Don Domenico: «chi ama Dio non si separa dagli altri»

Nella serata di mercoledì 14 ottobre, il vescovo Domenico ha incontrato la comunità parrocchiale reatina di Santa Lucia. E nel rivolgendosi ai diversi gruppi presenti ha trovato spunto nella prima lettera di Giovanni, un testo che «va diritto al cuore», nel quale si ricorda come a conoscere Dio sia «solo chi osserva i suoi comandamenti».

«Questa affermazione mette al riparo da due errori molto frequenti» ha spiegato il vescovo: il primo è «lo spiritualismo disincarnato di chi pensa di attingere Dio in un corpo a corpo solitario, possibilmente sganciato da qualsiasi riferimento al concreto che sono gli altri in carne ed ossa». L’altro è «il sociologismo immersivo di chi si limita ad affermare l’amore verso gli altri, ma mettendo tra parentesi Dio e il suo amore».

«Entrambe queste derive – ha aggiunto don Domenico – hanno vita breve. Lo spiritualista diventa un personaggio poco credibile che si isola dal resto della comunità e professa una fede che si rivela una forma di alienazione. Il sociologista invece si getta nella mischia ma dopo un po’ si stanca e finisce per rientrare dentro quel clima borghese e cinico che deluso rifluisce nel privato».

Mons. Pompili ha come messo in guardia dall’idea che «Conoscere nella Bibbia» sia «un affare solo cerebrale» quando invece si tratta di «una esperienza che coinvolge e mette in condizione di esporsi agli altri e all’Altro. Anche nella comunità cristiana, cui sicuramente pensava l’autore della lettera, il rischio di una schizofrenia c’è sempre. Addirittura il testo parla di ‘bugiardo’ per dire di chi afferma l’amore di Dio ma si separa dagli altri. Ciò significa che l’amore di Dio include sempre Lui e gli altri. Anche per evitare quello che scherzosamente affermava Woody Allen: “Io amo l’umanità. È la gente che detesto!”».

Infatti «la perfezione dell’amore di Dio non si dà senza gli altri» ed è questo, secondo don Domenico, che «spinge ad un cristianesimo più concreto ed esigente. Ma aiuta a costruire rapporti che per quanto faticosi sono una ri-velazione dell’amore stesso di Dio. Non per niente i primi cristiani divennero oggetto di curiosità non tanto per la loro fede nel Dio unico, ma piuttosto perché la gente pagana esclamava interdetta: “Come si amano!”».

«Conoscere è una realtà integrale, al punto che si fatica a distinguere quello che è per Dio e quello che è per l’uomo» ha concluso il vescovo, ricordando come don Lorenzo Milani, riferendosi ai suoi ragazzi di Barbiana, ammetteva: «Ho voluto più bene a voi che a Dio. Ma spero che Lui metta tutto sul suo conto».