La luce è la chiave del futuro. Ma lo sia per tutti

Le Nazioni Unite hanno attribuito all’Unesco il compito di celebrare adeguatamente l’evento a livello internazionale. Deve crescere la consapevolezza: le tecnologie basate sulla luce possono promuovere uno sviluppo sostenibile e permettere soluzioni alle sfide globali nei settori dell’energia, educazione, agricoltura e salute.

“Fiat lux…”. La luce, uno tra i primi elementi ad emergere dall’azione creativa di Dio secondo la narrazione della Genesi, quasi a sottolinearne l’importanza vitale per la sussistenza del creato stesso. Un’importanza che non è sfuggita all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite quando, il 20 Dicembre 2013, durante la sua 68esima sessione, ha proclamato il 2015 “Anno Internazionale della luce e delle tecnologie basate su di essa” (IYL), affidando la cura dell’evento all’Unesco. “Un Anno Internazionale della luce rappresenta una fantastica opportunità per assicurarci che i politici e coloro che hanno interessi nel settore acquisiscano consapevolezza del potenziale delle tecnologie legate alla luce in ordine alla soluzione di tanti problemi. Noi, adesso, abbiamo un’opportunità unica di attirare l’attenzione globale su questo tema” aveva spiegato alla stampa John Dudley, coordinatore del Comitato direttivo del IYL.

A Parigi l’inaugurazione ufficiale. Qualche giorno fa, esattamente il 19 e 20 di gennaio, presso la sede Unesco di Parigi, si è svolta l’inaugurazione ufficiale di questa importante iniziativa mondiale, con la celebrazione di un convegno cui hanno partecipato oltre mille persone, con la presenza tra i relatori di ben cinque Premi Nobel: Ahmed Zewail (“La luce e la vita”), Steven Chu (“Energia e cambiamento climatico: sfide e opportunità”), William Phillips (“Einstein, i tempi e la luce”); Serge Haroche (“Luce e quantum”) e Zhores Alferov (“Conversione e generazione della luce”). La manifestazione è stata arricchita da eventi paralleli, tra i quali è risultato di particolare effetto l’allestimento sulla terrazza della sede Unesco di una installazione luminosa, progettata dall’artista finlandese Kari Kola, che ha ricreato l’effetto dell’aurora boreale.

A Torino il via per l’Italia.
All’inaugurazione ufficiale di Parigi seguiranno nei prossimi giorni le iniziative nazionali, che si svolgeranno nei vari Paesi. In Italia, è stata scelta Torino per ospitare l’inaugurazione ufficiale dell’Anno della Luce (26 gennaio), ma durante tutto l’anno saranno decine gli eventi in programma in varie città. Nel proclamare un anno internazionale centrato sul tema della scienza della luce e delle sue applicazioni, le Nazioni Unite hanno sicuramente evidenziato l’importanza di far crescere la consapevolezza mondiale su come le tecnologie basate sulla luce possano promuovere uno sviluppo sostenibile e permettere soluzioni alle sfide globali nei settori dell’energia, educazione, agricoltura e salute. Per questo l’Unesco, insieme con i partner che lo sostengono, annuncia il suo impegno a promuovere azioni educative e formative nel mondo intero, con una particolare attenzione rivolta all’Africa, allo scopo di assicurare un accesso più universale a queste tecnologie.

Un settore economico cruciale. Sappiamo bene quanto la luce, con i suoi mille volti, rivesta un ruolo vitale nella nostra vita quotidiana; nel XXI secolo, essa è ormai un settore imprescindibile della scienza, almeno quanto l’elettronica lo è stata per il XX. Le applicazioni relative alla luce, infatti, hanno rivoluzionato la medicina, aperto la comunicazione internazionale via internet, e continuano ad essere centrali per incrociare gli aspetti culturali, economici e politici della società globale. A detta di molti scienziati ed operatori del settore, poi, la luce e la fotonica (la scienza che studia i “fotoni”, piccole particelle di luce, presenti in molti oggetti ormai comuni, come smartphones, notebook, ecc.) sono ormai le chiavi per realizzare le tecnologie del futuro. Per non parlare del grande e vario campo dell’energia. La luce solare che raggiunge ogni giorno il nostro pianeta può essere convertita in riscaldamento ed elettricità, suggerendo agli scienziati e ai governi la necessità di investire risorse nello sviluppo di nuove tecnologie “pulite” e sostenibili, basate proprio sull’energia solare. Ma non è certo da trascurare la dimensione economica legata al fattore luce. Stando ai dati (forniti dalla stessa Unesco sul sito del IYL), sono le tecnologie fotoniche ad avere il maggior impatto nel mondo economico con un mercato globale attuale di circa 300 miliardi di euro, con una previsione di crescita per il 2020 pari a oltre 600 miliardi di euro. Basti pensare che, già tra il 2005 e il 2011, la crescita dell’industria fotonica aveva superato più del doppio quella del Pil mondiale. Tra le macro aree inerenti la luce, un altro aspetto cruciale è il problema dell’illuminazione urbana. Secondo la Energy International Agency, esso costituisce almeno il 20% del consumo mondiale di elettricità. Per cui diventa fondamentale per lo sviluppo futuro delle società urbane l’efficientamento del sistema d’illuminazione delle città, delle case, delle scuole e dei luoghi pubblici. Senza omettere di menzionare un altro settore strategico ‘luce-dipendente’, la connessione in rete. Il “connecting network” mondiale, come è noto, ha raggiunto la sua potenza e velocità attuale proprio grazie alle tecnologie ottiche basate sulla luce (fibre ottiche, pulsazioni luminose ultracorte) ed è facile preconizzare che il suo futuro prossimo si svilupperà in questa medesima direzione.

L’urgenza di condividere. Sono solo pochi esempi, ma ce n’è abbastanza per dire che questo Anno Internazionale della Luce sarà davvero un’occasione preziosa per tutti, ciascuno secondo il proprio ruolo, da un lato per rinnovare la consapevolezza di quanto il dono della luce sia fondamentale per la nostra vita, dall’altro per imparare a condividere questo dono in modo equo e solidale tra i popoli, magari con una speciale attenzione per chi ha meno risorse e maggiori bisogni.