Chiesa di Rieti

«Ci vorrà del tempo, ma non perdiamo il desiderio di essere autentici»

«Il coronavirus ha cambiato i modelli, la televisione, il nostro modo di usare i social. Si invita ad amare le piccole cose, non più i paradisi lontani e artificiali. Ci vorrà del tempo, ma è importante dare continuità a questa sete di autenticità e di semplicità che serpeggia tra piccoli e grandi», ha detto ieri sera il vescovo Domenico

L’epidemia ha cambiato le nostre abitudini e i nostri modi di fare, i nostri rapporti con le persone e la nostra quotidianità lavorativa, ma ha stravolto molti altri aspetti della società.

Una riflessione ad ampio raggio, su cui si è soffermato il vescovo Domenico al termine del rosario di ieri sera.

«Il coronavirus ha cambiato anche la pubblicità in TV. Non c’è prodotto che non inviti a stare a casa e a ritrovare valori di famiglia, dunque, buoni sapori per attendere con speranza il tempo che verrà», ha detto monsignor Pompili.

E cambiano anche i modelli di riferimento.

«Non sono più i vip dello sport o dello spettacolo, ma medici e infermieri. Anche sui social qualcosa sta cambiando: circolano tantissime domande, riflessioni, ma attaccate alla realtà, a quel che capita. La condivisione dell’attimo non è più lo svago strano, esclusivo, originale. Ma è il momento che vivi, con chi hai a fianco. I selfie e i video mostrano verità. Bastano photoshop, se hai le occhiaie e se la tua stanza è in disordine, pazienza. Fioccano condivisioni di citazioni classiche, si torna a cercare contenuti. Si postano poesie a ripetizione, volti credibili che portano saggezza, pensiero, riflessione. Non mancano preghiere, invocazioni e appelli anche laici alla solidarietà. Si invita ad amare le piccole cose, il fiore sul balcone, i dolci fatti in casa, i giochi dei bimbi, il libro scoperto, le albe, i tramonti semplici, non più i paradisi lontani e artificiali».

E tutto pone davanti allo stesso interrogativo, che ci ripetiamo ormai da settimane: quanto durerà quest’atmosfera? E quando tutto tornerà come prima?

«Ecco il punto. A parte che ci vorrà del tempo. Ma la cosa importante è che non si ripetano automaticamente le cose di sempre, ma si dia continuità a questa sete di autenticità e di semplicità che serpeggia tra piccoli e grandi. Perché tra quelli che dicono nulla sarà più come prima e quelli che no, tanto non cambieremo mai, c’è in effetti una terza possibilità tutta da scrivere. Ed è legata alla nostra capacità di essere cristiani che credono alla resurrezione, cioè alla rinascita. Il che – stando al Nuovo Testamento – non ha a che fare con l’al di là, ma con l’al di qua e suggerisce di essere se stessi, senza chinare preventivamente il capo. Non abbiamo nulla da chiedere, che valga più di quanto ci è caro, come diceva lo starec Giovanni all’Anticristo: e cioè ”Cristo Gesù”. Il che significa stare al mondo con Lui per trasformarlo dal di dentro proprio mentre cambiamo noi stessi».