Cosa si studia a fare?

Dialogo in due puntate con Antonio Sacco, conduttore televisivo attento ai movimenti della società. Proviamo con lui a sondare i temi che incrociano la scuola e il lavoro.

Si parla spesso del rapporto tra scuola e lavoro. Secondo te quale è la situazione attuale?

Devastante e scandalosa. Nonostante i buoni propositi della politica, la scuola non offre reali sbocchi occupazionali per i nostri giovani. Qualunque sia il corso di studi intrapreso, è assai difficile prevederne l’esito. La prospettiva poi si fa più buia quando i ragazzi, diplomati o laureati, focalizzano la differenza tra i desideri di possesso e consumo cui la società li spinge e le reali possibilità che hanno di realizzarsi per quella strada. Solo pochi sanno prendere la misura del problema e scegliere stili di vita più autentici o sanamente realisti. Gli altri entrano in una spirale insostenibile di dipendenza dal sistema dei finanziamenti che ne azzoppa la libertà e ne opprime la vita. La way-of-life che si cerca di far rincorrere a tutti è veramente praticabile solo avendo 2 stipendi, possibilmente statali, ed essendo proprietari di una casa. Oggi, non essere gravati dagli oneri di un mutuo o del “credito al consumo” è situazione sempre più difficile da ottenere.

Cosa dovrebbe cambiare nella scuola?

La scuola deve essere “la Scuola”, un insieme di fattori destinati ad educare, formare ed informare. Un processo in cui il passaggio conclusivo della collocazione in un impiego è mal posto perché tanto più la scuola specializza gli alunni in una mansione, tanto meno questi saranno poi portati a confrontarsi con la complessità del mondo reale. La scuola assolverebbe meglio il suo compito se invece di tentare invano di sfornare ragionieri, periti e geometri, aiutasse i ragazzi e le ragazze a divenire adulti consapevoli di sé e del mondo che li circonda, rendendoli capaci di decodificare i messaggi e le proposte che ricevono e di costruire essi stessi nuovi messaggi e significati.

Una strada in cui la scuola attuale è assai debole.

Ovviamente soluzioni immediate non si possono avere. Tuttavia sarebbe già una conquista se la scuola venisse sottratta alle logiche del mercato. L’aver calato l’istruzione dentro la logica della domanda e dell’offerta è un passaggio decisivo verso la mercificazione delle così dette “risorse umane”. L’impoverimento della vita scolastica e la diminuzione dei diritti dei lavoratori passano insospettabilmente per la stessa via. Dietro le “risorse umane” si nasconde un pensiero che rende tanto l’istruzione quanto il lavoro merce tra le merci e queste, si sa, non hanno diritti. Seguendo questa impostazione non sono pochi quelli che pur di campare sono costretti a vendersi a ore: dalle 6.00 della mattina fino alle 8.30 pulisci l’ospitalità degli ambienti pubblici, fino ora di pranzo fai il babysitter, il primo pomeriggio la badante, il pomeriggio dai ripetizioni, poi magari insegni in palestra e dalle 20.00 alle 22.00 servi ai tavoli di una pizzeria. Il tempo che rimane puoi dedicarlo al riposo o alla famiglia. Ma con questa prospettiva uno si domanda: «ma allora cosa si studia a fare?».

E la risposta quale è?

È che una scuola che voglia mantenere centrale il suo ruolo non può essere un semplice erogatore di servizi formativi. In un mondo che cambia deve avere un ruolo attivo, deve tornare a occuparsi di educazione e non di formazione. Il 30% della popolazione mondiale vive in Cina e in India, due colossi la cui inarrestabile crescita non può non avere ripercussioni sullo stile di vita occidentale, tanto più che non sono i soli paesi emergenti. L’innalzamento dei consumi di queste realtà, essendo le risorse limitate, non può che spostare il bilancio dalle nostre economie alle loro, con la conseguenza che dovremo rivedere, probabilmente al ribasso, tanti nostri presupposti. Una scuola che prepari ad affrontare in modo maturo questo tipo di cambiamento, affinché i più giovani siano in grado di inventare valori ed economie adatte al proprio tempo: questo dovrebbe essere l’obiettivo delle riforme, e non gli aggiustamenti strutturali discussi nel dibattito di oggi.