È di nuovo emergenza. Tempi non brevi per tornare alla normalità

Le cifre sono impressionanti: oltre 20 milioni di metri cubi d’acqua, da domenica mattina, si sono rovesciati dal fiume Secchia nella pianura a nord di Modena, allagando campi, invadendo case e fabbriche, interrompendo le vie di comunicazione. La tragedia di Oberdan Salvioli. Si riparla d’istituire una “no tax area”. La testimonianza dell’anziano parroco di Bastiglia.

Le cifre sono impressionanti: oltre 20 milioni di metri cubi d’acqua che da domenica mattina si sono rovesciati dal fiume Secchia nella pianura a nord di Modena, allagando campi, invadendo case e fabbriche, interrompendo le vie di comunicazione. Tutto è iniziato nella frazione modenese di San Matteo, poco oltre la linea ferroviaria dell’alta velocità, dove il Secchia, ingrossato dalle piogge incessanti delle ore precedenti cadute soprattutto in montagna, si è gonfiato in maniera impressionante e nella mattinata di domenica ha rotto l’argine destro aprendo una breccia di diverse decine di metri. Da quel varco l’acqua è continuata a fuoriuscire fino alla giornata di martedì, quando i tecnici di Aipo (Agenzia interregionale per il Po), della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco sono riusciti a chiudere la falla nell’argine con massi ciclopici fatti giungere dal bresciano e dal veronese. Le campagne della frazione di Albareto, i paesi di Bastiglia prima e di Villavara e Bomporto dopo, le terre dove si coltiva la vite del Lambrusco di Sorbara, si sono trasformati in un immenso e sconfinato lago.

In questa zona della provincia di Modena, dove i due fiumi principali Secchia e Panaro sono nel punto più vicino tra loro e scorrono a pochi chilometri di distanza l’un dall’altro, con in mezzo pure il canale Naviglio, l’enorme massa d’acqua ha faticato a defluire. Ma fortunatamente ai danni provocati dal Secchia non si sono aggiunte altre criticità causate dal Panaro che, per quanto ingrossato, così come il Naviglio, ha continuato il suo corso regolarmente. Fino a martedì, risolte le situazioni di maggiore emergenza con un migliaio di persone evacuate dalle proprie case e ricoverate nei sei centri di accoglienza aperti a Modena, Medolla, Carpi e Mirandola, i comuni di Bastiglia e Bomporto sono rimasti senza luce e senza riscaldamento, con diverse persone che si sono rifugiate ai piani alti delle abitazioni, rimanendovi però bloccate. Risparmiati i Comuni più prossimi al cratere sismico (Camposanto, Solara, S.Felice…), dove comunque era stato attivato lo stato di pre-allerta e l’allarme è rimasto alto per tutta la fase più acuta dell’emergenza. Imponente la macchina dei soccorsi che si è attivata da subito: con le varie realtà in campo, volontari compresi, per prestare soccorso alle popolazioni alluvionate. Il livello dell’acqua ha raggiunto in alcuni casi (ad esempio nella piazza di Bomporto, paese che sorge in una sorta di avvallamento alla confluenza del Naviglio nel Panaro) anche i due metri di altezza. Uno dei problemi maggiori, qui, era infatti come far defluire l’acqua dal catino naturale che è la piazza del paese, dal momento che il Naviglio era ingrossato e la portata d’acqua diminuiva molto lentamente: impossibile quindi utilizzare le idrovore.

Tra i tanti drammi di chi abitava al piano terra e si è vista la casa invasa dall’acqua, perdendo tutto o quasi, si aggiunge anche la tragedia di un Oberdan Salvioli di Bastiglia, un uomo di 43 anni caduto in acqua dal suo gommone domenica notte mentre cercava di portare soccorso ad alcune persone rimaste intrappolate nella loro abitazione: il suo corpo è stato ritrovato solo martedì a Solara. Difficili, fino a tutto martedì, anche i collegamenti: chiuso l’asse principale della via Canaletto e in parte della strada Panaria Bassa, i residenti di Bastiglia e Bomporto, hanno dovuto aggirare i campi allagati su lunghi percorsi alternativi per poter raggiungere le loro abitazioni, anche solo per il tempo sufficiente a portare via il necessario. Purtroppo, infatti, come sempre in occasione di calamità simili, il timore era anche per la presenza di sciacalli e ladri interessati alle abitazioni rimaste senza proprietari.

I danni alle colture e alle industrie sono stati stimati in diversi milioni di euro e, per questo, la regione Emilia Romagna chiederà lo stato di emergenza al Governo per le zone della pianura modenese, tra l’altro già duramente provata dal sisma del maggio 2012. E si riparla d’istituire una “no tax area”, con l’auspicio che si tratti di una soluzione più seria di quella attuata in occasione del terremoto. I cittadini si sono intanto già attivati per una “class action” che possa tutelarli ulteriormente. Intanto, la Procura di Modena ha annunciato di avere aperto un fascicolo contro ignoti sull’alluvione allo scopo di verificare se ci siano responsabilità sulle cause che hanno portato al crollo dell’argine e sui relativi danni provocati. E tra le cause principali di questo disastro, oltre a una mancata manutenzione periodica degli argini del fiume, anche la presenza di nutrie e altri roditori che, scavando le loro tane nell’argine, ne avrebbero provocato un progressivo indebolimento che non ha retto alla forza impetuosa dell’acqua. I tempi per tornare alla normalità non saranno brevi: una volta ritirata l’acqua e il fango bisognerà, ancora una volta, ricominciare a parlare se non di vera e propria ricostruzione, senz’altro di ripartenza.

La testimonianza dell’anziano parroco di Bastiglia

“Appena in tempo: abbiamo fatto appena in tempo a salire sulla camionetta dei Carabineri e partire a tutta velocità che, in pochi minuti, l’acqua è arrivata con una forza impetuosa. Mi ha fatto davvero impressione vedere questa ondata d’acqua minacciosissima che giungeva fin nel centro del paese”. Don Odoardo Balestrazzi, 87 anni compiuti lo scorso 1° gennaio, è l’anziano parroco di Bastiglia, uno dei paesi maggiormente colpiti dall’inondazione del Secchia. Domenica mattina si stava preparando a celebrare Messa quando una parrocchiana lo ha avvertito della rottura dell’argine a San Matteo. “Mi sono allora sentito con il sindaco che mi ha detto che era meglio evitare l’assembramento di persone: quindi niente Messa mattutina e niente battesimi programmati per il pomeriggio, come anche la Messa vespertina. Dal terremoto del maggio scorso, con la parrocchia chiusa, la canonica – continua don Odoardo – è diventata quella che era la casa delle suore e l’oratorio è la nostra nuova chiesa temporanea. Da lì ho seguito gli aggiornamenti della situazione alla televisione e si diceva che a Bastiglia era atteso l’arrivo delle acque del Secchia nel tardo pomeriggio. Invece, erano circa le 14, sono giunti in fretta i Carabinieri dicendoci di affrettarci a lasciare la casa perché eravamo in pericolo. E così infatti è stato. Ora l’oratorio è completamente sott’acqua. Noi siamo stati ospitati da una famiglia della parrocchia è lì siamo rimasti fino a martedì pomeriggio, ma senza luce, riscaldamento, linee telefoniche, niente di niente. Guardavamo angosciati dalla finestra, ma per essere aggiornati e sapere quello che succedeva a Bastiglia, a poche decine di metri da dove eravamo noi, dovevamo telefonare con i cellulari in Polonia alla figlia della mia governante che, attraverso Internet, ci diceva qual era la situazione qui. Ora sono alla casa del Clero di Cognento, dopo che lunedì hanno deciso che ci avrebbero evacuato. Alla fine l’abbiamo scampata, ma rimane un grande dolore per la sorte del povero Oberdan Salvioli il disperso di Bastiglia che si era prodigato domenica notte per portare aiuto a famiglie del paese con il suo gommone e il cui corpo, mi hanno riferito, è stato ritrovato martedì a Solara dopo che era scivolato in acqua”.