Conforama tira dritto e non sente ragioni. Il vero obiettivo è la chiusura

«L’assemblea dei lavoratori della Conforama ha deliberato che la giusta lotta contro l’arrogante, immotivata e irragionevole chiusura dimostrata dall’azienda debba continuare fino a quando la multinazionale non rivedrà la posizione tenuta sino ad oggi, annullando i licenziamenti».

È una nota dura quella diramata da Enrico Turchi della Filcams Cgil e Pietro Feliciangeli della Uiltucs Uil riguardo alla situazione dei lavoratori della Conforama di Cittaducale. La multinazionale ha consegnato a dodici di loro una lettera di messa in mobilità. E da allora i dirigenti sono rimasti fermi sulle loro posizioni, dicendo no a qualsiasi proposta avanzata da lavoratori, sindacati e presidente della Provincia. Era stato proprio Fabio Melilli a convocare un incontro per discutere soluzioni che evitassero il licenziamento, ma i vertici della multinazionale sono stati irremovibili. Conforama Italia ha respinto la proposta di ricorrere allo strumento del Contratto di Solidarietà, previsto dalla legge, per evitare licenziamenti.

Al termine dell’incontro i sindacati avevano annunciato un’assemblea dei lavoratori per discutere la l’idea di impugnare legalmente i licenziamenti. «L’azienda – sostengono Turchi e Feliciangeli – oltre a continuare a diminuire di anno in anno il personale non ha mai proposto un piano di rilancio del punto vendita. I contratti di solidarietà, soluzione proposta dalle organizzazioni sindacali avrebbero permesso di gestire il calo di fatturato con uno strumento flessibile fino al momento della ripresa».

I lavoratori del “Mercatone” hanno chiesto ai sindaci di Cittaducale e Rieti e al presidente della Provincia di Rieti, di mettere in campo tutte le azioni possibili per evitare i licenziamenti. «L’azienda ha mandato a vuoto ogni proposta avanzata sia dal sindacato che dal ministero durante la fase prevista dalla legge per evitare i licenziamenti – aggiungono Turchi e Feliciangeli – dimostrando che l’obiettivo vero di Conforama è quello della vendita o della chiusura». L’augurio è quello che anche «da parte delle istituzioni non ci si arrenda e che il territorio di Rieti, martoriato dalla crisi, faccia sentire la sua voce e la sua indignazione, compreso chi sinora non ha aperto bocca».