Corpus Domini, Don Domenico: «In cammino per le vie della città insieme con il Signore»

Tanta gente in Cattedrale, domenica 29 maggio, per la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Nonostante il tempo, in mattinata, avesse fatto temere il peggio, alla fine si è riusciti a infiorare senza problemi il tratto di via Cintia compreso tra Santa Maria e piazza Vittorio Emanuele e, soprattutto, a far uscire la tradizionale processione. Seguendo un percorso leggermente diverso da quello consueto a causa della concomitanza con la manifestazione “ForMaggio”, il corteo ha svoltato in via Pennina anziché tirare dritto per via Garibaldi.

Nell’omelia tenuta durante la messa, il vescovo Domenico ha parlato della processio come del secondo momento che scandisce il modo in cui la Chiesa celebra il Corpus Domini. «In cammino per le vie della città insieme con il Signore», questo il senso autentico del rito secondo mons. Pompili. Dopo la statio in chiesa che riunisce il popolo di Dio davanti a Cristo, il cammino che ne segue diventa un modo per lasciarsi «misurare da Lui piuttosto che dai nostri reciproci pregiudizi. Solo Gesù Cristo ci aiuta ad affrontare situazioni umanamente insostenibili». Con Gesù è possibile «ritrovare la rotta, cioè la strada». «Non sarà certo il mondo – ha ammonito don Domenico – a fornirci qualche indizio, ma solo Colui che ha detto: “Io sono il pane di vita”».

È sempre davanti al Signore che si compie poi il terzo atto, quello dell’inginocchiarsi davanti a lui, dell’adoratio. Contrariamente a quanto il senso comune parrebbe suggerire, esso non è «un gesto contrario alla nostra dignità». Piuttosto la preserva, «perché l’uomo fatalmente si inginocchia davanti agli idoli se non è capace di inginocchiarsi dinanzi all’Assoluto». Un’adorazione nutrita di umiltà e di stupore si rivela l’antidoto più efficace contro una vita soggetta esclusivamente all’«eterna necessità della materia» e alle «leggi immodificabili della natura». Una simile esistenza priverebbe l’uomo della sua libertà e lo ridurrebbe a «un minuscolo granello di polvere, che viene disperso qua e là nella macina del cosmo e cerca invano di convincersi di essere libero». Proprio mentre abbiamo l’impressione di essere noi a piegarci di fronte a Cristo, è in realtà quest’ultimo che «si piega a noi e si fa nostro cibo, nostro compagno, nostra via».

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