrare le proprie capacità con entusiasmo.

Di Elisa LucianiMatteo Targusi