Chiesa di Rieti

È risorto! Una gioia diversa da vivere nelle nostre case

Una veglia pasquale senza concorso di popolo dalla Cattedrale di Rieti: strana, spiazzante ma certamente non priva di gioia

Una veglia pasquale sine populo dalla Cattedrale di Rieti: strana, spiazzante ma certamente non priva di gioia.

Una gioia espressa a distanza, attraverso uno streaming, attraverso la radio o la tv, senza il calore e gli sguardi delle persone, senza gli auguri scambiati da vicino. Il vescovo Domenico, don Paolo e don Marco nel tempio vuoto, celebranti in chiesa e nelle case di ciascuno.

Ed ecco vi fu un gran terremoto. «Sentire la terra muoversi sotto i piedi è cosa da restare impietriti, come ben sappiamo», ha detto il vescovo Domenico durante l’omelia».

«Per l’evangelista Matteo però è solo un modo per dire che la resurrezione di Gesù fu una sorpresa inaspettata. Nessuno, del resto, avrebbe scommesso su un ‘Messia sconfitto’, che pende dalla croce come un “maledetto”. Tant’è che tutti erano fuggiti, in primis i discepoli. Anche la pandemia in corso è un “gran terremoto”, emotivo ed esistenziale. Di colpo siamo stati sbalzati dalla nostra routine, scoprendo la fragilità di un sistema economico e sociale che sembrava inossidabile. E invece ora è fermo. Come mettere insieme la Pasqua e il coronavirus? Come tentare un’interpretazione di questo tempo senza arrestarci al bollettino quotidiano di contagi, decessi, guariti?

So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto come aveva detto.

«Dietro queste parole si nasconde la chiave per capire che cosa sta succedendo. Le donne coraggiosamente non hanno abbandonato il Maestro nell’ora della prova e non fuggono neanche dinanzi alla morte. La segreta ragione della paura di questi giorni difficili è la paura della morte. Siamo improvvisamente ‘diventati’ mortali: la vita è a rischio e, comunque, a termine . Non che prima non fosse così, ma lo avevamo messo tra parentesi. Ora le donne alle prime luci dell’alba vanno al sepolcro e sulla loro strada incontrano l’imprevisto di Dio. Al di là di come ne usciremo sul piano economico e sociale, è importante – fuori dal tunnel – conservare il senso del limite per invocare non solo la salute, ma la salvezza. Quando, infatti, ci si sbarazza troppo frettolosamente di Dio, si finisce per accantonare le domande più radicali e vivere nel totale disinteresse per il senso della vita. Credere ai tempi del coronavirus è invocare un intervento dall’alto che ci sottragga al dolore e alla morte, ma anche cercare ed invocare Dio che non è mai alle nostre spalle, ma è sempre avanti nel futuro. Perché come scrive Montale, rivolgendosi a Cristo: Non posso pensarti dolente da che la morte odora di risurrezione».

«Siamo qui in questa notte di Pasqua così diversa, soprattutto perchè diventa difficile poter condividere questa gioia se non fosse per la preghiera che consente di essere visualizzati anche a distanza», ha concluso monsignor Pompili.

La festa oggi sarà all’interno di ogni famiglia, nelle case dove siamo costretti ad essere rinchiusi ormai da oltre un mese, e si potrà «vivere questa gioia in maniera più intensa anche dal punto di vista espressivo».