Un albero per segnare la storia. Giornata all’Icona Passatora per “Quelli di Villa Santa Anatolia”

«A futura memoria di questa giornata, come segno piantiamo un albero. Ci rappresenta e rappresenta la nostra storia. Noi QVSA siamo l’espressione di un seme, il sogno di un giovane prete, abbiamo germogliato tra le colline, in riva a un lago. Le prime radici della nostra fede si sono nutrite di quella terra e di quel clima mite, circondati dal bello e dall’entusiasmo. Il vento dello Spirito ci ha soffiato poi altrove, sotto forme diverse, con carismi diverse, con storie diverse, sempre e comunque accomunati dalla forza della fede… Oggi siamo qui, abbiamo edificato la nostra vita, ma siamo anche crollati come questa terra. Siamo stati fragili come questa terra, feriti come questa terra, morti come questa terra e poi ancora mille volte benedetti come questa terra. Le ferite della nostra anima, quelle della nostra coscienza… hanno gridato di dolore, di smarrimento, di solitudine e di fatica come questa terra. Oggi ad essa ci leghiamo più profondamente, lasciando che le nostre radici si nutrano della sua vita… Signore, benedici la nostra sete e fame di vita piena, concedici radici salde, che giungano nel profondo e che rendano castamente lode sulla terra».

Queste belle parole, scritte da Stefania Pasquali e da lei lette al momento del rito della pace, hanno accompagnato il gesto che ha caratterizzato la giornata domenicale vissuta il 17 giugno dal gruppetto dei “QVSA”: solo una piccola parte, chi ha potuto esserci dei tanti che si riconoscono in questa “eredità”, di “Quelli di Villa Sant’Anatolia”, gli ex giovani passati per i campiscuola presso la casa diocesana in riva al lago del Turano che costituiscono un po’, appunto, «l’espressione di un seme, il sogno di un giovane prete» che era don Luigi Bardotti, che nel “bagaglio” offerto sull’altare del cielo ha portato tra gli impegni più significativi del suo ministero sacerdotale le estati trascorse con tanti reatini in quel luogo impresso nei loro ricordi.

Il gesto è stato, appunto, il piantare un albero, compiuto durante la Messa della domenica segnata proprio, nel brano evangelico proclamato, dal richiamo al seme che cresce come simbolo del regno di Dio. Messa che il gruppo ha celebrato all’aperto in un luogo particolare: il prato accanto al santuario dell’Icona Passatora, nell’Amatriciano ferito dal terremoto. Proprio all’ombra dell’edificio sacro, ora tutto imbracato dalle impalcature in attesa dei necessari restauri, si è collocato l’altare, con una croce realizzata con materiali poveri, sul quale padre Raffaele, sacerdote stimmatino amico di alcuni di loro giunto per l’occasione da Roma (don Roberto D’Ammando, il sacerdote “turanense” legato anche lui alla Villa e al gruppo QVSA, per impegni in parrocchia a Rieti si è unito più tardi), ha celebrato l’eucarestia vissuta con grande partecipazione e commozione da parte di chi, nonostante le esistenze ed esperienze diverse sviluppate, sul piano personale e di impegno, non dimentica le importanti radici piantate in anni passati, il cui seme ha comunque portato frutto.

E dopo il primo ritrovo che si tenne, presente don Luigi, al santuario della Foresta nel giugno 2014 e i successivi raduni annuali (Monte Antuni 2015, Terminillo 2016, Castel di Tora 2017) ed altre iniziative svolte, quest’anno si è voluta scegliere la terra martoriata dal sisma per condividere il legame con quel lembo della diocesi che soffre di più. Così il gruppo, partito da Rieti con ritrovo a Regina Pacis – dove la giornata si è aperta con la recita delle Lodi nel giardinetto della parrocchia dinanzi alla grotta della Madonna di Lourdes – ha raggiunto la frazioncina di Amatrice dove si trova il santuario che, dopo la liturgia, è stato oggetto di un’apprezzata illustrazione storico-artistica (solo guardando dall’esterno, essendo interdetto l’accesso) da parte di Letizia Rosati, prima di spostarsi per il pranzo in ristorante della zona che ha ripreso l’attività nel prefabbricato in legno posto accanto al locale terremotato.

Nel pomeriggio, trasferta al vicino comume di Accumoli, esattamente alla frazione Illica, dove il gruppo è stato ospitato nel cortile dell’azienda Rinascita ’78, la cooperativa di agricoltori che l’Azione Cattolica diocesana (associazione particolarmente legata alle radici di Villa Sant’Anatolia) sta sostenendo, insieme a un’altra della frazione Terracino, coordinando la rete di offerte che da tutta Italia, nella realtà associativa e fuori, giungono per aiutare a far ripartire l’economia locale delle zone terremotate. Qui un interessante incontro-dibattito guidato da padre Mariano Pappalardo, che a nome del vescovo ha illustrato al gruppo il progetto delle Comunità Laudato si’ lanciato dalla diocesi insieme a Slow Food e che avrà nella Casa Futuro che si vuol realizzare ad Amatrice il suo punto di riferimento. Quindi, un amichevole dialogo con la signora Sandra, alla guida della cooperativa ospitante, sull’esperienza che, dopo il terremoto, si sta vivendo in zona.