66. “Evangelium Vitae”. Democrazia, Pace e Bene comune

“Vangelo della vita” è edificazione della città degli uomini, un rapporto che rimane descritto da importanti realizzazioni: Democrazia, Pace e Bene comune.

Queste le tre prospettive che si rendono possibili a partire da un profondo senso di rispetto, difesa e promozione della vita, e riportate nella parte finale dell’Enciclica “Evangelium Vitae”, un’indicazione che chiude la profonda riflessione sulla vita del beato Papa Giovanni Paolo II.

Sono passati più di 15 anni da quando l’Enciclica “Evangelium Vitae” è stata promulgata, documento unanimemente riconosciuto come essenziale nell’ambito della riflessione della Chiesa sulla vita, ed oggi più che mai attuale, denso di aspetti profetici, capace di anticipare e affrontare delicate questioni di bioetica. Il beato Papa Giovanni Paolo II sviluppa il tema della vita interessando tutti i campi del sapere e dell’agire umano e non delude anche quando, nella parte finale dell’Enciclica, prima delle conclusioni, caratterizzate da un particolare approfondimento sulla figura della Madonna come protettrice della vita stessa, torna ad indicare il piano della partecipazione sociale e dell’edificazione del bene comune, come strettamente collegato alla difesa e promozione della vita umana.

Egli infatti collega, con semplicità pedagogica, eleganza stilistica e indiscutibile spessore contenutistico, lo sviluppo democratico e l’affermazione della pace, al particolare atteggiamento che ogni società riserva alla difesa e promozione della vita, dal concepimento fino alla morte. Il Papa polacco insiste sul fatto che qualsiasi valorizzazione dei diritti umani non può che nascere e svilupparsi a partire da un indiscutibile riconoscimento, il diritto alla vita. È proprio questo punto di partenza che permette di procedere verso una società più giusta, attenta alle esigenze di tutti, di qualificare quindi l’agire sociale secondo una modalità partecipativa capace di valorizzare il contributo culturale di ogni componente sociale, nel segno di un equilibrio tra cambiamento e conservazione, tra uguaglianza e differenza, teso alla tutela del bene comune.

Così infatti si esprime il Papa: «Agire a favore della vita è contribuire al rinnovamento della società mediante l’edificazione del bene comune. Non è possibile, infatti, costruire il bene comune senza riconoscere e tutelare il diritto alla vita, su cui si fondano e si sviluppano tutti gli altri diritti inalienabili dell’essere umano. Né può avere solide basi una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando o tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata. Solo il rispetto della vita può fondare e garantire i beni più preziosi e necessari della società, come la democrazia e la pace» (n. 101).

Con semplicità e illuminata intuizione, il Papa ricorda che il mancato riconoscimento della dignità di ogni persona implica, purtroppo, anche il mancato rispetto dei suoi diritti. Un tale affronto, anche solo per un singolo essere vivente, è essenzialmente un atto che mina alla base l’affermazione della democrazia, unico serio e efficace antidoto contro le dittature o, potremmo aggiungere, contro i totalitarismi, come insegna la storia del Novecento e le riflessioni etico-politiche di molti intellettuali che hanno sperimentato il terribile dramma delle persecuzioni e della fine delle libertà sociali conquistate a caro prezzo da intere e numerose generazioni di popoli europei. Non solo la democrazia è messa in discussione ma, aggiunge il Papa, «Non ci può essere neppure vera pace, se non si difende e promuove la vita (…)».

Del resto anche Papa Paolo VI, citato nell’Enciclica, ricordava: «Ogni delitto contro la vita è un attentato contro la pace, specialmente se esso intacca il costume del popolo (…), mentre dove i diritti dell’uomo sono realmente professati e pubblicamente riconosciuti e difesi, la pace diventa l’atmosfera lieta e operosa della convivenza sociale». È su questa base che gli orizzonti si aprono, la difesa della vita varca le soglie di una prospettiva strettamente ecclesiale, perché il Vangelo della vita, afferma Papa Giovanni Paolo II, «(…) non è esclusivamente per i credenti: è per tutti. La questione della vita e della sua difesa e promozione non è prerogativa dei soli cristiani. Anche se dalla fede riceve luce e forza straordinarie, essa appartiene ad ogni coscienza umana che aspira alla verità ed è attenta e pensosa per le sorti dell’umanità. Nella vita c’è sicuramente un valore sacro e religioso, ma in nessun modo esso interpella solo i credenti: si tratta, infatti, di un valore che ogni essere umano può cogliere anche alla luce della ragione e che perciò riguarda necessariamente tutti» (n. 101).

È chiaro quindi il messaggio: il rispetto incondizionato del diritto alla vita «(…) è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile, essa (la Chiesa) vuole semplicemente promuovere uno Stato umano. Uno Stato che riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole». L’auspicio del Papa riguarda il poter condividere con tanti l’impegno del “popolo della vita” tanto da far crescere sempre più la nuova cultura dell’amore e della solidarietà, a cui spesso si è riferito nell’Enciclica, in vista del vero bene della città degli uomini.