ARTE / La forza del messaggio cristiano in un dipinto

La Crocifissione di Antonello da Messina

Tra le opere più suggestive di Antonello da Messina bisogna annoverare la Crocifissione realizzata nel 1475 a Venezia e oggi custodita presso il Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa. La tavola, dipinta a olio, è un piccolo grande capolavoro, piccolo per le ridotte dimensioni (52,5 cm x 42,5 cm) e grande per la capacità descrittiva e l’estrema, oggettiva precisione che il maestro riuscì a realizzare nello spazio di esecuzione. Colpisce la vertiginosa altezza della croce su cui è inchiodato Cristo, una croce geometrica che sembra quasi toccare il cielo. Anche i ladroni sono posti al vertice, ma di alti arbusti, nodosi e ruvidi, privi di rami e di ogni vegetazione, simbolo della vita che trapassa. Nella parte inferiore si trovano le figure dolenti della Vergine e di san Giovanni, e alle loro spalle si dirada un ampio paesaggio collinare che gradualmente scende fino al mare.
Antonello ha voluto idealmente separare il mondo celeste a cui appartiene Cristo, con le braccia spalancate in un lembo di cielo azzurro e nuvoloso, dal mondo terrestre a cui appartengono invece gli uomini. Benché l’autore crei una sorta di squilibrio prospettico, ponendo le figure su diversi piani focali leggermente spostati, il centro visivo e dottrinale è nell’immagine di Cristo che si fa uomo e compimento delle Sacre Scritture. Il suo volto, leggermente reclinato, è dolce e serafico nonostante il supplizio e il corpo sembra composto sul ritmo della croce. Ai lati la scena è invece convulsa e carica di “pathos”, con i due ladroni straziati dal dolore nella torsione innaturale dei corpi, che assecondano l’andamento contorto dei tronchi. Particolarmente suggestiva resta la figura del cattivo ladrone che, oltre a inarcarsi all’indietro, esprime un ultimo disperato moto di ribellione, attraverso il gesto del piede che preme sul piccolo ramo, come a voler balzare fuori dalla scena. L’artista è padrone assoluto della resa naturalistica e anatomica dei corpi, con la luce che lambisce le forme.
Ai piedi della croce l’atmosfera è raccolta e pacata, la Vergine, seduta, sembra meditare sul tragico “memento mori”, ha il volto passivamente rassegnato, gli occhi socchiusi e quasi spenti che guardano verso la nuda terra, cosparsa di ossa e teschi del Golgota. Più spostato a destra c’è san Giovanni, raffigurato alla stregua di un giovane ed elegante dignitario dell’aristocrazia, egli volge lo sguardo in alto, verso il volto di Gesù e, con le mani in segno di preghiera, sembra voler accompagnare con le sue parole, la morte del Messia. Sullo sfondo del paesaggio prospettico e panoramico, in un’atmosfera indistinta e immobile, si intravedono altre figure, in particolare un gruppo di armati a cavallo che scende il colle e poi una serie di minuscole figure che alla spicciolata raggiungono la città di Gerusalemme. L’artista arricchisce il paesaggio di particolari con le piante e gli animali, soprattutto cervi e conigli che hanno un preciso valore simbolico interpretabile in senso salvifico. La grandezza di Antonello da Messina colpisce anche in questa Crocifissione, che ci consegna, in questo tempo pasquale, la forza del messaggio cristiano destinato a tutta l’umanità.