Zona a luci rosse a Roma: «La prostituzione non sia considerata un male ineluttabile»

«Non dimentichiamo dramma tratta»

“Si tratta di un problema che non riguarda un quartiere, ma è un fenomeno talmente diffuso, che coinvolge varie etnie di donne sfruttate e che non viene risolto in questo modo”. Così dice al Sir Andrea Velardi, presidente del Gruppo Meic di Sant’Ivo alla Sapienza, gruppo storico del Meic di Roma, riguardo alla proposta di “riservare” alcune vie dell’Eur alla prostituzione per strada. “Non vorrei che il problema che vive una zona della città – denuncia Velardi – facesse dimenticare il problema etico globale, cioè impedire la tratta delle donne. Proprio a Roma, in molte zone questa triste realtà ha quotidianamente la sua concretizzazione tremenda. C’è, insomma, un problema etico molto più grande rispetto a una zona a luci rosse”. “C’è – prosegue il presidente del Gruppo Meic di Sant’Ivo alla Sapienza – il dramma della tratta delle donne. Mi scandalizza che si dimentichi questo aspetto e che il dibattito si riaccenda ora perché viene toccata la città nella sua organizzazione di strade. Ci si sveglia troppo tardi, purtroppo…”.

«La tv fa pensare che si possa guadagnare facilmente»

“La prostituzione non sia considerata un male ineluttabile. Purtroppo anche la tv, con i suoi modelli consumistici, fa pensare che si possa guadagnare facilmente e magari, in casi estremi, vendere il proprio corpo”. È quanto si legge in una nota dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. “Col quartiere a luci rosse di Roma rischiamo di dare un cattivo esempio, quasi fare la prostituta sia un lavoro come un altro – continua la nota -. La tv, che spesso ci impone modelli legati al successo e al denaro, forse ha qualche responsabilità in merito”.