Domani sposi: preparazione da ripensare

Verso l’anno diocesano della famiglia.

L’avvio ufficiale dell’anno della famiglia, nella Chiesa reatina, sarà il giorno in cui liturgicamente si festeggia la famiglia santa per eccellenza, quella di Nazaret, con una celebrazione solenne che avverrà in Duomo ai secondi vespri della domenica dopo Natale. Ma sin da ora deve dipanarsi la riflessione e il dibattito, in modo che per la fine del 2013 si sia pronti a partire con questa attenzione, di cui sin dall’apertura dell’anno pastorale a settembre (il giorno dell’Anniversario della dedicazione della Cattedrale) è stata data notizia alla comunità diocesana. Su questa pagina, domenica scorsa, si riferiva della nota indirizzata ai vicari foranei con l’invito a presentare proposte e a lanciare la discussione.

Tra i temi che bollono in pentola, si diceva, c’è anche la necessaria riflessione in merito ai corsi di preparazione al matrimonio. Già dall’episcopato italiano (si veda l’apposita nota della Cei uscita lo scorso anno) giunge un input al riguardo, e in relazione ad esso un invito a ripensare seriamente lo svolgimento degli itinerari che le vicarie propongono ai fidanzati in procinto di fare il “grande passo” arriva dal Consultorio familiare “Sabino”, onlus di ispirazione cristiana che fa capo alla Diocesi e che vanta una significativa esperienza in merito alle problematiche di coppia: problematiche che, forse, qualche volta passano attraverso una inadeguata e insufficiente preparazione al sacramento che troppi, non è un mistero, chiedono a cuor leggero. Negare il sacramento è quasi impossibile, scoraggiare dal celebrarlo è alquanto difficile, ma, chissà, forse una strutturazione più “furba” dei corsi di preparazione a qualcuno potrebbe far aprire gli occhi in tempo… evitando magari, così, qualcuno dei tanti matrimoni in chiesa che, sacramentalmente parlando, sono nulli in partenza (e se oggi ci si trova a offrire, come realtà diocesana, uno sportello di consulenza riguardo le cause di nullità matrimoniale significa evidentemente che troppe cerimonie nuziali “finte” si vanno, purtroppo, celebrando in casa cattolica!).

La proposta su cui il “Sabino” invita a riflettere, chiedendo una revisione dei corsi prematrimoniali che si svolgono in diocesi, parte dalla constatazione che molte coppie arrivano al momento del corso con un vuoto alle spalle, sul piano antropologico prima ancora che ecclesiale: perciò, prima di passare agli aspetti sacramentali e teologici del santo vincolo è bene presentare chiaramente tutto ciò che è di competenza del consulente familiare, dello psicologo, del sessuologo, del giurista, del canonista. Chiarire dunque in primo luogo quello che il matrimonio significa a livello umano, impegno di cui molti non hanno piena avvertenza. Fatta questa prima parte, propone il Consultorio, si dovrebbe «somministrare un questionario per verificare motivazioni, intenzioni, consapevolezza della scelta, valutazione del periodo del fidanzamento. Qui le coppie avranno la sufficiente informazione per eventualmente sospendere o addirittura ripensare la propria decisione o indirizzarsi al matrimonio solo civile». A questo punto accederebbero alla seconda parte, orientata ai vari aspetti biblici, sacramentali, liturgici e di etica familiare, solamente quanti decidessero di proseguire con le dovute motivazioni. Se non si è ben consapevoli di quanto il matrimonio richiede a livello umano, infatti, ancor meno pronti si potrà essere all’ancor più impegnativo “salto di livello” che la vocazione nuziale esige in un’ottica di fede (e dove questa fede e consapevolezza sia aleatoria, diceva già vari anni fa l’allora cardinale Ratzinger, è lecito dubitare seriamente della validità del sacramento). Da parte dei responsabili del “Sabino” c’è piena disponibilità a discutere nelle vicarie questa proposta.

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