Più volte, tra amici, ci siamo chiesti perché questa città, nonostante gli sforzi, non riesca ad emanciparsi. In fondo, non è certo abitata da sciocchi.
Anzi: in tanti sono ben consapevoli del valore della cultura. Costituisce – dicono – l’architettura “immateriale” della società.
Con questa convinzione in petto, alcuni di loro si sono affidati a Facebook. Non intendono rassegnarsi alla chiusura della cittadella della cultura. Così manifestano in rete, secondo la moda di oggi.
Ingrati! – ripetono a perdifiato – la piazzetta è un motore, un volano culturale. È capace di creare un effetto stimolante e propositivo per l’intera comunità. È un attrattore culturale per diverse discipline.
Corsi di moda, palestre di lingua, scuole di pittura, gallerie d’arte contemporanea, caffè letterari, musica d’ogni genere, grandi eventi lirici: dai piani alti arriva ogni tipo di cultura.
Tutto vero. Manca solo – stando alle cronache – quella della legalità.
Ora, anche in attesa che si faccia piena luce da parte delle autorità inquirenti, ma essendo abbastanza chiare le responsabilità della dirigenza dell’ente “benemerito”, tutti i cattolici hanno il dovere morale di dimettersi da tutti gli organi di amministrazione di indirizzo e di controllo della Fondazione, per fugare ogni dubbio su appoggi, collusioni e connivenze. In caso contrario essi si accolleranno responsabilità analoghe sia sotto il profilo morale che di complicità essenziale di cui rispondere anche di fronte alla collettività cui appartengono i soldi. Quelle giuridiche le stabilirà ormai chi di dovere.