Centri d’ascolto Caritas, al Sud bussano soprattutto gli italiani

Se al Nord e al Centro sono ancora in maggioranza gli stranieri a chiedere aiuto, nel Mezzogiorno la situazione è capovolta: gli italiani in fila sono addirittura il 72,5%. Dall’inizio della crisi la povertà è raddoppiata: quasi il 10% degli italiani (il 9,9%), pari a 6 milioni e 20mila persone è in povertà assoluta (dati Istat 2013). La richiesta di un piano nazionale di contrasto alla povertà.

Una situazione mai vista prima in Italia: nei Centri d’ascolto Caritas la metà degli utenti sono oggi italiani. Con un “autentico dramma sociale” in corso al Sud, dove il 72,5% sono italiani. Secondo uno screening di Caritas italiana effettuato da gennaio a giugno 2014 in 531 Centri di ascolto di 85 diocesi (il 38,6% del totale) sono stati 45.819 gli utenti, di cui il 46,5% italiani (l’anno scorso erano il 31,1%). Mentre al Nord e al Centro persiste la maggioranza straniera (64,4% e 62,1%). Il 62,7% è in cerca di occupazione. Sono alcuni dei dati più eclatanti che emergono dal Flash report di Caritas italiana sul fenomeno della povertà presentato oggi a Roma, nella Giornata mondiale della lotta contro la povertà. Per supportare le crescenti richieste dei centri d’ascolto, Caritas italiana ha dovuto erogare quest’anno, come fondi anti-crisi, 5 milioni e 650mila euro a 166 Caritas diocesane (il 75,5%) per l’acquisto di alimenti, farmaci, spese mediche, contributi al reddito, buoni lavoro, ecc.. . Tra i bisogni, quelli legati a situazioni di povertà economica: più della metà (54,3%) ammette di vivere in uno stato di deprivazione. Seguono poi i problemi occupazionali (45%), abitativi (20,1%). Tra gli italiani il 15,9% vive disagi e vulnerabilità familiari.

Fondi anti-crisi “un atto doveroso”. “Un atto doveroso utilizzando i fondi dell’otto per mille”, ha dettoFrancesco Marsico, vicedirettore di Caritas italiana. “Nessuno si vanterebbe d’interventi di emergenza, seppur in forme innovative – ha commentato -. Abbiamo dovuto dare un supporto ulteriore a chi sta peggio. L’auspicio è che si concluda presto”. Tra gli utenti dei Cda come fascia d’età prevalgono i giovani adulti tra i 35 e i 44 anni (27,1%) e quella tra i 45-54 (26%). Tra i servizi forniti dai Centri d’ascolto spiccano l’erogazione di beni e servizi materiali (56,3%), la distribuzione di viveri e di vestiario e i servizi mensa.

Povertà raddoppiata da inizio crisi. Quasi il 10% degli italiani (il 9,9%), pari a 6 milioni e 20mila persone è in povertà assoluta (dati Istat 2013). Dal 2007, anno dell’inizio della crisi, ad oggi, la povertà è raddoppiata. Al Sud il 14,6% delle persone non riesce a far fronte alle spese base che garantiscono una vita dignitosa. Le famiglie in povertà assoluta sono 2 milioni e 28mila, il 7,9% del totale delle famiglie italiane (il 12,6% al Sud). In termini assoluti gli incapienti nel Mezzogiorno sono oltre 3 milioni, praticamente la metà di tutti i poveri della nazione. Ma anche il Centro e il Nord non si salvano: in cinque anni hanno visto raddoppiare il peso dei poveri sul totale della popolazione. È cambiata negli anni anche la tipologia: prima erano gli anziani, le famiglie molto numerose, le famiglie con disoccupati, oggi sono nuclei di giovani, famiglie con uno o due figli, famiglie con il capofamiglia che lavora. L’Italia, denuncia il report Caritas, anziché ridurre di 2 milioni 200mila unità entro il 2020 il numero di persone a rischio povertà (come chiesto dalla strategia 2020 dell’Ue), ha visto raddoppiare il gap rispetto all’Obiettivo europeo: oggi sono quattro milioni e mezzo.

“Misure insufficienti e inadeguate”. Meno di una famiglia in povertà assoluta su quattro ha beneficiato del bonus mensile di 80 euro del governo Renzi. Marsico ha giudicato questa misura “un alibi” perché nasconde “una scelta politica per incrementare i consumi” e non per aiutare i più poveri. Caritas chiede invece “un piano nazionale di contrasto alla povertà per i prossimi anni, cominciando a lavorare da adesso, con un orizzonte chiaro di politiche sociali”. Anche “le misure di contrasto alla povertà previste dalla legge sulla stabilità – ha rimarcato don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana – sono insufficienti e inadeguate, perché è necessario indirizzarle in due canali distinti, uno per la povertà assoluta e uno per la povertà generale, non in un unico canale come sta avvenendo ora”. Caritas ritiene “positivi” i 500 milioni di euro reperiti per le famiglie ma “evidentemente siamo ancora lontani dal miliardo e 700mila euro che abbiamo chiesto nell‘ambito dell‘Alleanza contro la povertà”.

2015 non sarà l’anno della svolta. “Il 2015 non sarà, per il nostro Paese, l’anno della svolta”, anzi, “il quadro economico è segnato da indicatori ancora più negativi degli anni precedenti”, rileva il report, secondo cui le misure annunciate (il rifinanziamento della social card tradizionale, la prosecuzione delle sperimentazioni previste già dal governo Letta, l’avvio progressivo dell’utilizzo delle risorse del nuovo fondo europeo per gli aiuti alimentari) “non sono in grado di prendere in carico le povertà vecchie e nuove del Paese”. Uno dei motivi è il carattere “eccessivamente categoriale” di molti provvedimenti, cioè limitato solo ad alcune fasce di famiglie in condizioni di disagio. La Caritas chiede al governo “dialogo con la comunità civile, trasparenza sulle sperimentazioni, definizione di una ‘road map’ per qualificare il sistema di protezione sociale sul territorio”.