Il futuro dell’ex Snia parte dalla memoria

Sono in corso, grazie al progetto di recupero dell’area e alla sensibilità del Monte di Paschi di Siena, il recupero e il trasferimento dell’archivio della Snia-Viscosa all’Archivio di Stato di Rieti. Si tratta di documenti in cui c’è la storia della più importante industria reatina e soprattutto quella delle migliaia di persone che dal 1925 vi hanno lavorato. Un patrimonio che senza questo prezioso intervento avrebbe rischiato la dispersione. Ancora una volta, dunque, l’Archivio si è dimostrato in prima linea nella conservazione della memoria della città. E in questo caso sembra quasi un salvataggio d’emergenza: dalle fotografie scattate all’interno, si direbbe che i materiali siano piuttosto compromessi.

Abbiamo provato a saperne qualcosa di più da Roberto Lorenzetti, direttore dell’Archivio di Stato di Rieti: «È vero – ci spiega – nel caso dell’archivio della Snia-Viscosa siamo davanti ad una vera e propria emergenza, con le carte tolte dai loro contenitori originali e rimaste per decenni a terra in un ambiente inadeguato, frequentato da animali di ogni genere e poste anche alle intemperie se si considera che tutte le vetrate sono rotte».

Quali difficoltà si incontrano in questo genere di operazione?

Le difficoltà che si incontrano in questo tipo di lavoro sono molteplici. In primo luogo c’è la necessità di far lavorare gli operatori in totale sicurezza, sia dell’ambiente che nella manipolazione delle carte. Numerose parti dell’opificio sono pericolanti e i sopralluoghi precedenti ci hanno fatto individuare gli spazi in cui il lavoro poteva essere svolto con sufficiente sicurezza. La protezione di specifiche tute integrali e mascherine hanno messo al riparo gli operatori dall’inalazione di polveri e muffe e dal contatto con escrementi di vari animali presenti sui documenti.

Che tipo di documenti sono?

Si tratta di un classico archivio di fabbrica. Quindi non troveremo i documenti relativi alle scelte strategiche della Supertessile e poi Snia-Viscosa che venivano decise altrove. Qui si trovano le carte riguardanti il personale e quelle relative alla progettazione interna. Abbiamo recuperato migliaia di disegni industriali, testimoni dei “saperi” che sono stati attivi i questo luogo. Nei fascicoli del personale si trova la storia professionale degli operai che hanno lavorato in questa fabbrica. Quasi tutte le famiglie reatine ne sono coinvolte. Quando aprì i battenti nel 1925-26 la Supertessile dava da lavorare a circa 3500 persone. A Rieti non c’erano tante persone che cercavano lavoro e fu necessario che ne arrivassero molti dall’Emilia, dal Veneto ed altre regioni d’Italia. Lì c’è la storia delle donne che per la prima volta trovavano così massicciamente lavoro in una struttura a Rieti. C’è anche la storia dei loro licenziamenti non appena queste aspettavano un bambino. Tante storie individuali che messe insieme rappresentano una fetta importante della storia della città.

Di solito, quando si ragiona sul rapporto tra la città e la fabbrica, è sempre la prima a giudicare la seconda. Grazie a questi documenti sarebbe possibile ricostruire la storia in senso inverso, e ciò raccontare la città nel modo in cui era vista dalla fabbrica?

Soprattutto in questo caso sono le facce di un’unica medaglia. La Snia-Viscosa non è stata una delle aziende presenti nel territorio. Dalla sua nascita in poi è stato il luogo del lavoro a Rieti. Da sempre le sorti dei cittadini di Rieti si sono intrecciate con quelle della Snia e questa è nata qui grazie all’impegno della città. Poi, certo, la sua è stata una storia industriale tra le più eclettiche del Paese, legata a quelle straordinarie figure industriali di Riccardo Gualino e Franco Marinotti e del barone Fassini a Rieti. Si pensi che quando venne fondata la Snia era una società di navigazione, la Società di Navigazione Italo Americana, subito dopo riconvertita nella produzione della seta artificiale, il famoso Rayon, uno dei più forti simboli della nostra autarchia. Non va dimenticato che quando si conclusero i lavori di costruzione dell’opificio di Rieti la Snia era la più importante realtà industriale del Paese con un capitale sociale superiore al miliardo di lire del tempo e con quotazione anche nelle borse estere di Londra e New York.

Oltre che nella conservazione, l’Archivio di Stato è sempre molto attivo nella divulgazione della memoria. Una volta consolidato e catalogato il materiale pensate di dare vita ad una mostra o alla diffusione di pubblicazioni basate su queste nuove acquisizioni?

Speriamo di riuscire a far questo al più presto. Catalogare tutto non sarà cosa agevole né veloce, ma speriamo di poter mettere a disposizione dei cittadini almeno una parte del materiale al più presto. Tutta questa operazione nasce nel contesto del progetto Rena sul recupero complessivo dell’area della Viscosa. Aver iniziato recuperando la sua memoria storica, credo che sia il passo giusto per arrivare a recuperare completamente quest’area affidandogli un ruolo importante nel terzo millennio.