Anno della famiglia, parola alle vicarìe

L’invito del vescovo ad approfondire e progettare.

Le due giornate svoltesi l’ultimo fine settimana di ottobre a Roma, con tante famiglie che si sono incontrate con il Papa in piazza San Pietro in occasione dell’Anno della fede, hanno ulteriormente attirato l’attenzione della Chiesa universale sulla sua irrinunciabile missione di farsi accanto alla famiglia (tema che papa Francesco ha voluto anche per l’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi). E di famiglia si vuol parlare anche a Rieti, su esortazione del vescovo diocesano che – reduce della partecipazione, con gli altre delegati reatini, alla Settimana sociale di Torino, stavolta dedicata alla famiglia – proprio alla prima cellula del vivere sociale ed ecclesiale ha scelto di indirizzare, nella sua Chiesa locale, riflessione e azione pastorale dei prossimi mesi. Da monsignor Lucarelli era partita l’idea (delineata nella chiusa della sua lettera pastorale Alle querce di Mamre) di far ruotare ogni anno attorno a uno specifico sacramento: e se nell’Annus fidei che volge a conclusione si è messa al centro la fede che scaturisce dalla vocazione battesimale, ecco che ora tocca al sacramento nuziale, altra vocazione che da essa direttamente scaturisce, come lo stesso presule ha ricordato qualche domenica fa ai catechisti riuniti in Cattedrale per la celebrazione del mandato, evidenziando che il legame tra l’Anno della fede che si conclude e questo anno diocesano della famiglia che si interseca con esso e in esso va innestato dal punto di vista tematico, sottolineando appunto il valore della vita familiare come risposta alla fede battesimale.

Dopo la riunione dei due consessi che costituiscono gli organi consultivi del pastore della Chiesa locale (il consiglio pastorale diocesano e il consiglio presbiterale), che hanno delineato alcune proposte e spunti di riflessione, spetta ora alle dodici vicarìe delineare possibili piste di lavoro e raccogliere proposte di iniziative parrocchiali e vicariali per vivere questo anno pastorale in ottica familiare. Una nota indirizzata ai vicari foranei, partita dalla Curia nei giorni scorsi, richiama alcune attenzioni e priorità che in questo anno occorre tener presenti. Innanzitutto, occorre informare i fedeli che questo anno la Chiesa reatina vuole dedicarlo alla famiglia: non è scontato che il popolo delle parrocchie abbia questa informazione, anzi è facilmente immaginabile che la maggior parte dei fedeli – e forse anche diversi operatori impegnati nelle comunità – nemmeno lo sappiano: se nei consigli pastorali parrocchiali e vicariali e in altre occasioni non se ne parla, se non si sensibilizzano almeno i parrocchiani più assidui, allora è inutile anche pensare a un programma pastorale. Anche sul fatto che ogni anno è in diocesi particolarmente incentrato su un sacramento, in questo caso il matrimonio, secondo l’indicazione contenuta nel documento del vescovo di cui si diceva poc’anzi, occorre mentalizzare più e meglio la comunità diocesana, che questa presa di coscienza, o anche la semplice conoscenza, di questo percorso di riscoperta dei sacramenti (che in realtà già si è, o si dovrebbe essere, avviato con l’Anno della fede e la corrispondente sottolineatura del battesimo) non è che ce l’abbia ben chiara, specialmente nella “base” del vissuto parrocchiale.

Si deve poi pensare a come formare catechisti e operatori delle parrocchie riguardo le tematiche familiari, le questioni relative al matrimonio e all’educazione dei figli, la realtà delle famiglie, specialmente riguardo quelle situazioni particolari e delicate che ormai sono pane quotidiano anche nelle attività parrocchiali. E poi iniziare subito, in ciascuna vicaria, a ripensare alla preparazione al matrimonio, tenendo presenti anche gli aggiornamenti dell’apposito documento della Cei e le proposte che giungono dal Consultorio diocesano. A tale argomento – e in particolare alle collegate questioni canoniche più delicate – si dovranno dedicare anche gli incontri mensili del clero. Si attendono poi proposte per approfondire l’insegnamento della Chiesa in tema familiare, magari coinvolgendo le esperienze specifiche di gruppi e movimenti ecclesiali. Ma anche nelle singole parrocchie si deve pensare a programmare appositi momenti di catechesi su questi ambiti di riflessione.

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