La via della precarietà

“Rieti Precaria” è un movimento di lavoratori che non sentendosi rappresentato dalle forze in campo per la tornata amministrativa è arrivata ad ipotizzare una propria lista autonoma. Abbiamo incontrato tre di loro: Roberto Maiolati, Carmelo Iacuitto e Renzo Sestili, per capire quale direzione hanno preso.

Carmelo, come procede Rieti Precaria?

Il progetto di trasformarci in lista per le amministrative è naufragato. Nonostante i problemi che abbiamo in cuore di portare in primo piano siano assai diffusi, le adesioni si limitavano a pochi lavoratori Ritel. Dalle altre realtà in crisi non sono arrivate adesioni, nonostante gli appelli fatti e la risonanza che i media ci hanno dato.

Viene il sospetto che in fondo i lavoratori delle realtà in crisi stiano bene così…

Non possiamo parlare per gli altri. Certamente nello stato di difficoltà che stiamo attraversando ognuno cerca la propria strada. Però è un peccato che non ci si sia capiti ed incontrati.

Roberto, tu sei stato uno dei promotori dell’iniziativa. Che strada pensate di intraprendere adesso?

Rieti Precaria non rinuncia ad esistere. È attivo un gruppo aperto che porterà comunque avanti un discorso sulla precarietà e la crisi produttiva del territorio reatino. Non ci rivolgiamo solo agli operai. Il precariato è un fenomeno molto più esteso di quello che talvolta passa attraverso i media. Non ci sono solo le industrie della ex Cassa del Mezzogiorno. Le riforme del mercato del lavoro hanno creato ampi strati di precariato lavorativo nei settori più disparati. Il disagio è diffuso in modo trasversale e le risposte mancano. Occorre rimboccarsi le maniche e iniziare a muoversi.

Renzo, ma è possibile che all’interno delle istituzioni politiche e sindacali non esista una reale possibilità di ascolto per questi disagi?

Il problema è che uomini politici e sindacalisti di solito si rapportano con noi sempre nell’ottica dei massimi sistemi. Sarà pure questo il loro compito, ma noi avvertiamo l’esigenza di interventi sul territorio molto più semplici e immediati. Forse occorre una strategia diversa per affrontare i problemi. Un modo di procedere che tenga ben presenti le specificità delle situazioni che mano a mano emergono. È ovvio che non si può evitare il confronto con i grandi movimenti dei mercati produttivi, né si può ignorare la crisi economica. Quel che occorre è trovare soluzioni locali a problemi globali.

Sembrerebbe un tema strettamente politico!

Il fatto è che oggi, soprattutto in clima elettorale, vediamo i condendenti alla poltrona rincorrersi in lanci di promesse. Alcune sono più realizzabili, altre meno, non è questo il punto. A preoccupare è che tutti i partiti vanno dietro a qualcosa di diverso da una visione politica della realtà. Il primo obiettivo del nostro movimento sarà quello di funzionare da pungolo propositivo affinché la politica torni ad occuparsi delle questioni che le sono proprie. Oggi la vediamo persa appresso a questioni che hanno a che fare per lo più con l’ordinaria amministrazione. Nella situazione attuale sarebbe meglio se le istituzioni ritornassero a parlare dei reali problemi dei lavoratori.