Nella mattinata di domenica 29 maggio, l’Ospedale di Rieti ha ospitato la XV Giornata del sollievo. Promossa dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalla Fondazione Gigi Ghirotti (giornalista de «La Stampa» che, ammalatosi di linfoma di Hodgking dedicò i suoi ultimi anni alla narrazione della malattia) la Giornata del Sollievo è stata istituita nel 2001 con direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri per promuovere la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale. L’evento rientra nell’ambito del tema della umanizzazione delle cure inserito nel Patto della Salute 2014-2016.
Alla manifestazione, che ha visto coinvolti i reparti di Oncologia, Radioterapia, Neurologia, Hospice e Servizio di Psicologia, hanno partecipato circa 25 associazioni operanti nel tessuto socio-sanitario reatino a testimonianza del grande fermento che anima il volontariato locale. Una giornata viva, lucida, armoniosa in cui si è parlato di sofferenza e di riscatto, di solitudine e di incontro, di medicina e di persone. Con i loro vissuti, le loro fragilità, le loro sofferenze, le loro speranze.
Ad introdurre la giornata una Messa celebrata dal vescovo Domenico. Per una coincidenza di calendario la Chiesa celebrava la Solennità del Corpus Domini ed è a partire da questo tema che si è articolata l’omelia di Monsignor Pompili: «Se la Parola incarna la Verità, il Sollievo accompagna la Storia con la leggerezza della Speranza».
«Il giorno cominciava a declinare» ha ricordato il vescovo citando il brano del Vangelo. Il declinare del giorno è il simbolo della condizione esistenziale dell’uomo, alla ricerca continua del benessere e della felicità. In lotta sempre con se stesso ed avvinto da senso di insoddisfazione e di bisogno «di vita, di bellezza, di armonia, di amore». Di fronte a tale domanda la risposta del Maestro è un invito all’azione, al fare insieme e a guardare oltre. A non «arrendersi ai dati» ma ad uscire a gruppi, a relazionarsi ed adoperarsi. L’esempio del «prendere il poco ed arrivare a condividerlo con tutti» guarda oltre «i dati di fatto, di tipo economico e quantitativo»: è un invito a guardare le cose da un punto di vista più alto. La «possibiltà» è nell’ordine della qualità: il poco di molti può essere messo a disposizione di tanti. Così il sollievo è una strada da percorrere insieme rigenerati dallo Spirito che è Amore. Il sollievo «vola sulle ali della professionalità e della umanizzazione».
Ed è qui che si innesta il lavoro delle Associazioni. Tante quelle presenti alla manifestazione: Alcli, Musikologiamo, Lilt, Cittadinanzattiva, Raggio di Sole, Quercia Millenaria, Consultorio Familiare Sabino, Leo Club, Confraternita di Misericordia di Rieti, Gruppo donatori Sangue Fratres ed altre ancora. Tutte presenti per dare voce ai propri servizi, a dire che umanizzare significa tante cose, tante quanti sono gli uomini e le donne che ad esse rivolgono. Come a dire che «per umanizzazione si intende quel processo in cui si deve porre il malato al centro della cura; questo concetto segna il passaggio da una concezione del malato come persona con i suoi sentimenti, le sue conoscenze, le sue credenze rispetto al proprio stato di salute. Si può sottolineare quindi che il processo di umanizzazione consiste sostanzialmente nel ricondurre al centro l’uomo con la sua malattia ed i suoi vissuti».
La persona è al centro dell’atto medico in tutta la sua integrità. Umanizzare vuol dire far incontrare progresso tecnico ed evoluzione culturale ed si declina di necessità in buone pratiche il cui presupposto è un approccio multidisciplinare in cui scienze umane e scienze della natura si integrano e collaborano. Per questo l’umanizzazione delle cure è una proposta antropologica che non è solo riferibile al fine vita, ma che coinvolge tutte le situazioni nelle quali si abbia a che fare con la sofferenza fisica e morale.
In tal senso il richiamo anche della direttrice della Asl di Rieti, Laura Figorilli a nuovi strumenti di sinergia pubblico/privato come l’introduzione dei volontari nei pronti soccorso e la qualificazione del personale infermieristico e la comunicazione del Sindaco Petrangeli della prossima apertura dei “Pua” (Punti Unici di Accesso) ai servizi di accoglienza della domanda, orientamento e presa in carico degli utenti, soprattutto di quelli particolarmente fragili come anziani, disabili gravi, persone con patologie croniche.
Umanizzazione vuol dire accessibilità ai servizi per i disabili motori, abbattimento delle barriere sensoriali, semplificazione delle modalità di prenotazione, informatizzazione, avanzamento tecnologico, comunicazione clinica, medicina narrativa ed altro ancora chiede la vita con lo sguardo rivolto al Cielo.
Foto di Samuele Paolucci