98. “Caritas in Veritate”. La democrazia economica

L’attuale Pontefice parte proprio dalle indicazioni presenti nella “Centesimus annus” del suo predecessore, Papa Paolo VI, per sottolineare quanto sia fondamentale nell’economia attuale, la reciprocità fraterna. Nella “Caritas in Veritate”, Papa Benedetto XVI afferma: «Oggi possiamo dire che la vita economica deve essere compresa come una realtà a più dimensioni: in tutte, in diversa misura e con modalità specifiche, deve essere presente l’aspetto della reciprocità fraterna» (n. 38). Se, quindi, la gratuità alimenta la solidarietà e la responsabilità per la giustizia, l’attività economica globalizzata, secondo il Papa, non può prescindere da essa, pena l’implosione e quindi un futuro a breve o brevissimo termine per l’economia stessa.

Nell’economia globalizzata occorre prendere atto del rovesciamento del rapporto tra giustizia e gratuità: «Mentre ieri si poteva ritenere che prima bisognasse perseguire la giustizia e che la gratuità intervenisse dopo come un complemento, oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia. Serve, pertanto, un mercato nel quale possano liberamente operare, in condizioni di pari opportunità, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all’impresa privata orientata al profitto, e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali».

Sul mercato deve avvenire un confronto tra questi due modelli operativi, perché n tal modo potranno emergere realtà ibride, capaci sia di puntare all’utile economico che di sostenere e diffondere principi etici di grande spessore, non ultimo il valore della solidarietà e della gratuità. Si tratta di dare corpo ad una sorta di civilizzazione dell’economa, andando anche oltre la logica dello scambio e del profitto fine a se stesso. Sviluppando questa prospettiva, certamente acquista senso la “visione” di Papa Paolo VI. Egli auspicava la conformazione di un modello economico nel quale potessero essere inclusi tutti i popoli della terra e non solamente quelli meglio attrezzati, un mondo nel quale «tutti avessero “qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri”» (n. 39), attualizzando in tal modo le richieste della stessa “Rerum Novarum”. La logica che sottende queste affermazioni è quella relativa al valore della redistribuzione della ricchezza, da parte dello Stato, per rendere così possibile l’ordine civile. Secondo papa Benedetto XVI «Oggi questa visione, oltre a essere posta in crisi dai processi di apertura dei mercati e delle società, mostra di essere incompleta per soddisfare le esigenze di un’economia pienamente umana. Quanto la dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto a partire dalla sua visione dell’uomo e della società oggi è richiesto anche dalle dinamiche caratteristiche della globalizzazione» (n. 39).