Droga, prostituzione e contrabbando “promuovono” l’Italia

Con il nuovo sistema Sec 2010, il rapporto debito/Pil italiano scende dal 132,6% al 127,9%. E, contemporaneamente, migliora anche il rapporto deficit/Pil che dal 3% scende al 2,8%. Il bilancio dello Stato se ne avvantaggia. I cittadini, invece, restano un po’ interdetti. È l’Europa a più velocità, nella quale alcuni Paesi considerano illegali alcune prassi, mentre per altri sono legittime.

Cominciamo da una brutta, bruttissima notizia: nel primo semestre 2014 sono stati registrati in Italia 8120 fallimenti di imprese (dati Cerved), con un aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno del 10,5%: una enormità, se si tiene conto che questo numero significa che ogni giorno, dal 1 gennaio al 30 giugno scorso (domeniche comprese), hanno chiuso i battenti 45 aziende. Immaginiamo che ciascuna di loro avesse dai cinque ai dieci dipendenti, ed ecco il drammatico conteggio di circa 300/450 persone senza lavoro per ogni nuovo giorno dell’anno in corso. Passiamo a una apparente “bella” notizia: l’Istat ieri ha comunicato che il Pil (prodotto interno lordo) del nostro Paese nel 2013 è stato ricalcolato secondo il nuovo sistema Sec 2010 deciso a livello europeo. Il risultato (positivo, sotto l’aspetto contabile) è che rispetto alle stime effettuate solo pochi mesi fa, di un Pil di 1560 miliardi di euro, oggi – secondo i nuovi criteri che vedono l’inserimento di stime circa il commercio di droga, la prostituzione, il contrabbando di sigarette e alcool – lo stesso Pil viene stimato a 1618 miliardi di euro, con un aumento di 58,88 miliardi di nuovo “prodotto” interno complessivo.

Quanto spende ogni italiano? La “magia” dei numeri ha calcolato, quindi, che il piccolo spaccio di droghe di ogni genere, così come lo sfruttamento della prostituzione, in buona parte di donne non italiane ma evidentemente stimando anche la prostituzione “volontaria” di escort nostre connazionali (annunci sui giornali o su internet), insieme al permanente traffico di sigarette e alcolici dalle più svariate provenienze, significhi una movimentazione di denaro di quasi 60 miliardi annui. Diviso 12 mesi significa 5 miliardi al mese spesi dagli italiani in questi settori. Diviso 20 regioni significa 250 milioni di euro per ogni regione (posto che fossero tutte uguali). Se vogliamo addentrarci nelle stime, nel Lazio con la capitale Roma o in Lombardia con Milano e il suo grande hinterland, significa che ogni giorno dai 5 agli 8 milioni di euro vengono spesi dai cittadini romani o milanesi in droga, fumo e prostitute. Il che significa dai 5 ai 10 euro al giorno a testa da parte dei romani o milanesi adulti (escludendo i bambini e gli anziani). Il calcolo ha senso? È una stima, così come la stessa somma dei 58,88 miliardi di nuovo Pil da attività illecite è stata presentata alla stampa alla stampa dai vertici dell’Istat. Sono esclusi dal calcolo di tali attività illegali il “pizzo” imposto dalle varie mafie, come pure il grande traffico internazionale di droga (mentre vi rientra il piccolo spaccio, più facilmente stimabile). Lo stesso per la prostituzione, di cui a grandi linee si conoscono i numeri e il “giro d’affari”, anche qui stimato per ciascuna delle donne coinvolte.

3 miliardi di euro “magicamente” usciti dal nulla. Prima di accennare ad alcune considerazioni di natura culturale e antropologica, rispetto a questa novità contabile introdotta dall’Istat, occorre dire due cose: la prima è che con questo ricalcolo migliora, e non di poco, il rapporto debito/Pil che scende dal 132,6% al 127,9%. E, contemporaneamente, migliora anche il rapporto deficit/Pil che dal 3% scende al 2,8%. Si dirà che sono solo piccoli decimali, è vero: ma per il bilancio dello Stato si tradurranno in 3 miliardi di euro che il Governo potrà utilizzare in favore di altre voci. Le ipotesi sono che si riduca l’Irap sulle aziende o che si contabilizzino (in parte) le uscite per i “famosi” 80 euro mensili ai redditi più bassi, stavolta anche per finanziare gli esclusi dal provvedimento che però hanno due o più figli, e quindi ne avrebbero più bisogno di altri. Insomma, un secondo vantaggio per il Governo Renzi, dopo quello della riduzione dello “spread”, che ridurrà il peso totale degli interessi sul debito pubblico, per un valore complessivo che si aggira sui 5 miliardi di euro.

Gli aspetti controversi e le scelte degli altri Stati. Eccoci quindi alla “morale” di questo ricalcolo, preceduta però da alcune notizie su come si regolano i nostri cugini europei. In Gran Bretagna hanno preso molto sul serio il nuovo sistema statistico e lo hanno adottato in pieno. Così ha fatto anche l’Olanda, che già disponeva di leggi che avevano ufficializzato prostituzione e consumo di droghe (con relative tasse). La Germania si è detta più riluttante e dovrebbe fornire una cifra piuttosto esigua. La Francia, invece, dovrebbe adottare un doppio standard contabile: fornirà a Eurostat la propria stima sulle attività illegali ma nella propria contabilità interna al momento non compariranno. Croazia e Romania dovrebbero assumere i nuovi criteri. Come si vede, è un panorama variegato e che, probabilmente, vedrà ulteriori successive affinazioni contabili. Ma, per quanto riguarda l’Italia, assistiamo al paradosso che la prostituzione, vietata come “business” ufficiale dalla legge Merlin e tuttavia permessa come scelta individuale, subisce la doppia valutazione: da un lato è combattuta e scoraggiata come degradante e dall’altra però viene da oggi “benedetta” perché dà ossigeno ai conti pubblici. Non entriamo nel dibattito morale che pure queste scelte contabili sollevano. Resta il dato di fatto di un’Europa a più velocità, nella quale alcuni Paesi considerano illegali alcune prassi e altri, invece, le considerano legittime. Un divario omogeneizzato, invece, dalla statistica contabile.