Un’esperienza preziosa

A margine dell’ultimo incontro del “Progetto Vita” tiriamo le somme dell’iniziativa parlandone con il direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute della Diocesi di Rieti Nazzareno Iacopini.

Direttore, con il seminario del 9 novembre si è concluso il “Progetto Vita”. Sappiamo che è stato un grande sforzo per il suo ufficio.

Ne è valsa la pena! Per prima cosa sento il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a sviluppare, far crescere, portare a termine questa iniziativa. Abbiamo voluto diffondere una idea semplice e preziosa: “prima di tutto la vita, specie quando è fragile”. È stato un impegno condiviso con tante persone e organizzazioni: chi ci ha seguito in queste settimane su «Frontiera» sa chi sono grazie a Elfride Bozzetto e Franco Greco, che hanno seguito e raccontato ogni incontro con grande passione e amore. Debbo poi ringraziare tutti i relatori, che sono stati bravissimi. E poi ancora le tante persone hanno partecipato ai nostri incontri facendoci sentire la loro vicinanza e il loro affetto, confermandoci di essere andati nella direzione giusta.

Certo che gli argomenti non sono stati dei più facili…

Posso dire con soddisfazione che le finalità del progetto sono state raggiunte pienamente. Il nostro obiettivo principale era e rimane quello di spiegare, far comprendere e portare alla riflessione etica le scoperte scientifiche e le relative applicazioni tecnologiche. Abbiamo camminato tutti insieme per circa cinque mesi,“come popolo per vita”. La vita siamo convinti di doverla difendere insieme: cattolici e non cattolici, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti.

Contro i luoghi comuni sul rapporto tra Chiesa e scienza, ogni seminario è stato caratterizzato da un approccio rigoroso e ben documentato.

La Chiesa non è affatto avversaria della ragione. Anzi, in campo bioetico afferma le proprie tesi innanzitutto a partire dalla ragione. Ma dagli interventi dei nostri relatori è emerso chiaramente: che la scienza è buona solo se difende, protegge, sviluppa, aiuta la vita umana, dal concepimento alla morte naturale. La vita umana è il bene assoluto, lo scopo; non la scienza o l’onnipotenza della tecnica.

Il problema quindi è guidare la scienza in favore della vita.

Negli ultimi decenni le scienze mediche hanno sviluppato in modo considerevole le loro conoscenze sulla vita umana. Esse sono giunte a capire meglio le strutture biologiche dell’uomo e il processo della sua generazione. Questi sviluppi sono certamente utili e meritano di essere sostenuti quando servono a superare e a correggere patologie e concorrono a ristabilire il normale svolgimento dei processi generativi. Ma sono negativi, e pertanto non si possono condividere, quando implicano la soppressione di esseri umani o usano mezzi che ledono la dignità della persona, oppure sono adottati per finalità contrarie al bene integrale dell’uomo.

È tornato spesso anche il tema della persona umana…

È vero. L’uomo è persona anche quando non può comunicare e non può mostrare la sua intelligenza (perché è in coma o è malato o è ancora embrione o perché manifesta una qualunque altra deficienza). Va comunque sempre rispettato. La vita è un diritto comunque si presenti. Allora esiste sempre il dovere corrispondente, per tutti noi, di rispettarla e difenderla in ogni modo. Questo panorama di valori è quanto ci aspettiamo sia condiviso da ogni forza del mondo contemporaneo.

E quanto è più specificamente proprio alla fede della Chiesa?

I valori condivisi non impoveriscono certo la prospettiva cristiana. Questa è una ricchezza in più che rimane liberamente accoglibile. È convinzione della Chiesa che ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato. Dio, dopo aver creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26) ha qualificato la sua creatura come “molto buona” (Gn 1,31) per poi assumerla nel Figlio (Gv 1,14). Il Figlio di Dio nel mistero dell’incarnazione ha confermato la dignità del corpo e dell’anima, costitutivi dell’essere umano. Il Cristo non ha disdegnato la corporeità umana, ma ne ha svelato pienamente il significato e il valore: «in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova luce il mistero dell’uomo».

Dove sono i pericoli per la vita oggi?

La storia dell’umanità è testimone di come l’uomo abbia abusato, e abusi ancora, del potere e delle capacità che gli sono state affidate da Dio, dando luogo a diverse forme di ingiustizia, discriminazione e di oppressione nei confronti dei più deboli e dei più indifesi. I quotidiani attentati contro la vita umana; l’esistenza di grandi aree di povertà nelle quali gli uomini muoiono di fame e di malattia; l’esclusione dalle risorse conoscitive e pratiche di cui invece dispongono in sovrabbondanza molti Paesi; uno sviluppo tecnologico ed industriale che sta creando il concreto rischio di crollo dell’ecosistema; l’uso delle ricerche scientifiche nell’ambito della fisica, della chimica e della biologia a scopi bellici; le numerose guerre che ancor oggi dividono popoli e culture. Questi sono, purtroppo, soltanto alcuni segni eloquenti di come l’uomo possa fare un cattivo uso delle sue capacità e diventare il peggior nemico di se stesso, perdendo la consapevolezza della sua specifica vocazione di essere collaboratore dell’opera creatrice di Dio.

Accanto al “Sì” alla vita allora sono necessari tanti “No”…

Al termine del “Progetto Vita”, vorrei ribadire con chiarezza come dietro ogni “No” della Chiesa a pratiche bio-mediche immorali, splenda, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande “Sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabile di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza dallo stesso Dio. La Chiesa non è ostile al mondo. Ne chiede anzi l’aiuto per sostenere e a portare avanti il progetto di vita, presente in ogni bimbo che nasce e in ogni uomo che vive o che nuore. Noi riconosciamo l’immagine della gloria di Dio: questa gloria noi la celebriamo in ogni uomo vivente, icona di Gesù Cristo.